Le paure nei bambini


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Le paure nei bambini

Maria Assunta Giusti

I bambini naturalmente devono fare i conti con fantasmi e paure; noi adulti spesso gli complichiamo la vita o lasciandoli esposti senza protezione a queste immagini, o utilizzandole per ridurli all'obbedienza

Quando il bambino nasce passa da una situazione intrauterina si-cura e protettiva ad una situazione a "rischio" in cui tutto é nuovo, sconosciuto, spaventante.
La realtà intorno é tutta da esplorare, tutto é da conoscere sia gli oggetti che le persone. Ognuna di queste cose può essere "buona'"o "cattiva", segno di vita o di morte. Il bambino deve porre ordine a queste cose esterne facendole sue imparando a porle dentro di sé attraverso immagini, concetti vissuti, popolando il suo mondo interno di fantasie ed a volte fantasmi, incertezze ed incognite spaventose, insomma di tante paure che sono i suoi interrogativi di fronte ad un mondo esterno a lui sconosciuto.
Parlando di paure nasce l'esigenza di fare una distinzione tra le paure del mondo esterno e quello del mondo interno, in altri termini tra paure vere, oggettive e paure false, soggettive.
Per il bambino questa distinzione non esiste e ciò che interno può essere proiettato all'esterno e viceversa. Inoltre il "cucciolo d'uomo" é sprovvisto di un istinto che lo avverte del pericolo per cui una guida é indispensabile, in genere il genitore, che gli insegni mettere in atto comportamenti adeguati alle varie situazioni e lo introduca alla conoscenza del mondo.
Generalmente non sono le paure reali che preoccupano il genitore o l'educatore, ma quelle immotivate o irragionevoli di fronte alle quali ci si sente incapaci e impotenti. Queste ultime pur provenendo dal mondo interno del bambino non sono né immaginarie né sottovalutabili, perché per il piccolo ciò che é sentito é reale, e quindi vero.
Ma qual é l'origine di tali paure?
Per poter rispondere dobbiamo tenere presente sia la già citata ignoranza del bambino, sia la novità data dai propri sentimenti che la psiche e l'Io, non ancora organizzato, non sa affrontare e catalogare.
In linea di massima le varie paure sono riconducibili alle paure primitive, o primarie, del lattante, ovvero le paure di separazione o abbandono, e quella di punizione.
La prima si ingenera in un bambino che dipende interamente dal suo ambiente per la soddisfazione dei suoi bisogni e l'evitamento di sensazioni sgradevoli ed ansiogene.
La seconda si sviluppa quando il bambino già conosce sé ed il mondo, ma ancora dipende dalla famiglia sia in senso biologico che affettivo.
Il piccolo teme di essere separato e abbandonato dalla madre, o dalle persone che sono per lui un punto di riferimento, e nutre angosce di morte collegate con l'abbandono stesso. E' come se istintivamente capisse la sua totale dipendenza dall'altro da cui dipende la sua sopravvivenza.
La paura di punizione è strettamente correlata alle precedenti.
Il piccolo si assoggetta ai desideri degli adulti da cui dipende per non essere allontanato e lasciato a se stesso. La punizione paventata e spaventante è l'abbandono. Il bambino impara a soddisfare i desideri degli altri per sentirsi amato ed accettato.
Insorgono meccanismi psichici così importanti che, se non sono superati o incanalati in modo corretto, daranno luogo a gravi deficit, riscontrabili anche in età adulta, quando l'ex bambino instaurerà legami di dipendenza, o sostituirà le vecchie e vere paure in nuove paure di cose apparentemente innocue, dando luogo ad esiti patologici.
Ad ogni stadio di sviluppo del bambino possono corrispondere paure che portano a varie ripercussioni nella vita dell'individuo.

Le paure immotivate dei bambini sollecitano negli adulti sensazioni di incapacità e sentimenti di impotenza.

Ogni bambino venendo al mondo incontra una realtà sconosciuta ed incontrollabile, i genitori sono un ponte fra la fantasia e la realtà.

La primitiva paura di separazione può dar luogo ad ansie abbandoniche (nevrosi) e quindi rendere difficoltoso per il bambino qualsiasi allontanamento dalle persone o dai luoghi conosciuti; questo può comportare delle difficoltà più o meno gravi al momento dell'inserimento nella scuola materna, fino all'instaurarsi di una vera e propria fobia della scuola.
La paura di separazione, che si sviluppa nel secondo semestre di vita, può dar luogo alla paura della morte, di essere rapito, di cadere, oppure alla più generica paura degli "spauracchi", entità misteriose che possono allontanare dalla famiglia e dalla casa.
Molti genitori ed educatori fanno ancora ricorso a queste immagini minacciose per ottenere l'obbedienza del bambino, senza rendersi conto di come questa "strategia" possa portare il bambino a credere in mondi immaginari popolati di figure negative e credute reali anche perché avallate dalle parole dell'adulto.
A volte non comprendiamo fino in fondo quanto le parole possano incidere sulla mente del bambino, ma non a caso si dice l'UOMO NERO; é proprio l'indeterminatezza di questa figura, il colore nero, che dà una sensazione di mistero e solitudine: NERO come la notte, di cui già il bambino ha terrore.
Nella notte e nel sonno il piccolo vede la separazione dai grandi e dalla vita, e l'ora di andare a letto annuncia il dover percorrere la via della solitudine e del buio.
Un'altra espressione é "l'uomo con il sacco", il piccolo immagina di essere introdotto e rapito, suggerendo l'immagine di una regressione punitiva, il sacco é ben lontano dalla protettività rappresentata dal sacco materno.
Il "bau bau", entità senza una definizione ed un contorno immaginabili, e proprio per questo specchio della vasta possibilità di fantasie e proiezioni che il bambino può fare, pronto ad essere utilizzato anche con i più piccoli, visto che utilizza un linguaggio tipico del-l'infante.
La nostra cultura ci tramanda cantilene, storie, piene di modalità aggressive nei confronti del bambino, e queste storie sono ancora oggi uno strumento di violenza, nel senso di violazione di uno spazio e di una persona ancora incapace di difendersi.
Il bambino fantastica di mostri inglobanti, divoratori, aggressivi, distruttivi, e tutto questo mentre percorre entro la sua psiche il cammino di costruzione del suo Io, che passa attraverso l'elaborazione di sensazioni e sentimenti di separazione, distruzione, aggressione e riparazione.
Nei periodi successivi della sua infanzia il bambino si imbatterà naturalmente nel problema della vita e della morte, tanto da immaginare e temere la morte dei propri cari, e questo sarà l'espressione sia della paura di abbandono che dei sentimenti di colpa che il bambino alimenta dentro di sé provando inconsci bisogni di liberazione.
I genitori sono contemporaneamente fonte di amore e di frustrazione, sono la realizzazione e l'ostacolo dei propri desideri.
La paura di punizione, già citata porta il bambino a formarsi immagini distruttive entrando in contatto con la propria fragilità psichica e fisica. Per non perdere il genitore, il piccolo soggiace e si adatta mentre decodifica ed interpreta il mondo a secondo della "versione" che la famiglia gli propone.
Dalla elaborazione di questi temi dipenderà la capacità di affidarsi, fidarsi ed avere fiducia in sé stessi (2 e 3 anno di vita).
L'adulto é il decodificatore della realtà ed é importante che tenga il contatto con il reale ed il vero. Le cose di tutti i giorni sono fonte ti ansia se inserite in un mondo sconosciuto, e le reali paure come quella dell'acqua, del fuoco, dei temporali, di alcuni animali, ecc. possono trasformarsi in vero e proprio terrore, se il mondo interiore del bambino è privo di nozioni adeguate e di difese.

Il televisore, moderno baby sitter, propone continuamente immagini terrifiche, reali o imagininarie che bombardano la psiche dei bambini, nutrendo e rinforzando paure ataviche. Controlliamo e selezioniamo ciò che i nostri figli devono e possono guardare.

Il buio, la notte da sempre spaventano l'uomo e da sempre l'uomo adulto attiva diversi esorcismi per dominare la paura. E' la notte che, per tutti i bimbi è l'annunciarsi dell'ora di andare a letto, significa separarsi ed essere soli.

Il fuoco può trasformarsi nel diavolo o nel drago, il temporale in un mostro grigio e tuonante che lancia saette, gli animali in essere divoranti ed invadenti.
L'adulto che si ricordi alcuni momenti della propria infanzia, o che riesca a fantasticare questo mondo bambino, si rende conto di come la realtà é già abbastanza ricca di spunti aggressivi per la mente dei piccoli, e che non occorre indurre altre sollecitazioni a questo proposito.
Un animale feroce é naturalmente induttore di immagini distruttive che rievocano associazioni di inglobamento che si riallacciano alla nascita ed al trauma del parto, non occorre che l'adulto lo utilizzi come modalità terroristica, minacciando magari di... chiamare il LUPO.
Nelle favole il fanciullo sembra aver trovato il riscatto da tanto terrore, quando apre la pancia al lupo, o quando sottolinea l'inadeguatezza dei genitori che, pur sapendo quanti pericoli nasconde il bosco, continua a mandate i bambini da soli...
Nel mondo simbolico del bambino fa la sua apparizione anche la paura relativa alla madre buona che si trasforma in madre cattiva, fate e streghe, maghi ed orchi; dopo tanto impegno dell'eroe le fate vincono sulle streghe, il bene sul male, così come ogni bambino si augura di sconfiggere i propri fantasmi.
Anche il tema dell'abbandono ritorna nelle favole e nelle leggende: Romolo e Remo, Pollicino, la strega di Hansel e Gretel, il bambino abbandonato incontra o benefattori, la lupa di Romolo e Remo, o persone cattive ed ingannevoli, la strega che nutre per poi volerli mangiare.
Ci sarebbe da domandarsi se i bambini credono più alla generosità degli animali o a quella dei loro simili...
L'adulto deve prendere spunto di riflessione da tutto questo, comprendere quanto é importante la sua presenza e la sua guida nel cammino del bambino. Oggi il "genitore terrorizzante" non é più "di moda", sono sempre più gli adulti che non parlano più di uomini neri, di bau bau, ecc. ma sono anche molti i genitori che pretendono dal piccolo autosufficienza ed autonomia in tempo sempre più brevi.
Il bambino, nella nostra società , é sempre più frequentemente costretto a tempi lunghi di solitudine, in unica compagnia del televisore, mentre il genitore è al lavoro o distante.
E qui ricomincia la storia, con il televisore, sostituto genitoriale, che propone immagini di mostri, di guerre, ecc. Vengono così contenuti e repressi i bisogni infantili di amore, affetto, tenerezza, sessualità, nonché l'esigenza di attività e movimento, con una conseguente inibizione delle funzioni che portano all'autonomia ed alla indipendenza di pensiero ed azione.
Il bambino resta privo di quelle difese che lo rendono capace di contenere le sue paure, e di superare in modo positivo la sua infanzia.
Nell'infanzia prima, e poi probabilmente nell'età adulta, quel bambino ripropone le sue angosce sotto forma di paure a volte anche singolari.

Alcune paure fisiologiche e non più comuni:

Paura dell'estraneo
Disturbi del sonno
Paura della scuola
Paura di parlare
Paure notturne
Paure degli animali
Paura degli esami
Paura di castrazione


Vedi anche "Le paure dei bambini"

Vedi anche "La paura dell'abbandono"

Vedi anche "La paura nella storia"

 

 

Dal sito: http://www.psicologiaesalute.it/P&S/P&S%203%20VS/07LePaureNeiBambini.htm

 

 

 
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