Tecnologie
Didattiche
(Dibattito -
in due battute -)
a cura di Donatella Persico,
Istituto Tecnologie Didattiche
partecipano:
Chris
Bell, Department of Continuing Education, University of Plymouth
Vittorio Midoro, Istituto Tecnologie Didattiche, CNR
Alistair
Thomson, Scottish Council for Ed. Technology, St. Andrew's College of
Education
Lydia Tornatore, Ist. di Pedagogia, Università di Firenze
Diciamo subito che questo altro non è che un surrogato
di un dibattito sul tema "che cosa sono le tecnologie didattiche".
Come "prima battuta", ho invitato ciascuno dei partecipanti
a farmi pervenire il proprio parere circa il significato dell'espressione
Tecnologie Didattiche (Educational Technology in inglese). I vari contributi
sono stati quindi tradotti (1) e spediti a tutti coloro che avevano
aderito all'iniziativa, con la richiesta di una "seconda battuta",
ossia di reazioni, commenti e critiche rivolte alle definizioni degli
altri. I vincoli dettati dai mezzi di comunicazione disponibili (posta
normale, posta elettronica e FAX), dai problemi linguistici e dallo
spazio a mia disposizione su TD mi hanno costretto ad accontentarmi
di un paio di battute, con precisi limiti di lunghezza. In alternativa,
avrei volentieri organizzato, se avessi potuto, una tavola rotonda con
questi ed altri esperti del settore, magari fornendo a loro, e agli
ascoltatori, quel pesce della "Hitch-hikers' guide through the
Galaxi" che guarisce dalla sindrome della torre di Babele consentendo
a chiunque di comprendere qualunque lingua. Ma una volta organizzato
un dibattito "vero", avrei comunque potuto pubblicarlo soltanto
su una rivista multimediale, ma non su questa...
Ma come è nata l'idea del dibattito? Nel corso delle
riunioni del comitato di redazione di TD è stato espresso l'auspicio
che da questo primo numero emergesse una varietà di punti di vista sulle
Tecnologie Didattiche tale da costringere il lettore a estrapolarne
una definizione generale molto ampia, che concili le diverse interpretazioni.
Sarebbe stato infatti piuttosto riduttivo lasciar emergere
una visione delle Tecnologie Didattiche che le identifichi ad esempio
con le applicazioni dell'elaboratore in campo formativo, da un lato,
o con una branca della psicologia cognitiva, dall'altro.
Ma questa ampia interpretazione del termine non è unanimemente
accettata, soprattutto nel nostro Paese, neppure da quelli che si considerano
gli addetti ai lavori.
E allora, perché non mettere le varie opinioni direttamente
a confronto?
Gli esperti che ho invitato a partecipare provengono
da contesti culturali e lavorativi diversi: informatici, psicologi,
pedagogisti, tecnologi didattici, sia italiani sia stranieri. Non a
caso l'accordo maggiore regna tra Thomson e Bell. Entrambi formatisi
in Gran Bretagna (anche se Scozzesi e Inglesi ci tengono a non essere
considerati connazionali!) hanno a lungo insegnato nella scuola, prima
della "metamorfosi" in tecnologi didattici. Lydia Tornatore,
pedagogista, mi ha sorpreso con una definizione che tende a dare più
peso alla parola "Tecnologie" che non alla parola "Didattiche".
Vittorio Midoro è, prima di tutto, un ricercatore, e questo emerge chiaramente
dalla sua definizione che include riferimenti alle problematiche aperte,
prima ancora che alla pratica quotidiana (ma d'altro canto, quale pratica
quotidiana, nel nostro sistema scolastico?). Da notare, infine, come
nessun portavoce del punto di vista puramente informatico abbia partecipato
al dibattito. E' un peccato, perché il ruolo dell'elaboratore e della
tecnologia in genere nell'ambito delle tecnologie didattiche è sicuramente
un punto controverso che avrebbe potuto dare adito a posizioni fortemente
contrapposte.
Prima Battuta
Dove a ciascun partecipante è richiesto di definire
cosa intende per Tecnologie Didattiche
Chris Bell
Quando mi fu chiesto di mettere nero su bianco su che
cosa pensavo riguardo a questo argomento, decisi di mettere alle strette
diversi colleghi della mia università con questa domanda. Oltre ai soliti
grugniti e alle reazioni del tipo "quale tecnologia?", emergeva
il fatto che non esisteva proprio una cosa del genere. La "Tecnologia"
sì e la "didattica" forse"; ma le "tecnologie didattiche"
mai". Non mi furono di grande aiuto purtroppo.
Incoraggiati ad andare avanti, la maggior parte degli
intervistati iniziarono a parlare in tono piuttosto apologetico di lavagne
luminose, di televisione, del servizio di riproduzione dell'università
e dell'onnipresente computer. All'udire la parola computer gli sguardi
di molti si illuminarono in quanto costoro pensavano di essere finalmente
sulla buona strada. Qualcuno nominò i tecnici che vengono a sostituire
le lampadine delle lavagne luminose e di strumenti simili, mentre uno
pensava che il personale del nostro studio televisivo fosse formato
da "tecnologi didattici".
Lasciamo perdere il punto di vista degli insegnanti
universitari. Forse i "tecnologi didattici" non hanno svolto
un marketing adeguato, forse sono stato ingannato a lungo quando studiavo
per la specializzazione in "tecnologie didattiche"; forse
la questione della natura delle tecnologie didattiche è più complessa
di quanto i miei colleghi credano.
Un secondo punto di partenza è stata la richiesta di
una definizione alle organizzazioni che dichiarano di occuparsi di "tecnologie
didattiche". Due di queste hanno fornito le seguenti definizioni:
"Lo sviluppo, l'applicazione e la valutazione
di sistemi, tecniche e strumenti per migliorare il processo di apprendimento
nell'uomo"(2).
"Un modo sistematico di progettare, implementare
e valutare l'intero processo di apprendimento e insegnamento in termini
di obiettivi specifici, basato sulle ricerche nel campo dell'apprendimento
e della comunicazione umana e che utilizza un insieme di risorse umane
e non umane per ottenere un insegnamento più efficace" (3).
E' chiaro quindi che se uno crede a queste "definizioni"
piuttosto complesse, le tecnologie didattiche devono essere qualcosa
di più delle macchine, del software e dei vari arnesi utilizzati negli
ambienti di insegnamento/apprendimento. Che cosa sono dunque le "tecnologie
didattiche"? Si tratta pressappoco dell'hardware e del software
(nel senso più ampio del termine) utilizzato nell'insegnamento e nell'apprendimento;
ma è anche moltissimo di più. E' un campo che attiene e attraversa trasversalmente
molte discipline e che ricorre alla psicologia, alla sociologia, alla
teoria della comunicazione, alle teorie dell'apprendimento, alla ricerca
sui media, all'antropologia, alla statistica e a molti altri campi.
Riguarda la progettazione e la valutazione del processo
di insegnamento/apprendimento (nota l'uso preciso della parola "apprendimento").
Riguarda l'analisi sistematica delle esigenze dell'apprendimento e il
loro collegamento a teorie pertinenti (a un sapere non troppo teorico!)
allo scopo di ottimizzare l'apprendimento stesso. E' un approccio razionale
di tipo problem-solving per rispondere ai bisogni e alle esigenze dell'educazione;
un modo critico e sistematico di pensarla.
L'applicazione delle tecnologie didattiche può portare
all'uso di macchine, ma le tecnologie didattiche in quanto tali non
riguardano le macchine.
Nella migliore delle ipotesi, dunque, le tecnologie
didattiche sono fondamentali per il miglioramento dell'educazione; per
rispondere ai bisogni degli studenti e per adattare il sistema a questi
bisogni. Forse avremmo bisogno di un maggior numero di educatori specializzati
in tecnologie didattiche!
Vittorio Midoro
Le tecnologie didattiche riguardano la definizione
e lo sviluppo di modelli teorici e la messa a punto di metodologie e
di sistemi tecnologici per risolvere problemi riguardanti l'apprendimento
umano in situazioni finalizzate e controllate. Le soluzioni a tali problemi
assumono la forma di risorse per l'apprendimento, cioè risorse progettate,
realizzate o selezionate con lo scopo esplicito di favorire l'apprendimento.
Tali risorse coinvolgono tecnologie, materiali didattici, strutture
e persone.
Ciò che caratterizza le tecnologie didattiche è l'approccio
sistematico e interdisciplinare che, mutuando conoscenze da settori
differenti (psicologia cognitiva, informatica, pedagogia, comunicazioni,
etc.) le integra in un sistema complesso, controllato e finalizzato
al raggiungimento di specifici obiettivi formativi.
Da un punto di vista strettamente tecnologico, la ricerca
nel settore delle tecnologie didattiche si focalizza oggi in modo prevalente
su alcune tecnologie hardware e software che appaiono particolarmente
promettenti per la didattica come ad esempio multimedia e hypermedia,
telematica, telecomunicazioni, intelligenza artificiale. Tuttavia il
settore delle tecnologie didattiche non è ristretto esclusivamente alle
applicazioni di queste tecnologie, ma riguarda anche aspetti metodologici,
organizzativi e progettuali relativi alle diverse fasi dei processi
didattici e allo studio dell'innovazione didattica attraverso la tecnologia
in specifici ambiti disciplinari.
Alistair Thomson
Prima di poter dire che cosa sono le tecnologie didattiche
dobbiamo riuscire a dire dove sono, e cioè distinguere le tecnologie
"didattiche" da quelle che non lo sono. Dovremmo tentare cioè
di arrivare a una definizione delle tecnologie didattiche attraverso
una concordanza fra esempi di loro applicazioni e non invece partire
da una definizione e conseguentemente categorizzare le attività.
Procederò all'identificazione delle tecnologie didattiche
nel primo modo, attraverso un aneddoto.
Un mio amico aveva l'auto guasta. Tentò di ripararla
ma le sue conoscenze in materia erano assai limitate: svuotò i posacenere,
riempì il serbatoio dell'acqua del tergicristalli ma l'auto continuava
a non funzionare. La portò quindi dal meccanico.
Il meccanico aprì il cofano e guardò. Lo sguardo preoccupato
e dubbioso che attraversò il suo volto lasciò intendere che si trattava
di un guasto serio e probabilmente anche costoso da riparare. Borbottando
e scuotendo la testa il meccanico si avviò verso l'officina e dopo aver
rovistato per un po' emerse con un gran martello. Ritornò all'auto,
prese la mira e assestò una gran botta nel vano motore. Il guasto fu
così riparato.
La spesa fu di dieci sterline. "Lei ha solo dato
una martellata", disse il mio amico, "come mai la spesa è
così elevata?".
Il meccanico rispose "Le ho addebitato cinquanta
pence per l'uso del martello e il resto per aver saputo dove colpire
".
Dove risiede la tecnologia che ha permesso la riparazione?
Si tratta del martello, del meccanico o dell'uso del martello da parte
del meccanico?
Penso che l'analogia con l'uso delle tecnologie nella
didattica sia piuttosto stretta. Non sto dicendo che si debba costringere
i nostri figli ad apprendere a martellate (ciò è stato già tentato e
non funziona molto bene, anche se non è del tutto inefficace!). Possiamo
quindi porci una domanda analoga: quando per esempio il computer viene
usato con profitto in un ambiente didattico, dove risiedono le tecnologie
didattiche? Sono nell'insegnante, nel computer, nel software, nelle
interazioni fra l'utente e il software, o nel discente?
Non credo che i computer abbiano un qualche attributo
che li rende intrinsecamente didattici: la loro applicazione è di tipo
generale. Lo stesso dicasi per il video interattivo, il proiettore di
diapositive sincronizzato, i filmati e i video e anche la carta, la
penna e il gesso. Nessuno di questi è intrinsecamente didattico. Faccio
quindi presente che le tecnologie didattiche non sono un attributo di
"tecnologia", le parole con cui molti utenti si riferiscono
all'hardware. E' l'applicazione dell'hardware che comporta l'uso delle
tecnologie didattiche. Per esempio l'uso del Macintosh e di Claris Works
per scrivere questa robaccia non è un esempio d'uso delle tecnologie
didattiche; lo è invece l'uso di questo stesso Mac con lo stesso software
per illustrare l'uso della clipboard. Se si vuole che sia efficace,
l'applicazione di uno strumento (in questo caso il martello) necessita
però di conoscenza ed esperienza le quali a loro volta si basano su
decisioni ed azioni da parte del tecnologo. Sono appunto queste decisioni
ed azioni che costituiscono la prova specifica dell'applicazione delle
tecnologie didattiche, e non quindi la presenza di hardware e software.
Ciò significa che un insegnante che usi un ambiente
video interattivo sofisticato che aiuti a spiegare la tettonica a placche
sta certamente applicando le tecnologie didattiche. E se poi l'insegnante
passa alla lavagna (ancora ne esistono nelle scuole) e usa il gesso
per elencare le caratteristiche più importanti del movimento delle placche
sta ancora usando le tecnologie didattiche.
Ciò porta a definire le tecnologie didattiche come
un insieme di abilità, conoscenze e competenze che consenta e aiuti
il processo didattico. Coloro che pensano alle tecnologie didattiche
come necessariamente legate alla "tecnologia" saranno ovviamente
delusi da questa definizione.
(Quindi il meccanico che usò il martello aveva ragione
a chiedere così tanto per aver saputo dove colpire.)
Lydia Tornatore
Con l'espressione "tecnologie didattiche"
si intende di solito riferirsi a strumentazioni e strategie dell'insegnare
e dell'apprendere che siano non solo frutto diretto di progresso tecnologico
ma anche, più ampiamente, espressione di modi di pensare e di affrontare
i problemi propri dell'ambito del sapere tecnologico. Ne deriva la difficoltà
ad adoperare tale espressione come descrittiva piuttosto che valutativa,
tale cioè da suscitare reazioni pregiudiziali di apprezzamento o di
diffidenza.
Il problema di una accezione di "tecnologie didattiche"
che non sia troppo vaga o troppo restrittiva è un aspetto del più generale
problema di un assetto del sapere pedagogico: sono in questione infatti
sia competenze di "filosofia dell'educazione" sia competenze
che hanno il proprio ambito specifico nella ricerca psicologica e psicopedagogica
sui processi di insegnamento-apprendimento; sono in questione anche
competenze relative ai processi di innovazione nella scuola ed ai loro
condizionamenti. Quando diventi parte integrante di un complessivo discorso
pedagogico e di una articolata pianificazione operativa la ricerca in
materia di "tecnologie didattiche" può avere sviluppi di vasta
portata ai fini dell'elaborazione di progetti didattici avanzati.
Seconda Battuta
Dove a ciascuno sono richieste reazioni, commenti e
critiche alle definizioni degli altri
Chris Bell
Difficile generalizzare disponendo di soli quattro
contributi, è tuttavia incoraggiante vedere che tutti adottano una "definizione"
ampia di tecnologie didattiche e rifuggono dal troppo angusto,restrittivo
e assai diffuso punto di vista basato sulla tecnologia. E' anche molto
incoraggiante riuscire a contare la parola 'apprendimento' almeno 30
volte e rilevare l'attenzione per un approccio basato su problemi. E
tutto ciò senza che gli autori fossero in contatto fra di loro!
L'affermazione di Vittorio che le attività legate alle
tecnologie didattiche riguardano "situazioni finalizzate e controllate"
non mi trova d'accordo. Le tecnologie didattiche dovrebbero essere vive
e vegete in tutte le attività di apprendimento organizzate e non soltanto
in quelle di natura più particolarmente sperimentale. Ancora, trovo
difficile vedere come le tecnologie didattiche possano essere considerate
da un "punto di vista strettamente tecnologico".
Infine, le tecnologie didattiche sono in buona salute?
Forse no se si considera il numero di corsi di formazione su quest'argomento,
o il numero di offerte di lavoro che le citano. Ma forse questo è il
segno del vero successo. Forse il meglio delle tecnologie didattiche
è ormai parte integrante della pratica didattica. Mi piacerebbe pensarlo,
ma...
Vittorio Midoro
In questo dibattito siamo tutti d'accordo su alcuni
punti:
le tecnologie didattiche possono coinvolgere strumenti
tipici del mondo della comunicazione (computer, sistemi multimediali,
telecomunicazioni, radio, cinema, fotografia, stampa etc.) ma non si
identificano con essi.
Le tecnologie didattiche possono richiedere l'applicazione
delle tecnologie della comunicazione a situazioni didattiche, ma non
si esauriscono nello studio di queste applicazioni.
Ogni tecnologia è costituita da processi e sistemi
volti alla produzione di una classe di manufatti. Nel caso delle tecnologie
didattiche il problema è complesso, perché questa classe di manufatti
riguarda gli ambienti di apprendimento (che inglobano, abilità, conoscenza
e expertise che consentono di assistere il processo di apprendimento
(Thomson)). Per essere efficace un ambiente di apprendimento deve sfruttare
conoscenze mutuate da una pluralità di scienze che cercano di far luce
sui meccanismi dell'apprendimento umano e che vanno ad esempio dalla
psicologia cognitiva all'intelligenza artificiale, dalla pedagogia all'epistemologia,
dalla teoria della comunicazione all'informatica (Bell). Questo ambiente
didattico potrebbe richiedere l'uso di macchine, ma potrebbe anche prescinderne
e continuare ad essere un prodotto delle tecnologie didattiche (Bell,
Thomson). Tuttavia credo che oggi chi si occupa di didattica debba conoscere
e saper sfruttare i principali strumenti (materiali e concettuali) delle
moderne tecnologie dell'informazione e ciò perché alcune esigenze formative
(formazione a distanza, formazione continua etc.) sono affrontabili
in modo efficace ricorrendo al loro uso.
Nelle tecnologie didattiche lo studio delle caratteristiche
degli ambienti di apprendimento si intreccia strettamente con le problematiche
riguardanti i processi e i sistemi per la loro produzione. Le tecnologie
didattiche si caratterizzano per l'approccio sistematico al processo
di produzione dei sistemi didattici. In questo senso è condivisibile
l'affermazione che "... le tecnologie didattiche sono espressione
di modi di pensare e di affrontare i problemi propri dell'ambito tecnologico"
(Tornatore).
Le Tecnologie Didattiche possono essere uno strumento
importante nell'innovazione del sistema scolastico italiano. "Ci
vorrebbero più "educationalist" competenti in tecnologie didattiche"
(Bell). Vero!. .Ma qui in Italia in quali facoltà lo diventano?
Alistair Thomson
Vittorio affronta due punti suscettibili di commento.
Con il primo definisce le risorse per l'apprendimento come risorse progettate,
realizzate o scelte allo scopo di favorire l'apprendimento. Ciò è assolutamente
corretto ed opportuno averlo presente quando si leggono i contributi
a questo dibattito. Rafforza anche la mia affermazione che le tecnologie
didattiche riguardano il processo di progettazione, realizzazione (e
cioè applicazione) o selezione. La mia sola obiezione sul pezzo di Vittorio
è l'uso del termine innovazione. Mentre lo studio dell'innovazione è
importante, ed è perseguito nel campo delle tecnologie didattiche spesso
a scapito dell'educazione , io non credo che l'innovazione sia un ingrediente
essenziale.
Temo invece che Lydia si sia collocata all'estremo
opposto rispetto a me mettendo la tecnologia per prima nelle sue affermazioni.
Dice che le tecnologie didattiche "...sono il frutto del progresso
tecnologico", mettendo così saldamente il carro davanti ai buoi.
Sfortunatamente, molti esperti di tecnologie didattiche si preoccupano
troppo della tecnologia e troppo poco dell'educazione e ciò perpetua
il problema.. L'aver incluso un riferimento al sapere tecnologico mi
lascia perplesso: perché quest'ultimo dovrebbe essere più importante
del sapere musicale per esempio?
Chris ovviamente ha colpito nel segno (deve aver usato
il martello del meccanico). Sono totalmente d'accordo con lui il che
mi dispiace perché è inglese. La sua ultima frase rende perfettamente
l'idea - molto bene, Chris!
Lydia Tornatore
Mi pare che i diversi interventi concordino soprattutto
su due questioni:
1) la "educational technology" non riguarda
soltanto alcune tecnologie. Fermo restando che su questo punto non si
insisterà mai abbastanza, rimane il fatto che la formulazione stessa
di tale tesi va incontro a qualche difficoltà, come risulta evidente
nell'enunciato di Thomson: "Those who like to think of educational
technology as necessarily involving 'technology' will be disappointed
by this definition" dove risulta chiaramente come la parola 'technology'
cambi di significato se seguita da 'educational'.
2) La "educational technology" ha carattere
interdisciplinare. Qui la questione interessante potrebbe essere la
presenza o meno, tra i settori di ricerca in questione, della pedagogia.
Se si intende per 'pedagogia', in senso lato e al di là di tutte le
possibili differenziazioni (il termine inglese corrispondente è education),
lo studio di problemi educativi, mi pare si aprano quattro possibilità:
a) la "educational technology" utilizza contributi di campi
specifici di ricerca pedagogica; b) la "educational technology"
non può prescindere da orientamenti in materia di educazione che non
sono propri della pedagogia nel suo complesso; c) la "educational
technology" è un modo di far pedagogia ("a way of thinking
systematically and critically about education", come dice Bell)
che viene a soppiantare precedenti modi di far pedagogia, o a contrapporsi
a modi attuali che siano in contrasto con l'approccio tecnologico; d)
la "educational technology" va considerato un settore di ricerca
pedagogica, ovviamente interdisciplinare.
Prima di andare avanti vorrei osservare che in italiano
si suole rendere l'espressione inglese 'educational technology' con
'tecnologie didattiche', operando due cambiamenti: il passaggio dal
singolare al plurale e la sostituzione di 'educational' con 'didattico'.
L'espressione 'tecnologie didattiche' è restrittiva
rispetto a 'educational technology'; l'uso del plurale accentua la restrizione,
facendo pensare alla costituzione di insiemi di competenze relativi
ognuno all'uso di uno specifico apparato tecnologico.
Personalmente preferirei si parlasse di 'tecnologia
dell'educazione' (in analogia a 'educational psychology', che è prevalentemente
reso con 'psicologia dell'educazione'). All'uso del termine 'tecnologia'
è difficile rinunziare, anche se è bene non dimenticare che si tratta
di un termine che ha molti usi e può di conseguenza risultare equivoco.
Detto questo, ritornerei sulle quattro alternative
che riguardano la questione 2). La a) e la b) risultano scarsamente
significative; la c) e la d) non sono forse in opposizione come potrebbe
sembrare. Certo la c) appare particolarmente impegnativa: si dovrebbe
contare sul fatto che l'aggettivo 'educational' impegni ad evitare restrizioni
e unilateralità.
Per quanto riguarda le indicazioni relative all'ambito
di ricerca della 'educational technology', mi pare occorra guardarsi
da due estremi: vanno evitate le formulazioni restrittive, ma vanno
pure evitate le formulazioni troppo ampie. E' appunto in vista di questo
secondo rischio che l'alternativa d) mi sembra preferibile all'alternativa
c). Se si considera la 'educational technology' come un modo di far
pedagogia, è difficile trovare il giusto equilibrio tra formulazioni
irrimediabilmente vaghe e formulazioni arbitrariamente restrittive.
L'alternativa d) consente invece di proporsi determinazioni ragionevolmente
precise in un ambito che non pretende di esaurire la tematica pedagogica.
Note
(1) - Traduzioni di Giovanna Caviglione, Istituto per
le Tecnologie Didattiche, CNR
(2)
- National Council for Educational Technology (UK)
(3) - Commission on instructional technology (USA)