Testo
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Che cos’è un testo? Una definizione semplice, a livello di una buona grammatica scolastica, ci dice che il testo è un enunciato, o un insieme di enunciati che, nel processo comunicativo, viene costruito dall’emittente e recepito dal ricevente come unitario. Un insieme di enunciati costituisce un testo quando questo insieme dà un’idea di continuità, o, detto in termini più tecnici, di coerenza.
Un testo può essere brevissimo: la parola Silenzio che compare su un cartello nelle biblioteche è un testo. Ma è un testo anche la Divina Commedia, è un testo anche l’Ulisse di Joyce, o Guerra e Pace di Tolstoj. La lunghezza non è quindi una caratteristica significativa del testo.
*Coerenza:
La coerenza ha a che fare con la continuità di senso che caratterizza un testo.
"Un testo ‘produce senso’ perché c’è una continuità di senso all’interno del sapere attivato con le espressioni testuali. […] Occorre porre questa continuità del senso come fondamento della coerenza, la quale rappresenta, a sua volta, l’accesso reciproco e la rilevanza reciproca entro una combinazione di concetti e relazioni":
da R.-A. de Beaugrande - W.U. Dressler, Introduzione alla linguistica testuale, il Mulino, Bologna 1984, p.121
Intorno ad ogni testo, almeno ad ogni testo scritto, esistono numerosi elementi paratestuali: in un romanzo, ad esempio, non solo il titolo, ma anche la quarta di copertina, l’eventuale introduzione, la prefazione, la postfazione sono elementi paratestuali. In un romanzo presentato alla scuola, anche l’apparato di note, i rinvii bibliografici, gli apparati didattici sono dei veri e propri para-testi: dei testi che stanno vicino, che sono accostati al testo di origine, o di base. L’importanza dell’utilizzo di tutti gli elementi paratestuali già nello studio dei libri di testo è sottolineata, nell’ambito di un confronto tra testi di studio e ipertesti di studio, da Mandelli. Si tratta di un punto importante, perché permette di superare l’antitesi assoluta spesso posta tra la lettura dei testi che sarebbe sequenziale e quella degli ipertesti, che sarebbe sempre non sequenziale. Sembra corretta a questo proposito la posizione di George Landow: lo studioso afferma infatti che già rispetto al testo e a ciò che gli sta vicino (para), la lettura non è sequenziale, ma multisequenziale: proprio come, dicono alcuni, avviene per l’ipertesto.
Ipertesto: ovvero, nella logica dei prefissi, un testo potenziato, che va oltre (uper) il testo . Dunque non si tratta semplicemente di un testo composto di testi associati: la classica definizione di Landow dell’ipertesto come "un insieme di blocchi di testo, o lessìe, e dei links che li congiungono e che permettono di passare dall’uno all’altro" funziona per gli ipertesti "primitivi", cioè testi ed elementi paratestuali originariamente su carta, poi digitalizzati. Funziona meno su ipertesti (anche semplici, anche a struttura ad albero) elaborati comunque direttamente come tali.
* Approfondisci ipertesto
Il testo ha almeno quattro caratteristiche costitutive, senza le quali esso non esiste o comunque non funziona bene: la coerenza, la coesione, la finitezza, l'intenzionalità. L’ipertesto condivide alcune di queste caratteristiche, altre invece sono differenti e addirittura, in qualche caso, differenziano l’ipertesto dal testo.
Il testo è coerente in sé, nel senso che è possibile ritrovare all’interno del testo un tema centrale, a cui tutti gli altri temi, direttamente o indirettamente, fanno riferimento. Anche l’ipertesto, se ben costruito, ha sicuramente una sua coerenza, anzi la coerenza è esplicitata dalla mappa che sta alla base della costruzione dell’ipertesto e che si evidenzia nei links. Il lettore può ricostruire un percorso coerente nell’ipertesto, ma può anche non farlo, limitandosi a letture locali, con attività di browsing, che sono senz’altro possibili anche rispetto al testo su carta, ma più favorite dall’ipertesto.
La coesione è data dal modo in cui le parole, nel testo di superficie, si collegano le une alle altre, sia attraverso la coreferenza (più parole hanno il medesimo referente), sia attraverso l’uso di connettivi testuali, sia attraverso altri elementi più generali, come la continuità nell’uso dei tempi verbali. Nell’ipertesto la coesione riguarda solo la singola lessìa. Non sono possibili rimandi (ad esempio attraverso l’uso di pronomi) né è possibile usare connettivi testuali da una lessìa all’altra, proprio perché il percorso del lettore è libero: il grado di esplicitazione in ogni lessìa deve essere molto elevato.
Un testo non è abitualmente sentito come tale dal lettore se non è finito, se non ha una sua compiutezza, finitezza. L’ipertesto è, per definizione, un testo aperto, a cui possono sia essere materialmente aggiunte delle parti, che vengono immediatamente socializzate, rese accessibili (ipertesto on line) sia essere applicati, almeno potenzialmente, sistemi di significati diversi, come diversi sono i punti d’ingresso e i punti d’uscita.
*Coesione:
Un testo è coeso grazie a relazioni formali tra i diversi elementi che lo compongono.
La coesione è assicurata da meccanismi morfosintattici, tra cui particolare importanza hanno i meccanismi sostitutivi (il caso più frequente è quello in cui una parola è sostituita da un pronome).
Di grande importanza poi i connettivi: non solo le tradizionali congiunzioni, ma i connettivi di ordine (in primo luogo, in secondo luogo), di ripresa (come si è visto, abbiamo già evidenziato che), di esemplificazione e molti altri. (Torna su)
*Finitezza:
"Il re sposò la bella Rosabianca e così…"
Un testo strutturato in questo modo pone alcuni problemi di testualità: per considerarlo un testo coerente e coeso il lettore deve decidere che l’incompletezza, il fatto che il testo non sia finito, non è casuale, ma è voluto da chi lo ha scritto. Il lettore deve cioè assegnare un significato alla non-finitezza.
Questo perché abitualmente un testo, in particolare se scritto, è finito, concluso, spesso anche con marche formali di completamento. Questo corrisponde anche alla nostra necessità "cognitiva" di "chiudere" una struttura, attribuendole un significato definito, per poterla poi meglio "immagazzinare" nella memoria a lungo termine. (Torna su)
Anche l’ipertesto, come il testo, è intenzionale, cioè viene elaborato da uno o più emittenti che intendono comunicare, mediante l’ipertesto, "informazioni". In maniera più significativa, rispetto al testo, i soggetti intenzionali possono essere più d’uno e i loro scopi comunicativi possono essere anche considerevolmente differenziati. Dipende naturalmente anche dalle tipologie ipertestuali (che a loro volta vanno categorizzate in termini di genere, utente previsto, scopo previsto) e dal tipo di "ambiente" in cui l’ipertesto è situato.
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