LA
DISLESSIA EVOLUTIVA
La
Dislessia Evolutiva è un disturbo che si manifesta nel momento
in cui il bambino impara a leggere e a scrivere. Il problema è
presente anche precedentemente ma è difficile evidenziarlo prima
dell'inizio dell'insegnamento formale della lingua scritta. Il disturbo
si manifesta in bambini che non presentano disturbi neurologici evidenti,
senza disturbi sensoriali e in assenza di disturbi della sfera emozionale
e/o relazionale. Sono bambini normalmente intelligenti e che hanno avuto
normali opportunità scolastiche. Spesso il disturbo di lettura
è associato a difficoltà e/o veri disturbi nella scrittura
(ortografia) e nel calcolo.
I
bambini dislessici hanno avuto spesso, nella loro storia, un pregresso
disturbo di linguaggio, di lieve entità, risolto quasi sempre senza
la necessità di un intervento specialistico. Il disturbo che sta
alla base della dislessia è di origine costituzionale e probabilmente
congenito. In più della metà dei bambini dislessici si trova
un familiare o un ascendente affetto dallo stesso tipo di problema.
La
Dislessia Evolutiva non è una malattia ma una modalità diversa
di funzionamento delle competenze cognitive del soggetto. Non si guarisce
dalla dislessia in quanto non si cambia la modalità di base del
funzionamento cerebrale ma è solo possibile intervenire per aiutare
il ragazzo a leggere e scrivere meglio.
La
rieducazione del dislessico è possibile attraverso una riabilitazione
mirata, specializzata e, soprattutto tempestiva. La riabilitazione deve
essere basata su una valutazione specialistica di ogni singolo bambino;
non tutti i dislessici sono uguali: ognuno presenta un profilo individuale
di difficoltà e non tutti hanno bisogno delle stesse risposte.
In
Italia i dislessici sono circa il 2,5 - 3,5 % della popolazione in età
scolare. Si stima, secondo i criteri di valutazione più severe
che in Italia ci siano circa 1.500.000 di dislessici. I servizi specializzati
sono ancora pochissimi e l'effetto più evidente di questa situazione
è la conoscenza ancora molto parziale che si ha del fenomeno. La
scuola, in particolare, ancora non accetta la dislessia. Il bambino dislessico
spesso viene scambiato per il bambino svogliato, poco motivato, discolo,
poco attento. Gli interventi messi in atto all'interno della scuola sono
spesso inadeguati e, a volte, controproducenti.
La
prognosi della dislessia è in relazione a 5 fattori (Critchley)
1) buona
condizione cognitiva
2) identificazione
e intervento precoce
3) adeguato
ambiente educativo e familiare
4) adeguata
assistenza didattico-educativa
5) buon equilibrio
psicologico del bambino
Az.
Sanitaria di Roma - Centro per i disturbi cognitivi e di calcolo
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