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Analisi testuale
(Franca Mariani "Insegnare")
Che un testo letterario
(naturalmente, non tutti quelli considerati "letterari" lo sono,
ma qui si aprirebbe un altro discorso) non si limiti a comunicare ma
significhi oltre il senso letterale trova tutti concordi: Isidoro
di Siviglia parlava di vis gemina, "doppia forza", letterale
e traslata . Isidoro alludeva, è vero, a testi allegorici, ma ciò non
toglie che anche nei testi letterari esista una "forza" seconda
che trascende, sostanziandola, quella legata alla immediata comunicabilità.
Parafrasare - come ha fatto uno studente nella prova del nuovo esame di
Stato - "L'Isonzo scorrendo/ mi levigava/ come un suo sasso."
con: "Ungaretti ha fatto un bagno nell'Isonzo", dimostra
( a parte l'incongruenza di "parafrasare" un testo poetico)
che quello studente è rimasto fermo alla lettera del testo, incapace di
superare quel confine oltre il quale si aprono gli spazi della significazione.
Come andare oltre la letteralità per
entrare nel mondo del non detto, per cogliere quel o quei significati
latenti che un testo di grande spessore quale è spesso un testo letterario
porta con sé nel suo viaggio a volte secolare? La risposta non può e non
deve essere univoca perché non esiste alcun "pacchetto" preconfezionato
di strumenti che, applicati a qualsiasi testo, si configurino come chiave
passe-partout . Si cadrebbe inevitabilmente in un meccanicismo
fine a se stesso. Quale risultato si ottiene applicando le funzioni proppiane
a un racconto? Che senso ha enumerare le allitterazioni o le anafore,
individuare le figure del significante e/o del significato di un testo
poetico? Non ha alcuna importanza contare quanti endecasillabi e quanti
settenari siano presenti in una Canzone di Petrarca o di Leopardi, è importante
capire quale funzione significativa svolga quel settenario o quella sequenza
di endecasillabi in rapporto al ritmo sintattico e argomentativo.
Come analizzaze un testo letterario?
Come procedere dunque per affrontare (e per valutare) in modo decoroso
una "analisi testuale"? In primo luogo aver presente l' obiettivo
che si deve raggiungere? Un obiettivo semplice: che cosa dice il
testo e come lo dice. Dando per scontata la differenza di strumenti
di analisi che caratterizza un testo poetico da un testo narrativo e/o
argomentativo, il primo passo intelligente consiste nell'interrogare il
testo per individuare le tracce, nascoste o esplicite, che il testo stesso
offre per iniziare l'indagine. Seguire quelle tracce è il primo passo
per condurre in porto felicemente una lettura consapevole. Un primo suggerimento
scaturisce dall'epoca di composizione: un testo del Trecento (in prosa
o in poesia) pone problemi diversi di analisi rispetto, per esempio, a
un testo dell'Ottocento o del Novecento, in quanto si renderà forse necessario
un primo livello di lettura centrato sulla comprensibilità letterale,
livello non necessario per un testo dell'Ottocento e del Novecento. La
lingua in cui un testo è stato redatto imporrà dunque problemi diversi:
strutture sintattiche, parole cadute in disuso, trasformazione semantica
di parole ancora in uso, ecc. per testi di secoli lontani, soluzioni stilistiche
specifiche per testi dell'Ottocento e del Novecento .
L'analisi linguistica di un testo, comunque,
costituisce quasi sempre un livello di analisi importante proprio per
le vicende storiche che hanno caratterizzato l'uso letterario della lingua
nel nostro Paese (presenza "letteraria" delle lingue regionali,
separatezza tra lingua della poesia e lingua della prosa, sperimentazioni
linguistiche ecc.). In seconda istanza, ma sempre rimanendo nell'argomentazione
inglobante "lingua", vanno sottolineate le scelte formali specifiche
(registro linguistico, scelte ritmico-metriche, genere di appartenenza
(sonetto, canzone, poema, inno, versi sciolti, versi liberi e atonali,
racconto, aforisma, romanzo di formazione, filosofico, picaresco, epistolare,
storico, ecc.). Presentano queste scelte aspetti di continuità e/o di
rottura con i codici preesistenti? Per esempio: l'endecasillabo sciolto
dei Sepolcri, la lingua e le scelte metriche di Myricae,
la lingua e le scelte metriche di Gozzano, di Ungaretti..quale significato
vengono ad assumere. Interrelata con la riflessione sulla lingua, si renderà
necessaria una riflessione sulla collocazione del testo proposto all'interno
della produzione letteraria dell'autore (a quale periodo appartiene, rappresenta
un momento significativo per continuità o rottura ecc.).
Affrontati questi primi elementi di analisi,
ogni testo offre altre possibili linee di ricerca. Se un testo narrativo
si articola in sequenze significative, sarà forse opportuno seguirne lo
svolgimento, interpretarne la scelta di posizione, la diversa espansione,
le riprese intratestuali; se presenta particolari scelte nell'organizzazione
dello spazio o nell'impianto temporale, il tempo e lo spazio della finzione
narrativa costituiranno oggetto di analisi; se a uno o a più personaggi
viene dato particolare risalto, sarà il caso di analizzarne la presentazione
(punto di vista, scelte retoriche: dialogo, monologo, descrizione ecc.)
e le trasformazioni (rapporti con altri personaggi, motivazioni, visione
del mondo ecc.). La scelta si concentrerà dunque su quello o quegli aspetti
che in quel testo assumono particolare rilevanza.
Nel testo poetico le forme del significante
hanno naturalmente un peso maggiore: una parola vale anche, a volte in
modo preponderante, per la sua realtà materica che può esprimere valenze
foniche al di là di ogni contenuto semantico. Gli aspetti formali (lessico,
assonanze, allitterazioni, fonosimbolismi) vanno quindi analizzati in
funzione del significato che comunicano e non come arido elenco di presenze.
Per esempio, l'analisi delle scelte linguistiche e della loro collocazione
strategica nel carme dei Sepolcri per indicare il luogo che conserva
le spoglie mortali: "urna, sasso, tumulo, pietra, fossa, marmorei
monumenti, albergo." è importante per interpretare la diversità
degli atteggiamenti emotivi e concettuali dell'autore. Mentre è importante
la disseminazione degli elementi fonici che costituiscono il nome di Silvia
e dei pronomi "tu, tuo, ti" in tutto il corpo del canto
leopardiano in quanto manifestano un'altra forma di comunicazione, sotterranea,
subliminale che conserva e gelosamente nasconde in elementi minimali il
nucleo lirico del canto. In altri casi può essere significativa una parola
chiave in un testo poetico novecentesco se si dissemina nelle sue componenti
foniche in una rete di assonanze particolarmente significativa.
L'esigenza di una adeguata contestualizzazione
Un ulteriore elemento è necessario in una analisi: la contestualizzazione.
Va però ancora una volta interrogato il testo per capire quale livello
di contestualizzazione privilegiare perché l'analisi ne risulti arricchita.
A volte può essere particolarmente significativo inserire il testo all'interno
della riflessione poetica dell'autore (le teorie sull'amore cortese per
i testi poetici dello Stilnovo, il dibattito cinquecentesco sulla lingua
per l'Orlando Furioso, e le questioni teoriche sul poema cavalleresco
per la Gerusalemme Liberata, le teorie letterarie a cui l'autore
fa riferimento: la questione classico/romantico per Leopardi, la poetica
del "fanciullino" per Pascoli, il verismo per Verga); altre
volte può essere valorizzato il contesto artistico all'interno del quale
si inserisce la produzione letteraria (è il caso delle avanguardie del
Novecento); altre volte ancora la situazione politica può illuminare il
testo (l'atteggiamento degli intellettuali di fronte alla prima guerra
mondiale per Serra, Jahier, Ungaretti); altre volte, infine, la situazione
socio-economico- politica (per novelle come Libertà o Rosso
Malpelo di Verga) . Non quindi una contestualizzazione generica quale
che sia il testo proposto.
Concludendo: esistono prerequisiti essenziali
per una decorosa analisi letteraria? Sì, e sono facilmente individuabili:
a) una buona, e non manualistica, conoscenza delle opere letterarie; b)
un discreto retroterra di letture critiche; c) capacità interpretativa
personale al di là delle tecniche più diffuse; d) controllo sulla propria
scrittura a tutti i livelli (ortografico, sintattico, lessicale, stilistico,
argomentativo ) .
Indicazioni
bibliografiche essenziali sul testo letterario
- G.P.Caprettini, Semiologia del racconto, Laterza, 1997.
- M.Corti, C.Segre (a cura di), I metodi attuali della critica in Italia,
Edizioni Rai, 1978.
- G.Della Volpe, La critica del gusto, Feltrinelli, 1966.
- B.Garavelli Mortara, Manuale di retorica, Bompiani, 1997.
- G.Giorni, Lettera, nome, numero. L'ordine delle cose in Dante, Il Mulino,
1990.
- Ju.M.Lotman, La struttura del testo poetico, Mursia, 1972-76.
- Ju.M.Lotman, Testo e contesto, Laterza, 1980.
- F.Orlando, Gli oggetti desueti nelle immagini della letteratura, Einaudi,
1993.
- M.Ramous, La metrica, Garzanti, 1984.
- Ch.S.Singleton, La poesia della Divina Commedia, Il Mulino, 1978.
Quale analisi del testo? Prove nuove per un esame nuovo
Con la riforma degli esami di Stato conclusivi della scuola secondaria superiore, di cui alla legge 425/97, furono adottate scelte profondamente innovative per quanto riguarda le finalità stesse che esami di questo tipo devono perseguire. Era necessario superare ed abbandonare quanto dettato dalla precedente riforma, di cui alla legge 119/69, per la quale “l'esame di maturità ha come fine la valutazione globale della personalità del candidato” ed adottare criteri assolutamente nuovi, che rispondessero non solo alla evoluzione dei saperi, ma anche alla nuova domanda espressa dal mondo giovanile e alle esigenze della cultura e del lavoro che sempre più dovevano essere lette in chiave europea. Pertanto i nuovi esami “hanno come fine l'analisi e la verifica della preparazione di ciascun candidato in relazione agli obiettivi generali e specifici propri di ciascun indirizzo di studi”. Ed in tale ottica si proponeva alle commissioni di soprassedere alla formulazione di un “motivato giudizio” (legge 119/69) e di procedere, invece, ad utilizzare criteri che fossero i più oggettivi possibili ai fini della valutazione delle prove (da cui l'adozione dei punteggi) e di dare trasparenza alle effettive competenze, conoscenze e capacità acquisite dal candidato. Il fatto, poi, che nei modelli di diploma predisposti dall'Amministrazione si faccia solo la conta dei punteggi ottenuti e non si certifichi alcuna competenza è un altro discorso, da cui si evince soltanto che, in materia di competenze, non si è fatto in dieci anni alcun passo in avanti.
Da un tale processo riformatore le stesse prove d'esame hanno subito profondi cambiamenti. Non solo è stata introdotta una terza prova ed un colloquio, ambedue pluridisciplinari, ma la stessa prima prova scritta è stata rifondata, anche se solo parzialmente. Si trattava di doppiare il tema tradizionale, che tutta la ricerca linguistica ormai bollava da tempo, e sostituirlo con un'altra prova. La nuova legge in tal senso era molto chiara: “la prima prova scritta è intesa ad accertare la padronanza della lingua italiana o della lingua nella quale si svolge l'insegnamento, nonché le capacità espressive, logico linguistiche e critiche del candidato, consentendo la libera espressione della personale creatività”. Siamo lontani mille miglia dal tema e si apre la porta a mille altre prove, dall'analisi del testo al saggio breve, all'articolo di giornale, alla relazione, alla lettera, alla cronaca, all'intervista e a tutte quelle produzioni che siano, ovviamente, compatibili con quanto un esame consente: in effetti, non è facile scrivere una poesia o una novella a comando né produrre un ipertesto nel giro di qualche ora senza consultare fonti od utilizzare altri linguaggi! In una primissima battuta furono adottate le due prime tipologie delle attuali quattro e solo in seguito, per non costringere insegnanti e studenti a scelte così radicalmente innovative, furono aggiunte le tipologie C e D, di fatto sulla falsariga del tema tradizionale.
Specificità dell'analisi del testo
L'analisi del testo è una prova per certi versi completa, in quanto permette di accertare la padronanza linguistica – come vuole la legge – in molti dei suoi aspetti, la lettura, la decodifica, la comprensione, la ricerca del senso e del significato, la produzione di un testo di analisi e di sintesi, laddove sia consentito al candidato di esprimere un suo personale giudizio su ciò che ha letto. Non si tratta affatto di una prova semplice e richiede un insegnamento linguistico del tutto particolare. Ed anche la scelta del testo da sottoporre ad analisi e la proposta delle istruzioni di lavoro non sono affatto operazioni facili.
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Chi si occupa di analisi del testo in genere in primo luogo si deve chiedere se il lettore/fruitore possiede le coordinate cognitive e culturali per procedere ad una corretta contestualizzazione e fino a quale livello può estendersi l'operazione analitica. In prima istanza deve sapere che, qualunque sia il numero dei quesiti che porrà, questi devono afferire comunque almeno a tre ambiti:
a) la comprensione letterale del testo, il suo livello esplicito o superficiale;
b) la comprensione del significato o dei possibili significati del testo, il livello implicito, l'intenzione palese o tacita dell'autore;
c) la reazione che il lettore ha nei confronti del testo, il livello comunicativo che comporta e che non è eguale per tutti i lettori.
I quesiti assumono un valore assolutamente diverso in ordine alle seguenti variabili: se il testo è stato composto nel medesimo asse spazio/temporale del lettore fruitore (di fatto, un testo contemporaneo); se, invece il testo è stato composto in un altro asse spazio/temporale. Ovviamente, più un testo è distante nello spazio e nel tempo, più la cosiddetta contestualizzazione risulta difficile. Ovviamente può anche verificarsi il contrario: una favola di Esopo è “contestualizzabile” sotto il profilo della cosiddetta morale, ma un testo di Vattimo è contestualizzabile solo a condizione che il fruitore possegga tutte le coordinate culturali per “trovare” le chiavi per una corretta lettura/interpretazione. Altre variabili possono essere: la difficoltà del testo sotto il profilo della costruzione sintattica e delle implicazioni semantiche; la specificità del testo, che è tipica dei linguaggi cosiddetti settoriali e specialistici. Un buon lettore di un testo in linguaggio “comune” può avere serie difficoltà a fronte di un testo specialistico. Vi è anche il caso di un lettore talmente “immerso” in testi della sua specializzazione, culturale o professionale che sia, che trova difficoltà a fronte di un testo in lingua comune Se non si considerano queste variabili – e sono quelle ricorrenti ed irrinunciabili – è molto difficile proporre l'analisi di un teso, soprattutto in una sede come quella di un esame.
.......................... Maurizio Tiriticco
* Vedi anche la voce Testo
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Guida all'analisi testuale
* Funzioni testuali (Jakobson)
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