A T T E N Z I O N E
Interesse
e tensione mentale
·
L'attenzione
esprime il grado di tensione mentale di un individuo. Siccome questa tensione
è limitata, l'individuo non può orientarsi verso tutte le stimolazioni
interne ed esterne, per cui egli opera necessariamente delle scelte sulla
base di interessi o piaceri.
·
L'attenzione rivolta in una sola
direzione può portare a migliorare l'azione ed implica anche l'inibizione
di ogni altra attività divergente (che distrae). L'attenzione seleziona
e specializza, anche se l'eccessiva specializzazione può inibire l'insieme
della vita psichica (ad es. i casi di deformazione professionale, oppure
il caso in cui 2-3 persone che compiono un medesimo viaggio turistico,
descrivono al ritorno quello che hanno visto in maniera molto diversa,
solo perché la loro attenzione è stata colpita da cose diverse).
Campo
di coscienza e di attenzione
·
Mentre l'attenzione si concentra,
la coscienza continua ad essere sollecitata da stimoli esterni (sensoriali),
come ad es. i rumori, che se sono troppo intensi possono impedire l'attenzione.
La
concentrazione
·
Mediante la concentrazione, le percezioni
aumentano in intensità, le immagini acquistano maggiore chiarezza, le
reazioni si fanno più rapide ed esatte (a volte addirittura sono anticipate,
come ad es. nella gara dei 100 m., quando si parte prima del via).
·
Una concentrazione eccessiva (prolungata
nel tempo, specie quella sottratta alle ore di sonno) può provocare lesioni
al cervello e portare a effetti opposti. In ogni caso un'attenzione continuamente
tesa è impossibile nell'uomo: in alcuni soggetti è massima durante il
mattino, in altri durante la notte (nella quiete assoluta). Il tic-tac
di un orologio, posto vicino all'udito, viene percepito ora più forte
ora più debole, proprio perché la tensione mentale varia.
·
Come tipologia, l'attenzione può
essere concentrata su un solo argomento, o distribuita su più argomenti.
E può essere di vari caratteri: rapida/lenta, persistente/labile, profonda/superficiale,
prolungata/breve, ecc.
Concentrazione
attiva e passiva
·
Quella attiva o volontaria
è determinata dagli interessi (scientifici, culturali, morali, estetici,
ecc.), che determinano la scelta delle immagini e l'attuazione del processo
attentivo. Questa attenzione implica un maggior consumo di energia e anticipa
l'insorgere della stanchezza.
·
Quella passiva o involontaria
è dettata da impulsi che si riallacciano direttamente agli istinti di
conservazione, riproduzione, socializzazione, ecc., nel senso che non
siamo noi a scegliere gli oggetti, ma sono gli oggetti che s'impongono
di forza alla nostra attenzione (ad es. il fantasticare prima del sonno,
il leader di un gruppo al quale apparteniamo ecc.). Questa attenzione
è poco dispendiosa, può anche prolungarsi nel tempo senza dare l'impressione
della fatica.
·
L'attenzione volontaria è posteriore
a quella spontanea, dal punto di vista genetico, ma rappresenta una tappa
superiore di evoluzione. L'attenzione attiva quando è molto intensa e
prolungata può determinare un interesse biologico, che a sua volta è fonte
dell'attenzione passiva (ad es. un accanito lettore di libri può essere
indotto a leggere cose che non gli servono a niente se non compie uno
sforzo di volontà orientando la propria attenzione altrove).
Unità
dell'oggetto di attenzione
·
Non è possibile dedicare un'attenzione
uguale, nello stesso momento, a due oggetti diversi. Chi crede ad es.
di poter leggere e mangiare contemporaneamente s'illude. Un giocatore
di scacchi può seguire più di una partita, ma la simultaneità assoluta
è impossibile. È solo la rapidità del processo attentivo che fa cadere
in questa illusione.
·
L'unità dell'oggetto di attenzione
è data anche dal fatto che l'attenzione può sintetizzare i molti contenuti
di un determinato oggetto, in modo da formare un tutto unico (ad es. in
un incrocio col semaforo l'autista decide di passare non solo perché il
verde lo autorizza ma anche perché ha la percezione globale di poterlo
fare con sicurezza).
Condizioni
dell'attenzione
Quali
sono i fattori psico-fisici che regolano e facilitano l'attenzione?
1)
stato di freschezza/riposo,
che permette una maggiore disponibilità di energia (ad es. nell'ultima
ora di lezione il rendimento di uno studente è più scarso);
2)
isolamento dell'oggetto
dagli stimoli perturbatori dell'ambiente (ad es. studiare con la radio
accesa non favorisce la concentrazione);
3)
cambiamento dello stimolo,
per impedire l'assuefazione e preservare l'interesse (ad es. esaminando
un oggetto/fenomeno/problema sotto varie angolazioni);
4)
intensità dello stimolo,
che può indurre, dall'esterno, un soggetto a interessarsi di un dato argomento,
anche se, senza partecipazione attiva del soggetto, nessuno stimolo ha
effetti duraturi;
5)
novità dell'oggetto: cosa che desta sempre più facilmente l'attenzione, soddisfacendo la
curiosità naturale del soggetto. Ma se la novità non viene fatta propria
a livello di interesse personale, essa produrrà solo un'attenzione temporanea;
6)
interesse,
fondato su un'esigenza sentita, senza la quale tutti gli artifici escogitati
per captare la curiosità del soggetto, sono destinati a fallire.
Concomitanti
fisiologici dell'attenzione
·
Il processo attentivo è accompagnato
da fenomeni di concordanza in tutto l'organismo (ad es. dovendo svolgere
un compito difficile, si rinuncia ad ogni movimento per risparmiare energia
e per eliminare elementi disturbatori, si contraggono i muscoli nella
zona mimica oculare, specie il sopracciliare e il frontale, la circolazione
del sangue accelera nel cervello, cresce la pressione sanguigna, il ritmo
respiratorio e cardiaco si altera, si modifica la secrezione salivare:
si è insomma in tensione). Ciò significa che la risoluzione del compito
comporta uno stress psico-fisico.
·
Altri espedienti fisici che aiutano
la concentrazione, tenendo lontano gli stimoli perturbatori, variano a
seconda degli individui (ad es. leggere ad alta voce, seguire il testo
col dito, appoggiare la testa alla mano, chiudere le orecchie, ecc.).
·
A volte la fissità/immobilità può
comportare delle scariche di energia superflua, che possono anche turbare
la concentrazione (ad es. tamburellare il tavolo con le dita, ritmare
il piede sul pavimento, rosicchiare la penna...).
Educazione
all'attenzione
·
L'attenzione del bambino, assai
mobile e facilmente stancabile, si disperde con estrema facilità se l'educatore
non riesce a rendere interessante l'argomento in modo da agganciarlo alle
profonde esigenze interiori. La paura o la minaccia di un brutto voto
non fanno studiare di più dell'interesse. Uno studente è più portato a
studiare una materia che normalmente non gli interessa se l'insegnante
è in grado di stimolarlo positivamente; viceversa, può sentirsi indotto
a trascurare una materia che fino a quel momento gli piaceva solo perché
l'insegnante non ha saputo stimolarlo positivamente.
·
Ovviamente, non tutte le forme di
attenzione sono uguali: l'instabile deve essere sottoposto a periodi di
regolarità, l'eccitato a periodi di moderazione, il lento a periodi di
accelerazione... Inoltre, per facilitare la concentrazione, la fatica
va distribuita nel tempo, alternando il lavoro al riposo. In sintesi:
educare l'attenzione significa far leva sul sistema degli interessi ampliando
di nuove prospettive il processo di concentrazione.
p.s.
Di regola la curva d'attenzione di uno studente, nell'arco di 50' di lezione,
raggiunge l'apice dopo i primi 7-8 minuti, poi ha un calo costante fino
a raggiungere il minimo verso i 26-27 minuti di lezione, infine risale
mantenendosi in maniera abbastanza costante sino alla fine dell'ora, sempre
al di sotto comunque dell'apice iniziale.
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