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Onoranze Funebri per le Funzioni Obiettivo? |
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O.F. per le F.O.? (Onoranze Funebri per le Funzioni Obiettivo?)
Se il Ministro non chiederà la delega anche sul CCNL per rinnovarlo con Decreto, tra tutta la materia contrattuale bisognerà affrontare anche il nodo delle funzioni obiettivo. A quel punto occorrerà aver sviluppato una riflessione-bilancio sui tre anni di vita di questa esperienza. Uno sguardo al recente passato Il principio ispiratore dello scorso CCNL individuava nelle risorse interne al mondo della scuola (in particolare nei docenti) il motore del cambiamento, il catalizzatore dei processi di qualificazione, efficacia, efficienza, valutazione. E si dava la possibilità al Collegio, sia pure con procedure non prive di qualche ambiguità e contraddizione, di individuare tra i docenti delle figure, che, per particolari esperienze professionali, di studio, formazione e ricerca, si ritenevano in grado di dare un valido contributo sui punti nodali del sistema scuola. I punti venivano riassunti nella quattro aree:
Nel CCNL si esprimeva l'accordo tra forze sindacali e governo, ma anche associazionismo professionale sui principi secondo cui:
- capacità di progettare, pianificare le proprie attività in funzione del miglioramento dell'offerta formativa; - sviluppo di servizi di sostegno alla qualificazione professionale dei docenti (aggiornamento, formazione, documentazione ecc.); - arricchimento dell'offerta formativa centrata sui bisogni degli studenti e del territorio; - sviluppo dei rapporti di collaborazione e rete con le altre scuole ed il territorio.
"Per la realizzazione delle finalità istituzionali della scuola in regime di autonomia, la risorsa fondamentale è costituita dal patrimonio professionale dei docenti, da valorizzare per l'espletamento di specifiche funzioni - obiettivo"(Art. 28 del CCNL/99) Ed ora?
Restano validi i principi ispiratori, perché non se ne vedono altri plausibili, forti, praticabili, sempre se non si vuole giocare allo sfascismo. Resta lo sfondo storico e sociale, il contesto che richiede di coniugare condivisione ed efficienza, partecipazione e funzionalità, diritti universali alla cultura e qualità del sistema formativo. L'esperienza pur breve delle F.O. , ancorché non monitorata-studiata-valutata, tra luci ed immancabili ombre, ha costituito una novità assoluta nella storia della nostra istituzione sempre incline al centralismo e alla considerazione del ruolo docente unicamente in funzione dell'insegnamento frontale. Essa è stata concreta testimonianza del fatto che:
Ma. Nonostante ciò sia attuale e costituisca un modo valido di rappresentarsi i processi e le loro proiezioni; Nonostante gli ingredienti per far crescere la consapevolezza, il protagonismo, la qualità della nostra scuola secondo il principio costituzionale del "diritto di tutti alla cultura" , e diritto di tutti alle "pari opportunità di cittadinanza";
Il governo bisogna prendere atto che l'attuale governo ha rotto quel patto sociale stipulato tra sindacati, associazionismo e la parte più accorta, sensibile e disponibile, diciamolo pure, professionalmente più qualificata, della scuola, patto che trovava il suo punto di equilibrio e di senso nell'AUTONOMIA e in una condivisa visione democratica della scuola e della società.
Gli atti (le parole sono spesso ambigue e piegate ad una funzione di propaganda) compiuti fin ora dal governo vanno purtroppo in direzione del tutto opposta. Opposta ad una visione democratica della scuola quando viene disegnato un governo neo-centralista che si sviluppa sull'asse gerarchico organigrammatico Ministro (governo)àDirigente regionaleàDirigente scolastico; asse privo di "contrappesi" democratici perché non si prevedono istanze di mediazione con organismi e realtà rappresentative del diritto di tutti i soggetti (insegnanti, personale, studenti, genitori, territorio), i quali, in ultimo (?), sono i protagonisti del sistema scuola, non quelli che passivamente lo subiscono. Nessuno disturbi il manovratore Che fine fanno le rappresentanze professionali e sociali nel nuovo Ddl sugli Organi delle istituzioni scolastiche? (Viene soppresso il termine "collegiale" perché sa di democrazia che a sua volta sa di paternalismo e demagogia!) § fuori del tutto il personale ATA, che, com'è noto, con la scuola non c'entra niente (!); § i docenti sono ridotti ad una rappresentanza quasi del tutto simbolica; § eliminato il Consiglio di classe; § marginalizzato il Collegio dei docenti. Dalla didattica alla gestione aziendale In pratica l'asse centrale che dà senso, motiva e muove la scuola viene spostato dal rapporto insegnamento-apprendimento (pedagogia e didattica) a quello economico, amministrativo e gestionale (aziendalismo). Che fine fanno le funzioni-obiettivo? In questo progetto del governo pare non abbiano molto senso né posto le F.O., perché mancano i presupposti che ne hanno motivato l'istituto, infatti: § l'AUTONOMIA è ridotta ad un simulacro formale con tutte le conseguenze che si possono facilmente immaginare; § cade il ruolo centrale del Collegio (forse bisognerà chiamarlo in altro modo perché richiama il termine collegiale bandito dal Ddl) di cui le F.O. sono espressione e a cui esse si rapportano; § il processo di sviluppo della scuola viene considerato non più autogeno, ma dipendente dall'esterno (organi politici, amministrativi, tecnici); § il monitoraggio e la valutazione sono posti all'esterno della scuola. E' facile prevedere che saranno assegnati più che alle motivazioni dei docenti ad un sistema di punizioni e premi di tipo aziendale operato da soggetti esterni. Prima conclusione L'istituto delle F.O. appartiene ad un progetto di scuola democratica, capace di riflessione critica ed autocritica, meritevole della fiducia nella possibilità di trovare principalmente al proprio interno le risorse occorrenti per il cambiamento. Una scuola che mantiene ferma la centralità dell'insegnamento-apprendimento rispetto alle altre istanze di sistema, che, pur importanti e necessarie, sono sempre di supporto. L'istituto delle F.O. appartiene ad una visione della funzione docente attiva, creativa, di alto profilo professionale e non un terminale di ordini dall'alto che piovono a cascata e la riducono ad un ruolo più o meno impiegatizio ed esecutivo. In tal modo la stessa libertà d'insegnamento viene ridotta ad una formula quasi del tutto vuota di senso. Seconda conclusione Alla fine possiamo dire che le sorti delle F.O. sono indissolubilmente legate al destino della scuola dell'AUTONOMIA, della libertà d'insegnamento, della funzione docente. In ballo non sono solo alcune migliaia di docenti, che alcune volte facendo bene, altre sbagliando, si sono tuttavia votati alla causa del miglioramento della scuola (non certo per 1.800.000 di vecchie lire). Discutibili ci sembrano le scelte per cui la scuola debba essere gestita da un amministratore delegato e dal suo spoils system (una volta si chiamava diversamente), secondo una concezione proprietaria delle istituzioni (chi è il proprietari dell'istituzione scolastica: il D.S., il D.R., il Ministro, il Governo?). Oppure il governo della scuola deve essere un servizio finalizzato al miglioramento dell'offerta formativa e conseguito con il consenso-partecipazione-collaborazione dei soggetti che "vivono" l'ambiente di apprendimento? Terza e finalmente ultima conclusione Riteniamo che ci sono molte ragioni per cui l'esperienza delle F.O., non solo continui, ma migliori superando i limiti che pure ha accusato, non tanto nell'impianto quanto nella gestione concreta e nell'interpretazione della funzione. Secondo noi, per migliorare questo istituto occorrerebbe fra l'altro: § definire meglio e standardizzare criteri e procedure di nomina; § ribadire, e, se si vuole, cominciare a regolamentare il ruolo di supporto, coordinamento, servizio alle attività che determinano la qualità della scuola dell'autonomia; § evitare che queste figure risolvano il loro ruolo nella collaborazione con il Dirigente (anche se con lui devono, comunque, collaborare, ma con la consapevolezza della peculiarità della propria funzione); § evitare il girare a vuoto, il tuttofare, la chiusura, l'isolamento, la "sindacalizzazione" della funzione; § evitare che le F.O. siano considerate dei piccoli benefici economici da far percepire egualitariamente a turno a tutti i docenti; che tra tutti è forse il modo che più squalifica l'istituto; § garantire momenti reali di confronto e coordinamento territoriale (altro che la formazione che è stata fatta finora, almeno a Brindisi, priva di un progetto, priva di obiettivi, e soprattutto incapace di costruire un tessuto relazionale e di rete che consenta un aiuto reciproco; una sorta di laboratorio territoriale permanente che, da un lato, porti lo scambio a livello della concretezza dei problemi, dall'altro, tiri fuori queste figure dagli infiniti particolarismi di scuola; § garantire momenti di monitoraggio, valutazione, orientamento e ri-orientamento a livello di scuola e a livello territoriale con il coinvolgimento di tutte le istanze rappresentative del mondo della scuola e sociale ed in particolar modo delle rappresentanze sindacali (è un istituto contrattuale) e dell'associazionismo professionale (è un'espressione dell'evoluzione, dell'arricchimento e qualificazione della funzione docente); § riconsiderare criticamente la fiducia, la fede a volte, che questi problemi si possano risolvere automaticamente con il solo strumento telematico (detto da chi crede molto nell'utilità delle ICT). Basta pensare al fallimento della formazione on line delle funzioni obiettivo e, non bastasse la prima esperienza negativa, adesso si ripete il copione con la formazione dei docenti neoassunti in ruolo. Si potrebbe cominciare con il discuterne. Cosimo De Nitto
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