LA  GESTIONE MENTALE


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LA  GESTIONE MENTALE

MODENA 27\28 OTTOBRE 2000-11-05

MIRANO 20\11\2000

APPUNTI RIELABORATI DA

SALVATORE FILOTICO

SCUOLA ELEMENTARE " T. OLIVELLI " - SALO'


La Gestione Mentale ( GM ) è sostenuta e resa possibile da atti e  gesti da descrivere: percezione, attenzione, motivazione. Per aiutare i nostri alunni a sviluppare vere e proprie abitudini mentali che sostengono le attitudini occorre che gli adulti educatori divengano vere e proprie guide che mostrino ai loro alunni come procedere in funzione del modo personale di gestire le percezioni, come essere attenti a ciò che occorre, in un contesto, per sentirsi motivati.

Occorre che ciascun soggetto prenda in considerazione ed impari a gestire questi gesti mentali che sono da conoscere.

 Anche ed in particolare nell'handicap e nelle situazioni di disagio nell'apprendimento occorre mostrare alle persone quali sono i gesti mentali da compiere per sviluppare delle abitudini scolastiche che portino al successo scolastico e nella vita ( se abituiamo i nostri alunni a comprendere le ragioni e le motivazioni dello studio).

Si tratta , in sostanza di far acquisire ai nostri alunni tutti i mezzi che consentono loro di accedere più facilmente agli apprendimenti.

Occorre, allora, chiedersi  cosa deve fare ciascun soggetto che apprende per far sì che anche chi insegna possa essere agevolato nel suo compito; è necessario mostrare ai docenti come procedo nel lavoro scolastico occorre che ciascuno mostri i propri gesti mentali in termine di :

  • PERCEZIONE  : come percepisco quello che accade e ciò che occorre per imparare ? Cosa mi rende più facile il ricordo di qualcosa che devo ricordare ? ( parole, immagini, gesti, movimenti suoni rumori, azioni, sensazioni tattili..)
  • ATTENZIONE : cosa mi occorre per essere attento? Come fare per essere attento ? Come si fa o come un altro ad essere attento ?
  • CONCENTRAZIONE : cosa mi occorre per concentrarmi ? Quanto tempo mi occorre ? Quale posizione o quale luogo e situazione mi aiutano ad essere concentrato ?Quali argomenti mi attirano maggiormente ?Come preferisco che una lezione mi venga presentata per poterla meglio evocare alla mente ?

Tutto ciò viene attivato mediante un vero e proprio DIALOGO PEDAGOGICO  , tale dialogo tra alunno e docente implica alcune domande da porsi :

a)     cerco di ripetermi ciò che il docente diceva e provo a tradurre i disegni o le foto o le immagini in parole

b)     cerco di tradurre le parole che ascolto in immagini o fisso i disegni e le immagini come in una foto o un film..

COMPITO DEL DOCENTE  diviene quello di insegnare agli alunni a ri-conoscere tali abilità ed insegnare loro a gestirle.

Tali immagini e parole vanno fissate e gestite progressivamente con il tempo : pertanto si tratta non di perdere tempo rispetto al programma canonico ma di aiutare noi stessi e gli alunni a guadagnare e gestire il tempo sapendo gesti9re correttamente il nostro modo di procedere nell'apprendimento.

Nella GM le ABITUDINI MENTALI  precedono le ATTITUDINI non il contrario come spesso siamo portati a credere ; infatti , come ci insegna Piaget , appena il bambino è in grado di compiere un ritorno mentale verso l'oggetto da conoscere compie un vero e proprio itinerario mentale che si fonda su gesti mentali ed abitudini ben precise che ci consentono di evocare mentalmente l'oggetto di un apprendimento . Il nostro compito e esattamente quello di far capire , di mostrare ai ragazzi , ai bambini , questo itinerario .L'EVOCAZIONE diviene una vera e propria attività mentale di ri- appropriazione che consente la ri- costruzione di un vero e proprio codice percettivo che è di carattere personale legato strettamente all'IDENTITA' al modo di essere di ciascuno.

Occorre , quindi che ciascuno di noi abbia un vero e proprio PROGETTO sulla gestione mentale che gli consenta di muoversi più agevolmente nel mondo della sua mente e dei suoi apprendimenti.

Una prima domanda può essere : cosa vi ha fatto vivere nella testa , nella mente ciò che vi ho detto ?

Da questa prima , possibile domanda deve partire una RICERCA che ci porti a riconoscere :

  • come procedo per codificare ciò che apprendo
  • quali risultati ci si attende da me
  • cosa è successo nella mia testa mentre l'insegnante spiegava
  • cosa è successo nella mia testa mentre dovevo svolgere il compito di studiare ciò che mi è stato spiegato
  • quali cose mi rendono più facile il gesto mentale di ricordare

Tale ricerca può aiutare ciascuno di noi a sviluppare delle vere e proprie abitudini mentali  che mi consentono di sviluppare delle attitudini nel lavoro scolastico ed anche extrasclastico.

In una ricerca che De La Garanderie ha condotto sono state evidenziate persino delle diverse onde cerebrali che caratterizzavano il modo di stare attento e studiare degli alunni durante il lavoro : quanto il soggetto non era concentrato le onde avevano dei picchi molto ravvicinati ; quando era concentrato e seguiva un percorso mentale le onde presentavano dei picchi più ondulati .Ciò avveniva quando il soggetto aveva un progetto mentale da seguire , nel primo caso non vi era alcun progetto mentale.Cambia l'ampiezza delle onde positive negli alunni che hanno organizzato un loro progetto mentale, Se il progetto è efficace si tratta di un buon modo di migliorare le prestazioni grazie alla G.M

ATTO DI MEMORIZZAZIONE : riguardo a questo atto occorre precisare che la memoria non è fatta solo di conservazione di dati ma  soprattutto di modalità di gestire questi dati e di evocarli ; si tratta di essere coscienti che esistono dati che sono conservati in un certo posto del nostro cervello e che possono essere evocati con più efficacia e rapidità se acquisiamo opportune ed adeguate strategie per l'evocazione dei dati.

Occorre quindi riprendere anche riguardo all'atto di memorizzazione il DIALOGO PEDAGOGICO per mettere in evidenza :

  • cos'è successo nella mia mente quando ho ricevuto uno stimolo di carattere percettivo che mi ha richiamato alla mente altri dati
  • cosa mi aiuta a fissare nella mente i dati di una lezione che ritengo più importanti
  • come richiamo alla mente i dati che so di aver fissato nella memoria

Occorre conoscere ( ed aiutare gli alunni a ri-conoscere )in cosa consiste un gesto mentale di memorizzazione :

  • pensare di rivivere una storia mettendosi al posto di chi parla
  • essere dentro la storia , dentro la lezione ( come in una specie di teatro 9 cercando di capirne gli aspetti più essenziali e funzionali
  • provare a cercare la gioia di esere dentro una lezione

Un analogo Dialogo Pedagogico è possibile attuarlo rispetto a :

  • COMPRENSIONE
  • IMMAGINAZIONE
  • CREATIVITA'.

Tutto questo ci porta a riflettere sulle relazioni tra e con i soggetti che apprendono.

C'è la necessità di una attenta ed oculata rilettura di Binet per capirne il valore attuale e comprendere che i test sono utili poiché mi consentono di comprendere e descrivere come funziona un certo lavoro nella mente.In particolare ci consentono di chiarirci su alcuni malintesi:

1)      di riflettere su come funzionano le relazioni tra e con i soggetti che apprendono rispetto a

a)     Interessi dei soggetti

b)     Interessi dei soggetti nella società dei media

c)     Rischio di arrivare a pensare che partire dagli interessi può portare a perder tempo per cui : "basta con gli interessi " per cui occorre essere più rigidi e partire dalle capacità. Occorre una riflessione seria che ci porti e ci aiuti a capire la relazione che connette , interessi , capacità , motivazione, percezione , attenzione all'interno di un contesto edin un'ottica ricorsiva .

La riflessione che ci suggerisce Antoine De La Garanderie sulla G. M. ci aiuta e ci consente di partire dal riconoscimento dell'altro , dei suoi potenziali  e dei suoi modi di procedere.

Occorre essere esigenti per capire come procede la mente nella conoscenza e nell'apprendimento.E' importante avviare un vero e proprio DIALOGO PEDAGOGICO che ci consenta di chiedere e di ottenere risposte a domande pertinenti . E' necessario partire dal RICONOSCIMENTO dell'altro ed ESIGERE delle risposte . Certamente tutto ciò , a partire dal dialogo pedagogico implica avere una PRATICA che parta da atti concreti e sia fondata su solide riflessioni teoriche.

2)      un altro malinteso su cui riflettere concerne la parola VISSUTO . Un incauto abuso di questa parola spesso opera una sorta di incantamento che genera autocompiacimento privo di una seria riflessione sul vero senso e sul valore "storico " di questa parola in rapporto ad un soggetto che apprende , specie se esso si trova in situazione di difficoltà .Cosa vuol dire , ad esempio , " star bene a scuola"?Far le cose solo secondo il tuo vissuto ? oppure entrare in conflitto con esso e con la realtà esterna , generando dissonanza , conflitto , ansia , fatica e non consente a nessuno di evolvere all'interno di un contesto.

3)      Terzo malinteso su cui occorre riflettere : LA MOTIVAZIONE : cosa connette , collega ,il pensiero , il ragionamento soggettivo con le esigenze esterne  e di un contesto .Per motivare occorre cercare ciò che collega in una struttura   complessa i soggetti con la realtà .In tutto ciò occorre essere consapevoli che esiste un rischio : quello del tradimento educativo , il tradire l'una o l'altra cosa o entrambe . Occorre intenzionalità , chiarezza ed assunzione di responsabilità nell'elaborare , all'interno di un lavoro sulla G.M . , sull'identità , un progetto educativo ; si tratta di una sfida che occorre affrontare , corresponsabilmente e consapevolmente .

4)      Altro malinteso . la LA PEDAGOGIA DEL SUCCESSO intesa come negoziazione tra elemento sociale ed elemento individuale che si confrontano all'interno di una condivisione. Occorre sempre cercare di imparare di più , essere nell'ottica socratica della maieutica e della continua ricerca. La ricerca di Antoine De La Garanderie connette realtà ,individualità, contesto e discipline ; la sua proposta è articolata con esse e su di esse , è in collegamento con i generi , gli stili , le differenze individuali e culturali e ci consente di mettere in campo le risorse intellettuali , organizzative , gestionali , comunicative , relazionali di cui ciascuno di noi dispone.

E' quindi necessario ed opportuno chiarirsi su questi malintesi per poter sperimentare poi la ricerca sulla gestione mentale.

C'è un collegamento molto forte sul quale è necessario riflettere : quello con Vygotsky e con il concetto di "area potenziale di sviluppo "ed ai nessi che ci sono tra concettualizzazione ed esperienza . l'una precede l'altra o sono in una relazione ricorsiva ?

Il concetto di Area prossimale di sviluppo ci rimanda alla domanda di fondo che come adulti educatori dobbiamo porci : " se queste sono le tue capacità , come possono aumentare all'interno di un contesto nel quale attraverso la mediazione didattica, la regia educativa , l'ascolto , il dialogo pedagogico queste tue capacità possono essere potenziate mediante degli aiuti ?Attraverso tali aiuti è possibile passare alla costruzione di un vero progetto di vita nel quale sia possibile restituire ai discenti la responsabilità del proprio apprendimento , della conoscenza , e della costruzione di un vero e proprio progetto di vita che parta dalle abitudini per arrivare a saperle utilizzare all'interno di un percorso  e non solo come chiavi di lettura ed autoriflessione sulla conoscenza e sulle abitudini evocative.In questo senso la G.M. ci consente di aiutare i soggetti verso l'autorganizzazione nel proprio progetto di vita.Tutto questo rivaluta anche il ruolo e la professione dell'educatore inteso come elemento di crescita per l'alunno in un processo di crescita.

Questo ci porta anche a dover riflettere sul fatto che avere una metodologia significa disporre di più metodi e strumenti , di un vero arsenale di ferri del mestiere che ci consentano di affrontare le situazioni più disparate e di farlo riducendo al minimo la fatica , la sofferenza ,il disagio anche di fronte di a sfide educative al limite .   


Ogni atto pedagogico , afferma Antoine De La Garanderie, dovrebbe partire dall'essere umano e mantenere questa dimensione per tutto il suo percorso. E' importante la marcatura e la preoccupazione di Andrea Canevaro sui malintesi nel lavoro sulla G.M. E' esattamente ciò che molti insegnanti incontrano nel loro agire pedagogico , organizzativo e didattico all'interno del sistema educativo. Occorre , dunque , saper prevedere bene la prospettiva e l'evoluzione del lavoro e renderne partecipi gli alunni. Prima di tutto occorre essere coscienti del fatto che l'apprendimento non è un addestramento , esso presuppone l'assunzione di una prospettiva di sviluppo e di evoluzione dei potenziali individuali di ciascuno.

Soprattutto il secondo malinteso . quello relativo al vissuto , riguarda la dimensione dell'insegnamento poiché ha a che fare con le nostre risorse personali poiché implica la presa di coscienza che esiste sempre una relazione tra il sé e l'altro.

Occorre anche riflettere sul valore dell'introspezione .E' importante che Andrea abbia ricordato il valore di Binet e delle sue ricerche sull'intelligenza ; Binet afferma che è centrale il ruolo dell'introspezione che ci consente di raggiungere e comprendere i processi complesi che consentono lo sviluppo di qualsiasi intelligenza e gli esseri umani possono essere studiati proprio mediante l'introspezione che presuppone anche di avere a disposizione adeguati strumenti scientificamente testati. Si tratta anche di non collocare l'introspezione in uno spazio vuoto ma di collocarla in una stretta correlazione con ciò che si vive  in un progetto educativo.

Occorre risalire a ciò che il soggetto vuole essere ed è necessario fargli prendere coscienza di ciò che fa e delle sue aspirazioni  facendo parlare il suo "io" ; questo per evitare a noi ed agli alunni di cadere nelle trappole dei malintesi che Canevaro evidenziava. E' importante anche predisporre situazioni in cui gli aiuti , i sostegni concreti siano intenzionalmente finalizzati allo sviluppo dei potenziali individuali atraverso l'introspezion; questa questione ha a che fare con quelle della mediazione didattica , della regia educativa e dell'organizzazione efficace  ( che dovrebbe coniugare e connettere tra loro parole come qualità , scientificità ,intenzionalità , piacere,ecc).

Per poter applicare questi principi di base è necessario avere ascolto,relazione , accoglienza, rispetto dei propri alunni e di chi ci sta di fronte.

Ciascuna disciplina , ciascun sapere , va accolto e riconosciuto nel suo statuto epistemologico e va affrontato dal punto di vista dei procedimenti mentali con cui ciascun bambino le affronta e delle sue abitudini evocative per capire come ciascun alunno procede nella percezione , nella comprensione , di quali aiuti ha bisogno nella mediazione didattica per evocare i dati e come li riordina nella mente .

La Gm ha degli strumenti che abbiamo predisposto per consentire ai soggetti che apprendono di procedere nella riflessione sulle proprie abitudini evocative ; tali procedure potranno divenire un vero e proprio progetto di apprendimento soggetto a contratti di natura pedagogica ( è forte qui il collegamento con i contrati pedagogici proposti dai Dunn e dalla pedagogia istituzionale).Tali progetti nella proposta metodologica della Gm e della Pedagogia Istituzionale consente a ciascun soggetto di progredire nello sviluppo di sé stesso.

Le ricerche di Canevaro ed Antoine de La Garanderie consentono a ciascuno di ;

  • comprendere
  • riflettere
  • immaginare
  • progettare

Una volta messi a fuoco gli elementi fondamentale che consentono la conoscenza

ciascuno può e deve prendere in considerazione le proprie abitudini per trasformarle in :

  • attitudini
  • conoscenze
  • competenze
  • abilità
  • risorse a cui attingere

Possiamo , in tal modo , attingere a queste risorse , a queste potenzialità per procedere a sviluppare anche il genio , la creatività di ciascuno attraverso il riconoscimento dei potenziali individuali di ciascuno.

Ci troviamo di fronte ad un modo particolare di essere al mondo che costituisce un arricchimento per tutti i soggetti attori del processo educativo .
La GM è sicuramente di aiuto ed è attuabile anche per soggetti con potenziali mentali deboli o evidenti limiti sensoriali.

Ed è con questa ottica che i test assumono una forte valenza pedagogica.

Certamente ci si trova a confronto con un mondo particolarmente arricchente per tutti anche per i soggetti con potenziali mentali cosiddetti insufficienti o deboli o con evidenti limiti sensoriali .

Come ci fa rilevare Marina Maselli , è importante la documentazione dei percorsi di G.M e la creazione di una rete di centri di documentazione.

Questo perché spesso ci troviamo di fronte a :

  • richieste di impiego di materiali di ricerca e documentazione sugli stili , specie in situazioni di difficoltà e disagio
  • richieste di riflessioni teorico \pratiche relative all'identità personale

Esistono dei NUCLEI TEMATICI sui quali poter riflettere :

      *  Riflettere sulla reciprocità tra insegnamento ed apprendimento che sono in una prospettiva interagente e ricorsiva   ( in questo senso sarebbe interessante ed utile recuperare la storia formativa dei docenti ).

  • Riconoscere , attraverso il dialogo pedagogico , le identità competenti (cosa sanno i ragazzi e come evocano viò che sanno ?quali sono le condizioni per una evocazione ?Come gestiscono ciò che sanno ? )
  • Valorizzare la propria storia  e le procedure d'indagine come persone e come scuola all'interno di un gruppo di riflessione e di ricerca per progredire nell'evoluzione della ricerca
  • Riconoscere e valorizzare gli errori degli alunni a scuola per capire come procedono mentalmente ( v Wittgwnstein  " non basta far constatare l'errore per evitarlo , occorre far capire e capire la via dell'errore ..."note sul ramo d'oro di Frazer )

E' importante anche dotarsi di alcune PAROLE CHIAVE :

  • Consapevolezza ( considerata come elemento base per l'individualizzazione degli apprendimenti ); ci consente distendere progetti , di cercare ed organizzare spazi , tempi , materiali , momenti e strumenti per l'ascolto reciproco ed il dialogo pedagogico ( che è da considerarsi come dato sempre provvisorio , mai definitivo ). Occorre , inoltre , chiedersi  sempre :

    a ) come funziona una lezione ;

   b )come affrontare gli imprevisti ;

        c) come organizzare l'aiuti reciproco ;

  d ) come stendere un contratto di lavoro con gli alunni .

  • Progettualità : intesa come idea di compiere un balzo in avanti ; saper precisare dei dati e proiettarli , mediante la memoria e le evocazioni in un futuro .In questo senso occorre scindere il progetto di superamento di un obiettivo dal progetto di vita : occorre porsi delle mete da superare anche con la riflessione e l'aiuto di esperti sui gesti mentali da compiere per affrontare un compito  riflettendo sulle proprie abitudini evocative , come abbiamo visto, intermini di : percezione , attenzione , memorizzazione , motivazione, costruzione di progetti di gestione mentale .
  • Dialogo : centrato sulle procedure utilizzate da chi insegna e chi impara ; attenzione al aftto che non si tratta di rubare spazio al'istruzione agli apprendimenti , alle discipline : ma di guadagnarlo con la riflessione sulle procedure mentali messe in atto .occorre chiedersi :

a)     cosa rende possibile la comprensione ?

b)     cosa facilita lo studio?

c)     Cosa è uno stile di studio ?

d)     Cosa è uno stile di apprendimento ?

e)     Esistono differenze tra stili di studio e di apprendimento ?

Sulla base di questi  nuclei tematici e di queste parole chiave è possibile stendere dei protocolli sui  , dei canovacci sui quali muoversi per la riflessione e la pratica della GM  tenendo conto della necessità di un confronto continuo ed aperto con :

  • alunni
  • colleghe \ i
  • formatori esperti
  • muoversi nell'ottica della rete tenendo conto della valenza della G.M. come mediatore nella formazione
  • porsi sempre delle domande legittime di cui non conosciamo la risposta e che ci portano sui sentieri della Ricerca - Azione

Alcuni esempi :

cosa pensano gli alunni di un lavoro sulla G.M. svolto nella scuola elementare

( Salò a. s. 1994\96 , intervista svolta nel 2000 dall'ins S. Filotico )

  • ROBERTA : Sono diventata più cosciente e so riflettere sul mio sviluppo mentale e fisico
  • ROBERTO : ho imparato a riflettere meglio su come imparavo e studiavo e so utilizzare meglio le mie energie
  • SIMONE  : ho capito che mi piaceva fare le cose praticamente e che mi stufavo a studiare cose astratte
  • STEFANO : ho capito che potevo essere bravo con le mani nei laboratori e così voglio diventare un bravo artigiano
  • MICHELE  : in classe mi stufavo e facevo casino , nei laboratori no , perché le mie mani erano abili ; così ho capito che dovevo fare qualcosa in cui potevo usare questa qualità , oggi studio per diventare un bravo artigiano.
  • CHIARA : mi hai insegnato la coscienza critica e la coscienza politica
  • GIULIO : tu avevi capito che io mentre disegnavo in classe prendevo appunti e che le mie poesie nascevano dai disegni che vacevo e che vedevo nella mente ; nella scuola elementare me lo lasciavate fare ed io mi sentivo abbastanza bravo ; popi nella scuola media me la sono cavata cosìe così , arrivato nella scuola superiore pensavano che giocassi , che non m'importava nulla della scuola e di quello che facevamo e mi hanno bocciato.

Di fronte a quest'ultima affermazione io, come insegnante ho pensato di cambiare mestiere .

Occorre quindi considerare queste riflessioni come qualcosa di non definitivo, di provvisorio, sul quale confrontarsi e ragionare.

Occorre guardarsi dal RISCHIO DI UNA ECCESSIVA FORMALIZZAZIONE DELLE CATEGORIE: Antoine De La Garanderie non ha mai affermato che esistano degli esseri umani visivi ed uditivi, esistono persone che hanno sviluppato delle abitudini mentali e che hanno imparato a gestirle.

Il nostro COMPITO,  come adulti educatori è quello di aiutare i nostri alunni a riconoscere queste abitudini ed a gestirle, sviluppandole .

In questo senso Antoine De La Garanderie parla di PROFILI e non di caratteri ed è in questa direzione che occorre orientare il lavoro di ricerca e di formazione per gli adulti educatori.Occorre non avere ricette e muoverci per fare in modo che lo scambio , il dialogo si attuino in luoghi in cui ciascuno possa far sbocciare ed evolvere le proprie potenzialità e possano essere relativizzate le grandi astrazioni sulle attitudini ed accettato e tollerato lo sforzo nello studio .

In tal modo possiamo avere un vero dialogo con gli alunni partendo dalla considerazione che è necessario guardarsi prima dentro e comprendere le proprie procedure per poi poter aiutare gli alunni a sapersi guardare dentro .  

Una buona metafora  possiamo trovarla nell'albero che per cercare la luce trova la linfa nelle sue radici per poi stendere i rami verso le zone più luminose;così anche noi possiamo evolvere e crescere trovando insieme i compiti da svolgere ; se un bambino comprende cosa occorre fare e come farlo di fronte ad un compito da svolgere e sa adoperare  queste sue abitudini mentali allora egli è anche in grado di trovare le motivazioni adatte per affrontare un lavoro scolastico ed extrascolastico. Pertanto non sono da prendere in considerazione tanto i desideri dei bambini ma,in particolare, gli strumenti, i ferri del mestiere per l'apprendimento di cui egli dispone.

Facciamo un esempio: il dettato:

  • spiegare bene quale è il compito d'affrontare e quali risultati ci si aspetta
  • Spiegare che occorre un ascolto attento al ritmo, al suono, alla tessitura della voce
  • Spiegare come è possibile migliorare l'ascolto, l'attenzione, la prestazione
  • Capire cosa è meglio per ciascuno per ricordare le parole
  • Invitare gli alunni ad ascoltare le parole e poi a pensare a come procedono per ricordarle dopo
  • Pensare cosa è meglio fare per ricordarla (vedere o sentire parole)
  • Crearsi nella mente un progetto su come procedere (es. guardare la parole o risentirle , poi fare lo spelling nella propria mente).

 Appunti convegno Mirano


Approfondimenti

Il dialogo pedagogico in classe

Oltre il cognitivismo

Tutti gli alunni possono riuscire

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