Media caldi e media freddi
Una ulteriore tessera del mosaico intellettuale
di McLuhan è rappresentata dal concetto di "temperatura dei media". Sulla
base di questa nozione lo studioso canadese divideva i media in due categorie:
media caldi e media freddi.
Come molte altre nozioni del pensiero mcluhaniano,
anche questa è stata al centro di polemiche e di interpretazioni contrastanti.
In generale possiamo dire che il concetto di "temperatura" è legato al
grado di partecipazione che un media richiede in chi lo utilizza o ne
fruisce. In questo senso i media "caldi" sono quelli che non esigono da
parte di chi li utilizza una grande partecipazione, e media "freddi" sono
invece quelli che richiedono al fruitore maggiore partecipazione e coinvolgimento.
Ma da cosa viene determinato questo livello
di partecipazione? Analizzando i vari passi in cui lo studioso canadese
si occupa di questo tema, emergono due elementi fondamentali che caratterizzano
la temperatura di un medium: il numero di canali sensoriali che sono impegnati
durante il suo uso e il livello di definizione o di "intensità" con cui
sono costruiti i messaggi.
Un medium è caldo, e dunque meno partecipativo,
se impegna un solo senso con messaggi ad alta definizione. In questo caso,
infatti, la comunicazione fornisce una grande quantità di dati estremamente
dettagliati, che non richiedono al fruitore nessuna operazione di integrazione
del messaggio durante la percezione. Un esempio di medium caldo è la fotografia:
su tratta infatti di un medium esclusivamente visivo le cui immagini sono
dotate di un elevato grado di dettaglio. Ma anche la radio e la scrittura
sono considerati da McLuhan media caldi.
Al contrario, i media freddi coinvolgono
molteplici canali sensoriali, inviando però un messaggio a "bassa definizione".
Essi di conseguenza lasciano spazio al fruitore, gli chiedono anzi di
completare la loro portata informativa con una partecipazione attiva.
I media freddi, insomma, coinvolgono il fruitore proprio perché lo stimolano
con maggiore efficienza sia dal punto di vista sensoriale che da quello
percettivo. Non stupisce dunque che McLuhan, oltre al telefono, indicava
come esempio massimo di media freddo la televisione: «La TV è un medium
freddo, partecipazionale ... La radio, invece, è un medium caldo e funziona
meglio se se ne accentua l'intensità. Non richiede a chi ne fa uso lo
stesso livello di partecipazione. Può servire come rumore di fondo...
La TV non può essere uno sfondo, ci impegna, ci assorbe».
Insomma, anche nel caso della distinzione
tra caldo e freddo, McLuhan mette in evidenza come l'effetto dei media
non dipenda solo dal contenuto, ma soprattutto dal tipo di relazione percettiva
che uno strumento instaura con i processi percettivi e cognitivi del fruitore.
Da questo punto di vista ci sembra esemplare il modo in cui un importante
studioso italiano del pensiero di McLuhan, nonché insigne studioso di
arte e letteratura, Renato Barilli, ha riassunto la distinzione tra media
caldi e freddi:
«Sono "freddi" i media che procurano uno
sviluppo armonico e globale della superficie mediale di contatto, in modo
che alle nostre facoltà sensoriali sia consentito un esercizio fondamentalmente
sinestetico. Sviluppo, quindi, ben proporzionato dei vari canali percettivi;
partita aperta tra il dare e l'avere, tra il dentro e il fuori, tra attività
e recettività. Sono "caldi" invece i media che portano all'ipertrofia
di qualche canale percettivo a spese di altri, interrompendo la continuità
sinestetica, portando a un eccesso di sviluppo e di specializzazione qualche
area della superficie di contatto a scapito di altre».
Da mediamente.rai.it
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