Abbandono


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La paura dell'abbandono

27 novembre 2003

La paura dell'abbandono accompagna la vita di tutti: da bambini temiamo l'abbandono dei genitori, ma anche da adulti continuiamo a temere che le persone che amiamo ci lascino. Come affrontare questa paura? e come reagire in seguito ad un abbandono o ad un distacco? Ne parliamo con Gianna Schelotto , psicoterapeuta e autrice del libro "Distacchi e altri addii. Quando separarsi fa bene".

Il cucciolo dell'uomo rimane dipendente dalla mamma molto più dei cuccioli di altri animali; un neonato, per sopravvivere, ha bisogno dell'aiuto di un adulto per molto tempo. Quindi è possibile che dietro la paura dell'abbandono ci sia un'impronta biologica. Ma dietro questa paura c'è soprattutto un' impronta psicologica: il rapporto del bambino con la mamma è la sintesi di tutte le sensazioni di benessere o malessere che si provano nei primi mesi di vita. La fonte della nostra sicurezza è qualcosa che ci portiamo dentro per sempre.

In alcuni casi la paura dell'abbandono è talmente forte che si comincia a non volere più nessuno accanto, per evitare di essere abbandonati. La dott.ssa Schelotto definisce queste persone "anticipatori di distacco"; si tratta di persone talmente terrorizzate all'idea di essere abbandonate e di trovarsi incapaci di governare le emozioni, che preferiscono anticiparle. Se sono loro stesse a provocare il distacco, cioè, hanno la sensazione di poterlo governare meglio. Quindi, ad esempio, ci sono soggetti che, per non subire la frustrazione e il dolore di essere lasciati, preferiscono lasciare per primi, anche se nel rapporto che stanno vivendo non c'è alcuna avvisaglia di qualcosa che non va.
Dietro la paura dell'abbandono c'è la paura della solitudine, ma anche qualcosa di più profondo: la paura di non esistere. Quando siamo amati da qualcuno abbiamo anche la conferma della nostra esistenza: la persona che ci ama ci fa sentire importanti ed amati, ma prima di tutto ci fa sentire che ci siamo. Nel momento in cui questo amore viene a mancare ci sentiamo smarriti e proviamo un senso di vuoto. Non è così per tutti, ma per alcuni la perdita dell'amato ha a che fare con la perdita di se stessi.

Per riuscire a vincere questa paura il primo passo è quello di ammetterla e riconoscerla.
Quando ci innamoriamo sopravvalutiamo l'altro, che ci sembra perfetto. In realtà trasferiamo sull'altro tutte le qualità che vorremmo avere noi. Ci costruiamo nell'altro un "noi stessi" perfetto. Nel momento in cui un rapporto finisce ci ritroviamo piccoli e di poco valore, ci sembra di non esistere o di non valere.
Il consiglio che ci dà la nostra ospite per riuscire a vincere questa paura è quello di cercare di costruire noi stessi, di non riversare sugli altri le cose che non abbiamo e che vorremmo avere, ma di cercare piuttosto di costruircele dentro.
Il distacco, se ci ripensiamo a distanza, porta con sé anche aspetti positivi. E' in realtà anche una fonte importante di riflessione. Quando lasciamo passare il tempo necessario perché la ferita si rimargini ci accorgiamo che il distacco è stata una ricchezza, che ci ha fatto crescere, ci ha fatto capire più cose, ci ha fatto vedere il mondo con altri occhi, ci ha offerto più opportunità.
Può quindi rappresentare uno stimolo verso situazioni nuove, di cui non dobbiamo avere paura.

 

dal sito: http://www2.radio24.ilsole24ore.com/esserebenessere/esserebenessere271103.htm


Vedi anche: " Le paure dei bambini"

Vedi anche "Le paure nei bambini"

Vedi anche "La paura nella storia"

 

 

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