Comportamento |
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ComportamentoAzioni che derivano dalle precedenti convinzioni delle persone e modo in cui i pensieri vengono elaborati in risposta a situazioni esterne; reazione a pensieri e sentimenti specifici in una data situazione.2 Vedi nota 1 Comportamento collettivo. È il modo di vivere, di agire, di regolarsi che si riferisce a un individuo o a un gruppo (in tal caso abbiamo il c. collettivo). Il c. non va valutato in maniera astratta ma legato a una specifica attività dell'individuo o dei gruppi. Così abbiamo il c. politico, il c. economico, il c. del proletariato, il c. del borghese e così via. Il c. differisce dall'azione in quanto quest'ultima è un progetto razionale determinato per uno scopo laddove il c. ha carattere più generale e implica una serie di azioni non necessariamente coscienti. Potremmo anche dire che il c. è una pluralità di azioni organiche che danno la possibilità di definire il modo di esistere di un individuo o di un gruppo. I comportamenti collettivi sono stati presi in conto in quanto elementi costitutivi del mutamento sociale e idonei a suscitare energie comuni e unitarie in una molteplicità di persone. Un c. collettivo capace di avere effetti sulla realtà e di trasformarla viene definito movimento sociale. Molto spesso il c. collettivo divenuto movimento sociale è guidato da una personalità carismatica. Taluno fa rientrare nella definizione di c. anche le distinzioni che alcuni sociologi hanno effettuato per spartire le caratteristiche dei gruppi, ad esempio le spartizioni in comunità e società, in solidarietà meccanica e solidarietà organica, in società militare e società industriale. Il c. collettivo è analogo al movimento sociale. La differenza consiste nel fatto che il movimento sociale è orientato a una prospettiva di cambiamento laddove il c. collettivo è un fatto puramente descrittive di un c. che non ha fini di cambiamento. Il movimento sociale a sua volta è analogo al mutamento sociale o, meglio, il mutamento sociale è una conseguenza del movimento sociale. E bene tenere vicine queste tre voci in quanto che l'interferenza è notevole: in effetti un c. collettivo quando dà luogo a un movimento sociale dà luogo anche a un mutamento sociale. Uno dei problemi del c. collettivo è se rispecchia o meno il c. individuale o se nel c. collettivo il singolo altera la propria individualità e compie attività che realizza esclusivamente nella collettività e che non farebbe individualmente. La dimostrazione di tale tesi è pressoché impossibile. Diversa l'opinione dello psicologo e sociologo francese Gustave Le Bon (1841-1931) e di Sigmund Freud (1856-1939). I comportamenti collettivi sono una risposta a tensioni strutturali, a tensioni istituzionali, e hanno bisogno di fattori precipitanti. In quanto ai fini che il c. collettivo si propone o ai motivi che lo scatenano essi sono i più vari, dagli eventi bellici alle catastrofi naturali alla crisi economica alle proteste politiche ai conflitti razziali o etnici e perfino a situazioni di antagonismo sportivo o di quartiere o a fenomeni che hanno commosso l'opinione pubblica. Neil Smelser (1930), che ha studiato il c. collettivo, sottolinea come esso abbia sempre come fondamento o motivazione la soluzione di un problema, una difficoltà. Di conseguenza, il c. collettivo può sfociare in un movimento sociale. |
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