Personalizzazione / individualizzazione
Carlo Fiorentini
Cercherò di chiarire che cosa si intende per individualizzazione
e per personalizzazione.
Ci sono alcuni esperti che le contrappongono, quali per esempio Benedetto
Vertecchi.
Ci sono invece altri esperti che le concepiscono in continuità
(per esempio M. Baldacci e G. Chiosso in Voci della Scuola, 2004).
Ci sono altri esperti che le vedono non in contraddizione sul piano
teorico, ma vedono la personalizzazione in contraddizione con le scelte
operate finora (per esempio G. Bertagna, in “Scuola e Didattica”
del 1 marzo 2004)
B. Vertecchi (Insuccessi personalizzati da “Insegnare”
n. 5, 2003).
«Personalizzare un percorso vuol dire adattare i traguardi dell’istruzione
alla previsione di successo che si ritiene di formulare per ciascun
allievo. In pratica, si torna ad affermare una concezione deterministica
della relazione tra caratteristiche personali e livello degli apprendimenti.
Se si osserva che un allievo apprende con difficoltà, sarà
ridotto per quel allievo il livello dell’ attesa, senza preoccuparsi
di esplorare le cause che fino a un certo momento del percorso educativo,
quello in cui il giudizio predittivo è espresso, gli hanno impedito
di conseguire risultati migliori.
Si potrebbe anche pensare che alla personalizzazione corrisponda una
scelta realistica, mentre l’individualizzazione perseguirebbe
un’improbabile utopia. Ma non è così.
Se da un allievo ci attendiamo poco, è probabile che otterremo
ancora meno. Se l’attesa diminuita è legittimata da una
corrispondente diminuzione dei traguardi da perseguire, anche i comportamenti
subiranno una deriva al ribasso.
Ciò che qualifica l’istruzione è, infatti, proprio
l’uniformità del criterio di giudizio: non si può
accettare che determinati risultati siano raggiunti da alcuni e non
da altri o, peggio, che si rinunci a priori a considerare tali risultati
raggiungibili da una parte degli allievi.
La linea di progresso nell’educazione scolastica si è espressa
principalmente attraverso la messa a punto di soluzioni individualizzate.
In altre parole, si è ritenuto che l’educazione scolastica
dovesse continuare a essere praticata per gruppi di allievi, in modo
collettivo, ma che una specifica attenzione dovesse essere rivolta alle
esigenze di ciascuno».
M. Baldacci (“Individualizzazione”,
da Voci della scuola, a c. di G. Cerini e M. Spinosi, “Notizie della
Scuola”, Tecnodid, Napoli 2003).
«Individualizzazione si riferisce alle strategie didattiche che
mirano ad assicurare a tutti gli studenti il raggiungimento delle competenze
fondamentali del curricolo, attraverso una diversificazione dei percorsi
di insegnamento.
Personalizzazione indica invece le strategie didattiche finalizzate a
garantire a ogni studente una propria forma di eccellenza cognitiva, attraverso
possibilità elettive di coltivare le proprie potenzialità
intellettive (capacità spiccata rispetto ad altre/punto di forza).
In altre parole, la personalizzazione ha lo scopo di far sì che
ognuno sviluppi propri personali talenti; nella prima gli obiettivi sono
comuni per tutti, nella seconda l’obiettivo è diverso per
ciascuno (pluralità di percorsi formativi/piste indirizzate verso
destinazioni differenti, possibilità di scelta da parte dell’alunno,
grado di consapevolezza circa il proprio profilo di abilità, realizzazione
di un adeguato contesto didattico).
Aiutare ogni studente a sviluppare una propria forma di talento è
probabilmente un obiettivo altrettanto importante di quello di garantire
a tutti la padronanza delle competenze fondamentali».
G. Chiosso (“Personalizzazione”,
da Voci della scuola, a c. di G. Cerini e M. Spinosi, “Notizie della
Scuola”, Tecnodid, Napoli 2003).
«La prospettiva della personalizzazione reinterpreta alla luce di
nuove esigenze un motivo ricorrente della cultura pedagogica novecentesca
e cioè il principio della individualizzazione. Autori come Claparède,
Decroly, Montessori, Freinet hanno scritto pagine che ormai appartengono
al patrimonio storico della riflessione pedagogica».
G. Bertagna. «In questo contesto,
l’antagonismo che si è voluto talvolta rintracciare tra individualizzazione
e personalizzazione sembra una forzatura artificiosa, oppure il frutto
di una incomprensione.
Se è vero, infatti, che ‘individualizzazione’ significa
impegno per dare a tutti lo stesso bagaglio di competenze nei percorsi
formali di istruzione, sebbene in tempi, modi e condizioni diverse, adatte
a ciascuno; e anche prendere atto che alla promozione delle competenze
finali del Profilo educativo, culturale e professionale dello studente
alla fine del primo o del secondo ciclo, contribuisce non soltanto l’istruzione
scolastica formale, ma anche tutto l’insieme delle istituzioni educative
presenti in un territorio, a partire da quella fondamentale della famiglia,
per cui lo stesso utilizzo dei tempi, degli spazi e dei modi di apprendimento
della scuola può, anzi deve essere diverso a seconda delle esigenze
e delle esperienze di ciascuno, ‘personalizzare’ significa
trovare e assicurare le condizioni organizzative, professionali e umane
perché questi processi di ‘individualizzazione’ non
siano mai decisi da altri, magari in maniera burocratica, ma sempre ragionati,
conosciuti e scelti da ogni studente, insieme alla sua famiglia, come
un arricchimento di sé e come una condizione per integrarli in
un personale progetto di vita.
In altri termini la ‘personalizzazione’ esprime il proposito
di una specie kantiana uscita dallo stato di minorità dello studente
e della sua famiglia, non più considerati destinatari di un intervento
educativo deciso da chi, in nome della competenza tecnica o di un preteso
monopolio istituzionale, si è “assunto con tanta benevolenza
l’alta sorveglianza sopra costoro”(Kant), ma ritenuti diretti
co-protagonisti, co-operatori e co-negoziatori della propria maturazione
e del proprio destino».
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