Progettare
nella scuola dell’infanzia: le parole chiave della programmazione
di Mariella
Bocca e Maria Cristina Nappi
Mariella Bocca è direttrice delle scuole dell’infanzia di
metodo agazziano del comune di Brescia.
Maria Cristina Nappi è coordinatrice pedagogica delle scuole dell’infanzia
comunali di Brescia.
Spesso, anche quando non mancano le idee, è difficile per molti
insegnanti, accingersi alla stesura della programmazione educativa e didattica.
Se da un lato è relativamente facile tracciare sulla carta un elenco
più o meno ampio di contenuti, una lista più o meno adeguata
di obiettivi, un repertorio più o meno sviluppato di percorsi possibili,
è senz’altro più difficile produrre una stesura organica,
dove sia chiaramente comprensibile l’intenzionalità educativa
che sorregge la programmazione intesa come piano formativo complessivo
ed organico.
E’ alla luce di queste considerazioni che può essere utile
per un insegnante fare riferimento ad alcune parole chiave che possono
costituire altrettanti indicatori per la stesura puntuale della programmazione.
1.
Le parole chiave della programmazione
(a) Realtà
La programmazione si costruisce a partire da una situazione data specifica
e non generica: i bambini con i loro bisogni, i loro stili di apprendimento,
la loro storia individuale e familiare, i loro ritmi di sviluppo; i bambini
nelle loro dinamiche relazionali; le risorse umane e professionali; le
opportunità offerte dalla struttura scolastica; il contesto sociale
e la realtà di quartiere ...
(b) Non casualità
La programmazione è l'insieme ragionato dei metodi e delle tecniche
della prassi scolastica, volto a dare intenzionalità a ciò
che si fa, evitando l'improvvisazione e favorendo nel percorso educativo
il rapporto dialettico tra le ragioni degli oggetti dell'educazione e
le ragioni dei soggetti che si educano.
(c) Flessibilità
La programmazione deve avere la capacità di cambiare rotta in relazione
al processo di crescita dei bambini e alla continua evoluzione dei percorsi
educativi e del contesto di apprendimento che consentono la nascita di
nuove ipotesi e l'individuazione di soluzioni alternative.
(d) Efficacia formativa
La programmazione deve puntare a “svolgere il bambino, non il programma",
cioè non deve prestare attenzione unicamente all'acquisizione di
un sapere, ma soprattutto ai processi, alle strategie cognitive messe
in atto dai bambini, ai loro modi di conoscere, comprendere e pensare.
Le proposte devono essere ovviamente ispirate agli Orientamenti, alla
portata dei bambini e vicine al loro interesse, per "bambini concentrati",
curiosi di apprendere, desiderosi di capire e di formulare le loro ipotesi
sul mondo.
(e) Pedagogia latente
La programmazione non può trascurare quelli che sono considerati
erroneamente "momenti deboli" della scuola dell'infanzia, cioè
i momenti di routine, spesso dimenticati sul piano organizzativo ed educativo
a favore dei cosiddetti "momenti forti", coincidenti con la
compresenza dei docenti e connotati in senso formalmente cognitivo.
(f) Comunicabilità
La programmazione deve essere comunicabile e comunicata alle famiglie
perché siano consapevoli delle scelte operate dalla scuola
(g) Condivisione
La programmazione si fonda su l'assunzione di un punto di vista collegiale
e si avvale delle specifiche competenze culturali e professionali di tutte
le risorse di cui dispone la scuola, genitori compresi
(h) Verificabilità
La programmazione deve indicare gli obiettivi che l'insegnante intende
perseguire in modo da poterli verificare in itinere, adeguando di conseguenza
le proprie proposte educative, e, al termine dell'anno, analizzando lo
scarto esistente tra i risultati attesi e quelli effettivamente conseguiti.
I momenti di verifica, infatti, devono essere intesi come strumento di
lavoro, come modo per organizzare, per pensare, per riflettere sull'efficacia
delle proprie proposte.
2.
Programmazione educativa e programmazione didattica. Alcune differenze
Spesso
accade che la programmazione didattica esaurisca la complessità
educativa e metodologica della scuola dell'infanzia, come se le attività
informali non costituissero altrettante occasioni formative. E' l'intera
organizzazione della scuola dell'infanzia a dover essere invece l'oggetto
della programmazione del gruppo docente, che deve pertanto prevedere la
stesura della progettazione educativa accanto all'elaborazione della programmazione
didattica.
Esse infatti differiscono per:
(1) I presupposti:
(1.a.) nella progettazione educativa. L'idea di bambino e di conoscenza
che conseguono dalle teorie filosofiche e psico-socio-pedagogiche a cui
il gruppo docente aderisce;
(1.b.) nella programmazione didattica. Il bambino che si ha di fronte:
i suoi tempi, il suo sviluppo, la sua storia ... I presupposti teorici
della programmazione educativa e gli Orientamenti
(2) Gli obiettivi:
(2.a.) nella progettazione educativa. Individuare le finalità pedagogiche
(maturazione dell'identità, conquista dell'autonomia, sviluppo
della competenza) e "valoriali" della scuola e predisporre gli
elementi che connotano la qualità complessiva della scuola, costruendo
un contesto educativo intenzionalmente pensato per favorire occasioni
di crescita
(2.b.) nella programmazione didattica. Il raggiungimento di specifici
traguardi formativi, oggettivamente osservabili e verificabili, individuati
sulla base dell'osservazione dei bambini che si hanno di fronte.
(3) I contenuti:
(3.a.) nella progettazione educativa. Il modello organizzativo, ovvero:
l'organizzazione della scuola e della sezione, la gestione dei tempi,
la strutturazione degli spazi, la programmazione delle attività
ricorrenti, la relazione con i genitori e il raccordo con il territorio,
la pianificazione della documentazione, e di eventuali sperimentazioni.
(3.b.) nella programmazione didattica. I curricoli che fanno riferimento
ai campi di esperienza, ovvero: Il corpo e il movimento, I discorsi e
le parole, Lo spazio, l'ordine e la misura, Le cose il tempo e la natura,
Messaggi, forme e media, Il sé e l'altro.
(4) Le modalità:
(4.a.) nella progettazione educativa. L’analisi del contesto (della
scuola, della sezione, del quartiere, della famiglia) e la predisposizione
di un contesto educativo adeguato.
(4.b.) nella
programmazione didattica. L'attività educativa intenzionale e l'utilizzo
di strategie didattiche specifiche scelte in base alla loro efficacia.
da infanzia.org
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