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Valutare fra lingua e corpo

 


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Libero pidocchio in non libero docente


A Gabriele Boselli e alla scuola 2015


Ho corretto, come ogni giorno capita alle maestre, un pacco di 26 quaderni, facendomi strada fra le frasi dei bambini, fra le loro fatiche ortografiche, fra i periodi involuti, traballanti, senza però svilire l'espressività di ognuno, senza esagerare con la sovrapposizione del mio periodare adulto, rispettando i progressi infantili, avendo tuttavia al contempo cura di far salire di un gradino alla volta, lentamente, l'abilità linguistica del bambino. Ogni giorno è "verifica" e valutazione, ogni giorno, anche se senza voti; verifica è per me stessa, per comprendere e fare un lavoro di cesello, da gioielliere, da orologiaia, lavorando sul minuscolo, su ogni frammento ortografico, sintattico, sui connettivi, sui tempi delle azioni, sui modi dei verbi, sulla fatica delle concordanze, sul senso, sul lessico, sui vissuti, sulle intenzioni comunicative...
E checché ne pensino alcuni dirigenti che, inconsapevolmente presi dalle necessità di farci rispettare un assurdo registro elettronico, ci porterebbero a secondarizzare formalmente il rapporto con gli apprendimenti, dei bambini e delle bambine, riducendoli a verifiche ogni tot di argomenti svolti, 3 o 4 per quadrimestre, a secondarizzare il nostro lavoro di valutatori  estremamente complesso, infinitamente di più che non quello dell'apposizione di tre voti senza senso per chi si sta formando con fatiche di un Sisifo, il valutare per noi è  un quotidiano sguardo profondissimo su ogni minimo successo, ogni minimo progresso che può andare da un accento messo per la prima volta, all'uso improvviso di un "che", il quale collega improvvisamente due frasi, a un aggettivo che arricchisce un nome, a un soggetto che finalmente spunta in una frase, al rispetto dei tempi dei verbi per la prima volta in un testo, a una virgola mai vista prima...
I voti varierebbero un minuto sì e l'altro pure, quindi non hanno senso, alcun senso.
Lo sforzo bambino di tenere sotto controllo una varabile testuale dimenticandone altre è immenso e spesso incompreso dagli adulti, siano essi i genitori, a volte gli stessi insegnanti, o, peggio, addirittura i legislatori e gli opinionisti che a vario titolo disquisiscono di valutazione e di istruzione, così, per parlare.
Alla primaria la questione dei voti e delle verifiche è diventata "la questione", la quale fa impazzire il sistema pedagogico costruito pazientemente negli anni da generazioni di insegnanti e formatori. Potrebbe diventare, tra l'altro, la pietra tombale di anni e anni di un lavorio intenso per addivenire a una valutazione formativa e a una paziente costruzione dell'autovalutazione degli alunni, la quale non è cosa da poco quando si portano gli alunni a una cognizione consapevole delle variabili che definiscono un buon processo per giungere ai risultati sperati dallo stesso soggetto che si avvicina ai diversi saperi.
Sono partita in questa mia breve riflessione da qualche considerazione sulle fatiche della correzione e della valutazione di un compito di italiano, ma vorrei aggiungere qualcosa su ciò che è l'ed. fisica per la valutazione, quindi
ora vorrei dedicare una semplice nota anche a tutti gli insegnanti di tale materia, di ogni ordine scolastico, i quali spesso vengono ritenuti, a torto, quelli che lavorano meno per via dell'assenza di compiti in classe da correggere. Lo faccio da maestra elementare che insegna diverse materie. 


Ebbene, 

insegnare a ognuno 

in palestra è sfida

alzare la mano destra è sfida

alzare la sinistra è sfida

alzarsi sulle punte è sfida

cambiare fronte è sfida

distanziarsi è sfida

disporsi su un riga è sfida

formare una fila che sia fila è sfida

allinearsi lungo una diagonale è sfida

darsi la mano in cerchio è sfida

arrampicarsi su una spalliera è sfida

rotolarsi al tappeto è sfida

fare capriole è sfida

saltellare a piedi uniti è sfida

guardarsi fronte a fronte è sfida

girare le spalle al compagno è sfida

riconoscere le parti del corpo è sfida...

...e tralasciando molte altre sfide, vorrei sottolineare che l'insegnante, il quale conduce le classi tra  inimmaginabili difficoltà dovute al concretizzarsi delle dinamiche interrelazionali fra alunni in azione con il corpo a corpo, deve essere un abilissimo trainer non solo dei corpi e dei conflitti fra gli uni e gli altri a contatto nel gioco e nelle performance corali, deve essere un giudice sempre imparziale, un frate certosino per pazienza, uno psicologo abilissimo con polmoni a prova di bomba!
E insegnando tale materia, deve avere una sensibilità sopraffina nella valutazione quotidiana dei progressi minimi di ogni alunno...Nella primaria, i progressi traspaiono con l'aumentare dell'autostima sulle proprie abilità a superare piccoli timori, senso di inferiorità, di inadeguatezza a eseguire un esercizio, dalla percezione distorta che un soggetto ha del proprio corpo: o esageratamente narcisistica o esageratamente sminuente la propria struttura corporea e le proprie capacità...
L'insegnante di ed.fisica andrebbe tenuto in alta considerazione nello stilare profili sugli alunni, nello studiare strategie per aiutarli a prendere consapevolezza dei propri punti di forza e di debolezza. La valutazione di tale insegnante è fondamentale per conoscere il perché e il percome di certi atteggiamenti, comportamenti, di timidezze e arroganze di ogni alunno/a. L'insegnante di ed. fisica ha nelle proprie mani la possibilità di svelare fragilità e potenzialità di ogni alunno/a e disvelare risvolti della personalità al team di docenti che operano su una classe, punti di forza su cui far leva per migliorare i rapporti e gli apprendimenti di tutti.


13 gennaio 2015

 


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