Introduzione - Il programma - Sintesi dell'indagine PISA - Le competenze scolastiche dei quindicenni - Grafici indagine PISA
INTRODUZIONE
di Tiziana Pedrizzi
ricercatrice IRRE Lombardia

PISA è un’ indagine campionaria internazionale che dal 2000 coinvolge 32 paesi europei ed extraeuropei  e che mira a valutare in quale misura gli studenti di 15 anni, al termine della scuola dell’obbligo, possiedano le conoscenze e le competenze  necessarie per inserirsi in modo attivo nella società. Questa valutazione viene attuata attraverso la verifica dei  livelli raggiunti nelle abilità di lettura, matematica e scienze. Ogni tre anni, a rotazione, il focus dell’indagine viene posto su una delle tre aree e i risultati sono messi in correlazione con altre informazioni relative ad alcune caratteristiche della scuola e degli studenti  esaminati (genere, background familiare e sociale ecc..).

 I risultati di PISA 2000, resi noti nel dicembre 2001, hanno rivelato una situazione seriamente preoccupante per gli adolescenti italiani.

Alcuni dati per orientarci.

  • Su 32 Paesi partecipanti gli studenti italiani sono risultati ventunesimi nella lettura (comprensione di un testo non specialistico), ventitreesimi nelle prove scientifiche e pericolosamente vicini alla maglia nera in matematica : ventiseiesimi. 
  • Mediamente, nei Paesi più ricchi del pianeta, circa il 10 per cento dei ragazzi di quindici anni ha manifestato capacità molto elevate: comprensione di testi complessi, valutazione di informazioni, costruzione di ipotesi, mettendo a profitto conoscenze specializzate.  Il dato sale fino al 15-19 per cento in Australia, Canada, Finlandia, Nuova Zelanda e Regno Unito. L’Italia è lontana anni luce: appena il 5 per cento dei nostri ragazzi dimostra conoscenze e  competenze alte.E’ forse questo il punto più critico della nostra performance : attestati su livelli di mediocrità per le prestazioni medie e basse i nostri studenti lasciano desolantemente semivuota la fascia alta. I livelli socio-culturali superiori che in tutti i Paesi esprimono le capacità più alte qui rimangono a livello della mediocrità. Abbiamo dunque realizzato un egualitarismo al ribasso.
  • La situazione è peraltro anche sconfortante per quanto riguarda la percentuale dei ragazzi che in ciascun Paese si collocano al di sotto della media. Un paragone è significativo: in Finlandia sono  il 7 per cento, in Italia salgono al 19 per cento.
  • La scuola italiana non solo fallisce nel suo compito di istruire i ragazzi, ma non si fa nemmeno benvolere. L’Italia è infatti tra le nazioni dove è più alta la percentuale di studenti che ha in odio la scuola: oltre il 38 per cento.

L’OCSE azzarda un’individuazione dei fattori che maggiormente influenzano il rendimento scolastico: l’autonomia scolastica, il grado di autonomia dei presidi, l’importanza che gli insegnanti assegnano al successo scolastico, le alte aspettative che esprimono nei confronti dei loro studenti, l’impegno e il livello di soddisfazione che traggono dal loro lavoro, la relazione che hanno con i loro studenti, la disciplina in classe.

Di tutti questi elementi non c’è, a nostro avviso, adeguata consapevolezza nelle scuole e fra gli insegnanti. Per questo condividiamo il giudizio espresso da Norberto Bottani a conclusione del suo articolo “Le competenze scolastiche dei quindicenni” (Il Mulino, n.2, 2002): “ Fatalismo e rassegnazione non sono scusabili: questo mi sembra il messaggio pcipale del PISA. Prima di scaricare le responsabilità dei pessimi risultati sulle spalle di altri, dunque, sarebbe bene ponderare quale sia il peso e la responsabilità della scuola. “

Un colpevole disinteresse

 Mentre molti Paesi, venuti in possesso dei risultati fin  dal luglio 2001, si sono subito attivati per analizzarli e hanno redatto su di essi significativi rapporti ( presentati, come da protocollo, nel dicembre dello stesso anno), in Italia tutto tace.

Soltanto il 28 Maggio 2002 si è avuta una presentazione pubblica dei risultati a cura  dell’Associazione TREELLE. Prima, solo qualche notizia di stampa in dicembre, pochissimi articoli su riviste specializzate, e un’ interessante, ma non riprodotta, comunicazione al Convegno di Milano di Liberal dell’aprile 2002.

Assuefazione ad esiti  mediocri del nostro sistema formativo ormai costantemente evidenziati dalle indagini internazionali? Mitridatizzazione alimentata dallo scetticismo sulla attendibilità di valutazioni derivanti da indagini giudicate troppo quantitative e “fredde” ( prima ancora di conoscerle)? Autismo e riaffermazione di orgoglio nazionale in chiave anti-modernizzazione ?

C’è da domandarsi se questi atteggiamenti siano così profondi e diffusi nel ventre molle della scuola italiana da far sì che il livello istituzionale ed accademico debba ad essi conformarsi.

Eppure non mancano negli ultimi tempi  segnali in controtendenza: la disponibilità ampia della scuole al Progetto Pilota di Valutazione dell’ Invalsi (2800 volontarie e molte in fila su un totale di circa 10.000) e l’interesse vivace e persino eccessivo (perché non ben orientato) sui temi dell’accreditamento regionale e della certificazione di qualità.

Un nuovo ruolo per le Regioni

E’ importante sottolineare che  ora la partecipazione a questo tipo di indagine internazionale si sta aprendo anche per le singole Regioni italiane. Tutte le regioni sono state infatti recentemente invitate a seguire l’esempio di alcune singole regioni e Lander europei che avevano già avviato nel 2000 tale esperienza, affiancandosi ai campioni nazionali. Infatti solo una partecipazione quantitativamente significativa permette un’ analisi attendibile dei dati per i singoli territori dei diversi paesi.

Anche in funzione di questa nuova prospettiva, riteniamo che  oggi sia molto importante che gli insegnanti  italiani conoscano a fondo questo tipo di indagine.

L’importanza di superare antichi pregiudizi

Solo la diretta conoscenza può consentire di superare molti dei pregiudizi che vengono solitamente espressi dagli insegnanti su queste ricerche.

PISA è infatti interessante anche per la sua impostazione.

I posti cui siamo relegati non derivano da risultati di test chiusi di tipo nozionistico, ma al contrario -come dimostrano gli esempi di alcune prove qui tradotte-  da domande che potremmo definire di analisi,  di collegamento e di approfondimento, secondo un’ impostazione che è sempre stata  il cavallo di battaglia, almeno dichiarato, della scuola italiana.

Per tutto questo pensiamo che questo dossier possa essere di grande utilità per i  colleghi e per tutti coloro che si interessano di scuola, un dossier che risulta particolarmente prezioso per il contributo di analisi e di approfondimento fornitoci da uno dei massimi esperti internazionali in materia, Norberto Bottani, al quale va il ringraziamento di tutti noi.