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L'arte di educare in classe: piccoli gesti, grandi valori

 

 

Consegna delle Borse di studio

"Memorial Beatrice Cerini"

Maestre e Maestri
(molto speciali)

Maestri di strada, di pedagogia, dei bambini

8 Novembre 2011 ore 15-18

Forlì, Aula Magna "Icaro" - V.le Roma 1/3

Relazione della maestra Claudia Fanti

"L'arte di educare in classe : piccoli gesti, grandi valori"

Vorrei salutarvi ricordando il tirocinio delle studentesse di questo liceo che abbiamo avuto in classe e che appena hanno toccato il mondo dei bambini avrebbero voluto iniziare da subito a misurarsi con l'insegnamento. Sono state immediatamente appassionate nell'incontro reale con i bambini e con noi.

Una insegnante che parla oggi di educazione (in una crisi mondiale di valori) deve contestualizzare nell'epoca in cui vive, il proprio lavoro e il proprio atteggiamento, non può non farlo.

Ancor più oggi, deve entrare in classe, che è il piccolo grande mondo che ha a propria disposizione, per dare il suo contributo al futuro, con la sua valigia di sapere esperienziale, culturale, di utopia, di desiderio, di visioni.

Il titolo del mio intervento mi è stato dato dall'ispettore Giancarlo Cerini: mi è piaciuto molto e credo voglia indicare che un maestro deve andare oltre la didattica e la metodologia per portare il valore aggiunto del proprio modo di porsi con entusiasmo verso i bambini, della propria personalità, della propria creatività, della passione civile e dell'amore verso il mondo della cultura e dei bambini: l'insegnante deve saper coniugare forma e sostanza di ogni suo atto così come l'artista . L'insegnante non può essere un esecutore, un funzionario, un lavoratore che fa il suo dovere e poi torna a casa e chiude. La maestra/il maestro in classe deve farsi regista, attore, ma anche spettatore attento e saper lasciare la scena, non essere invadente.

L'insegnamento è sì un lavoro, ma un lavoro speciale in cui tormento per i propri fallimenti e gioia pura per le conquiste dei bambini vanno costantemente a braccetto.

Forse l'insegnante è uno folle stupido o "instupidito dal contorno", il quale però crede , nonostante tutto, che il cambiamento è possibile. Deve dirsi in ogni momento "io ci credo"contro tutto ciò che vedo sento e respiro!

 

Dispersione, abbandono, sono il male contro cui si deve combattere.

Allora prima di tutto ci si deve ricordare che INDIVIDUALISMO, EGOISMO, EDONISMO sono la tendenza attuale della società e di molti personaggi che anche inconsapevolmente propongono un unico modello umano di salvezza soggettiva, personale.

Allora " Insegnamento/apprendimento" è un binomio da salvare da qualsiasi tentazione delle singole istituzioni scolastiche che ci chiamano spesso a spezzettare orari, materie, ad aderire a progetti che se pur di interesse, rompono il ritmo armonico che a fatica si costruisce fra le 25, 26 persone che formano una classe, da salvare contro qualsiasi riforma scolastica che non dia autonomia di intervento, di ricerca, di risorse al momento del bisogno, di scelta di un sistema di valutazione.Sono tante 25, 26 persone, ognuna nella sua specificità, da conoscere, incoraggiare, sostenere, guidare, far parlare, ascoltare: sono un mondo. Ciò andrebbe tenuto presente e valutato quando si chiede ai maestri di profondere energie anche fuori dalla classe per progetti e organizzazione.

Comunque sia per opporsi a individualismo, edonismo, egoismo , bisognerebbe ogni giorno aver chiaro che cosa vogliamo ottenere con l'educazione , quali obiettivi vogliamo raggiungere, piuttosto del che cosa e del quanto voglio insegnare in quell'ora, in quel giorno.

Quali sono gli obiettivi prioritari?

Spesso si sentono enunciazioni del tipo: "educare al pensiero critico", ma cosa si possa fare per questo scopo è spesso nebuloso, allora proverò a dire:

prima di tutto educare a:

saper riconoscere e poi nominare le proprie emozioni

saper riconoscere e nominare le emozioni dell'altro

ne consegue che devo "perdere tempo" per cogliere in ogni esperienza scolastica le emozioni e conversare sulla riflessione individuale e collettiva su di esse

 

saper attendere l'altro

saper perdere

saper perdonare

ricordare un aiuto ricevuto

saper dire grazie per un aiuto ricevuto

ricordare una difficoltà superata insieme

saper consolare

saper ammettere una propria difficoltà

saper provare e dare soddisfazione

saper condividere la responsabilità di un successo e di un insuccesso

saper conversare per raggiungere un accordo

saper mettere alla prova un'idea diversa dalla propria per giungere a una soluzione

sapere che essere ben informati, veloci (voglio arrivare primo) ed efficienti non significa essere saggi

ne consegue che devo impostare attività di apprendimento "solidale" (al fine di far vivere e interiorizzare cosa voglia dire in pratica una democrazia sociale) significative

ne consegue che devo credere e far credere nel valore di parole ormai inusuali nel linguaggio comune: ARMONIA, FIDUCIA NEI TALENTI DI OGNUNO, BENE COMUNE, nell'espressione "HO TEMPO", CONVERSAZIONE, TEMPO CONVERSANTE

ne consegue che andrà ricercato un tempo senza tempo che recuperi la riflessione su ciò che di BELLO si è prodotto o fruito opposto alla fretta della quantità, dell'efficientismo, dell'utilitarismo, opposto al tempo ossessivo del consumo di giochi assordanti, eccitanti, violenti, iperstrutturati, opposto ai ritmi che spesso i bambini vivono anche fuori dalla scuola quando sono costretti a fruire di attività iperstrutturate

ne consegue che si attiverà una gestione della classe tale per cui ognuno possa provare piacere nello stare con l'altro in apprendimento o in gioco

ne consegue che i bambini devono avere il tempo della riflessione e successivamente del dare spiegazioni su quanto fanno, su cosa hanno appreso, su come si sentono cambiati senza fornir loro risposte nostre, predigerite, affinché crescano sul piano emotivo e umano oltre che intellettuale, cognitivo, ciò nel confronto con altre tipologie emotive, intellettive, con altre modalità di apprendimento

saper essere pazienti

ne consegue che vanno incentivate tutte quelle attività che favoriscono l'incontro di diversi stili di apprendimento affinché i bambini interiorizzino che avere pazienza con l'altro si trasformerà in pazienza con se stessi nei momenti in cui ci si sente insicuri e lenti

 

saper essere perseveranti

ne consegue che vanno adottate con sistematicità strategie in cui l'alunno non deve temere di "perdere tempo" nella rielaborazione, nell'autocorrezione, nel cambio di rotta senza perdere di vista lo scopo iniziale di un'azione intrapresa

saper essere lenti

ne consegue che bisognerà impostare attività che favoriscano la presa di coscienza che la velocità esclude l'approfondimento (e questo vale anche per gli insegnanti che dovrebbero ragionare e opporsi alla malia-mania della meritocrazia, degli standard, dei test, della misura.perché tali "invenzioni" contemporanee portano alla superficialità, all'allontanamento, all'esclusione.infine conducono a una società più ingiusta, disuguale.)

saper rievocare, tornare indietro, fare come il gambero contro il disvalore della velocità per la velocità, contro il vuoto dell' ottenere tutto e subito senza curarsi del benessere collettivo

ne consegue che un'altra azione pedagogica da compiere è quella di far riflettere sull'importanza dell'intensità di ogni atto e sulla qualità che esso porta con sé perché il bambino deve aver tempo per scegliere, vagliare, selezionare mettere a confronto i suoi atti con quelli degli altri , di riflettere sulle conseguenze delle sue e altrui decisioni, perché riflettere sulle conseguenze aiuta a vivere non soltanto il presente, ma a fare previsioni sul futuro, e aiuta a giungere al benessere particolare e generale

saper lavorare sull'errore

ne consegue che bisognerebbe stimolare i bambini a ragionare in profondità sui percorsi che hanno portato all'errore, per giungere a comprenderlo e a comprendersi, per non abbassare l'autostima . Anzi, elevarla nella consapevolezza che non c'è cosa più importante e qualificante per un bambino che la capacità di superare l'ostacolo e superare se stesso. E' fondamentale per sostenere l'autostima di ognuno "perdere tempo" in questo processo di conquista dell'autocorrezione che va dall'insoddisfazione iniziale al raggiungimento di un equilibrio . Se poi ci si autocorregge in coppia, insieme ci si sorregge, ci si conosce, si è più sereni. Cala l'ansia che porta alla confusione mentale.

Saper essere autonomi

L'autonomia del bambino paradossalmente viene conquistata proprio quando egli lavora prima con il sostegno dei pari . E' proprio con i pari che egli comincia a distaccarsi dalla figura dell'adulto, però ci vogliono strategie regolate che consentano un clima di fiducia reciproca, un sentirsi nella stessa barca dell'apprendimento. E'proprio con l'altro che imparo la pazienza, la costanza nel perseguire uno scopo perché con l'altro non sono solo ad affrontare le sfide, con l'altro mi entusiasmo, ho voglia di imparare, di condividere e poi, pian piano, rassicurato dalla condivisione delle difficoltà e delle riprese, comincio a camminare da solo con la consapevolezza che potrò sempre tornare a chiedere di affrontare insieme ciò che ancora non so, che ancora mi inquieta. Ma il clima deve essere quello rilassante della pazienza dell'attesa dell'adulto che aspetta serenamente che gli apprendimenti e le relazioni sboccino, che i conflitti vengano superati autonomamente dai bambini.

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Ecco, per questi e molti altri obiettivi che sarebbe bello approfondire insieme, ormai da tanto tempo, ho scelto di capovolgere il rapporto di responsabilità dell'apprendimento.

Credo fermamente che siano proprio i bambini gli attori del loro apprendimento e che ne siano responsabili. E' per questo che getto il sasso dei contenuti, che colgo gli spunti dalle loro esigenze, esperienze, per poi lasciarli lavorare, ricercare in coppia. E così essi imparano, hanno entusiasmo, voglia di superarsi.

Ecco perché la mia scelta del lavoro di coppia.

Il lavoro di coppia è un lavoro con poche regole base da non trasgredire MAI, tuttavia per come poi si dispiega è totalmente libero ed estremamente produttivo sia sul piano delle relazioni umane sempre più profonde e reticolari, sia su quello degli apprendimenti.

Insieme si studia, insieme si parla, insieme ci si scontra e poi ci si reincontra.

Insieme si condividono responsabilità.

Insieme si ragiona, si argomenta e si raggiunge un accordo, una soluzione.

Insieme si affrontano un libro, lo studio, un gioco, un approfondimento, un errore, un ragionamento su qualche evento.

Insieme ci si consola, ci si sostiene, si affronta il potere dell'adulto, lo si sfida sul piano delle argomentazioni.

Allora nascono relazioni saldissime, complicità positive; la competitività si fa collaborazione per costruire.

Allora si apprende per sapere. Si lavora con il sapere per il sapere.

Ecco perché ritengo che il dare voti blocchi tutti questi processi che stanno sbocciando e che alle elementari sia fondamentale aiutare la costruzione dell'autostima di ogni bambino e che nostro compito sia fortificare le personalità e la fiducia in se stessi.

Ecco perché pur valutando di grande importanza l'educazione familiare, credo che sia giusto offrire a scuola lo spazio per la fiducia, per i talenti, per il rispetto reciproco vissuto in situazioni reticolari di continuo scambio di relazioni.

Ecco perché credo sia giusto rifiutare la banalità, le schede preconfezionate, il sapere in pillole di test, ecco perché i quaderni non sono mai pieni di tutto, invece riportano la fatica dell'autocorrezione, le cancellature e correzioni visibili.

Ecco perché credo che pazienza, costanza, ascolto, umiltà , recupero della conversazione lenta e continua, della dimensione poetica della lingua con un utilizzo costante della metafora fin dalla prima elementare, della storia, dei miti, dei classici che sono tanto ricchi di spunti per affrontare il mondo, siano l'unica scuola possibile oggi che il mondo è frammentato, malato, di fretta, di superficialità, di ricette preconfezionate, che non sa ascoltare, meditare, aspettare.

La scuola dei bambini deve essere protetta dai miti contemporanei dell'efficientismo che comanda l'uomo, lo sottomette ai consumi, alla finanza, al disinteresse per le relazioni profonde incentivando quelle di interesse. La scuola è il luogo in cui si può credere che l'immateriale ha più valore del materiale, perché il volatile pensiero (su qualsiasi cosa) di ogni bambino può e deve essere ascoltato e socializzato, poi valorizzato dopo essere stato atteso come un dono per l'adulto e per i pari.

La scuola è l'unico luogo in cui oggi si può gioire per un sorriso nato dallo sforzo di un apprendimento conquistato, per un incoraggiamento della comunità, l'unico in cui si viene accettati per quel che si è e non per quel che si ha.

E' il luogo dove tutto è possibile , dove ogni giorno hai speranza di ricominciare senza marchi e licenziamenti. E va protetta da tutto ciò che la vuole relegare a mero spazio di un'istruzione minimale per i figli di tutti.

 

 


1 Circolo Forlì



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