La sindrome del burn-out
Alcuni autori lo identificano con lo stress lavorativo specifico delle
helping professions, altri affermano che il burn-out si discosta dallo
stress per la depersonalizzazione, cui esso dà luogo, che è
caratterizzata da un atteggiamento di indifferenza, malevolenza e di cinismo
verso i destinatari della propria attività lavorativa.
Il burn-out può anche essere inteso come una strategia particolare
adottata dagli operatori per contrastare la condizione di stress lavorativo
determinata da uno squilibrio tra richieste/esigenze lavorative e risorse
disponibili. Comunque esso va inteso come un processo multifattoriale
che riguarda sia i soggetti che la sfera organizzativa e sociale nella
quale operano.
Il concetto di burn-out (alla lettera essere bruciati, esauriti, scoppiati) è stato introdotto per indicare una serie di fenomeni di affaticamento,
logoramento e improduttività lavorativa registrati nei lavoratori
inseriti in attività professionali a carattere sociale. Questa
sindrome è stata osservata per la prima volta negli Stati Uniti
in persone che svolgevano diverse professioni daiuto: infermieri,
medici, insegnanti, assistenti sociali, poliziotti, operatori di ospedali
psichiatrici, operatori per linfanzia.
Attualmente non esiste una definizione universalmente condivisa del termine
burn-out. Freudenberger è stato il primo studioso a usare il termine
burn-out per indicare un complesso di sintomi, quali logoramento,
esaurimento e depressione riscontrati in operatori sociali americani.
Successivamente Cherniss con burn-out syndrome definiva la
risposta individuale ad una situazione lavorativa percepita come stressante
e nella quale lindividuo non dispone di risorse e di strategie comportamentali
o cognitive adeguate a fronteggiarla.
Secondo Maslach, il burn-out è un insieme di manifestazioni psicologiche
e comportamentali che può insorgere in operatori che lavorano a
contatto con la gente e che possono essere raggruppate in tre componenti:
esaurimento emotivo, depersonalizzazione e ridotta realizzazione personale.
Lesaurimento emotivo consiste nel sentimento di essere emotivamente
svuotato e annullato dal proprio lavoro, per effetto di un inaridimento
emotivo del rapporto con gli altri. La personalizzazione si presenta come
un atteggiamento di allontanamento e di rifiuto (risposte comportamentali
negative e sgarbate) nei confronti di coloro che richiedono o ricevono
la prestazione professionale, il servizio o la cura. La ridotta realizzazione
personale riguarda la percezione della propria inadeguatezza al lavoro,
la caduta dell'autostima ed il sentimento di insuccesso nel proprio
lavoro.
Il soggetto colpito da burn-out manifesta sintomi aspecifici (irrequietezza,
senso di stanchezza ed esaurimento, apatia, nervosismo, insonnia), sintomi
somatici (tachicardia, cefalee, nausea, ecc.), sintomi psicologici (depressione,
bassa stima di sé, senso di colpa, sensazione di fallimento, rabbia
e risentimento, alta resistenza ad andare al lavoro ogni giorno, indifferenza,
negativismo, isolamento, sensazione di immobilismo, sospetto e paranoia,
rigidità di pensiero e resistenza al cambiamento, difficoltà nelle relazioni con gli utenti, cinismo, atteggiamento colpevolizzante
nei confronti degli utenti). Tale situazione di disagio molto spesso induce
il soggetto ad abuso di alcool o di farmaci.
Gli effetti negativi del burnout non coinvolgono solo il singolo lavoratore
ma anche lutenza, a cui viene offerto un servizio inadeguato ed
un trattamento meno umano.
Dagli studi presenti in letteratura e multifattoriale a determinare il
quale concorrono: variabili individuali, fattori socio-ambientali e lavorativi.
Per linsorgenza del burnout possono avere importanza fattori socio-organizzativi
quali le aspettative connesse al ruolo, le relazioni interpersonali, le
caratteristiche dellambiente di lavoro, lorganizzazione stessa
del lavoro.
Inoltre sono state studiate le relazioni tra variabili anagrafiche (sesso,
età, stato civile) e insorgenza del burn-out. Tra queste letà
è quella che ha dato luogo a maggiori discussioni tra i diversi
autori che si sono occupati dellargomento. Alcuni sostengono che
letà avanzata costituisca uno dei principali fattori di rischio
di burn-out mentre altri ritiene invece che i sintomi di burnout sono
più frequenti nei giovani, le cui aspettative sono deluse e stroncate
dalla rigidezza delle organizzazioni lavorative.
Tra gli specialisti quelli più a rischio per il burn-out sono quelli
che operano nellambito della medicina generale, della medicina del
lavoro, della psichiatria, della medicina interna e delloncologia.
I risultati sembrano quindi indicare una polarizzazione tra specialità
a più alto burn-out, dove spesso ci si occupa di pazienti
cronici, incurabili o morenti, e specialità a più
basso burn-out, ove i malati hanno prognosi più favorevole.
Linsorgenza della sindrome di burn-out negli operatori sanitari
segue generalmente quattro fasi. La prima fase (entusiasmo idealistico)
è caratterizzata dalle motivazioni che hanno indotto gli operatori
a scegliere un lavoro di tipo assistenziale: ovvero motivazioni consapevoli
(migliorare il mondo e se stessi, sicurezza di impiego, svolgere un lavoro
meno manuale e di maggiore prestigio) e motivazioni inconsce (desiderio
di approfondire la conoscenza di sé e di esercitare una forma di
potere o di controllo sugli altri); tali motivazioni sono spesso accompagnate
da aspettative di onnipotenza, di soluzioni semplici, di successo
generalizzato e immediato, di apprezzamento, di miglioramento del proprio
status e altre ancora.
Nella seconda fase (stagnazione) loperatore continua a lavorare
ma si accorge che il lavoro non soddisfa del tutto i suoi bisogni. Si
passa così da un superinvestimento iniziale a un graduale disimpegno.
La fase più critica del burn-out è la terza (frustrazione).
Il pensiero dominante delloperatore è di non essere più
in grado di aiutare alcuno, con profonda sensazione di inutilità
e di non rispondenza del servizio ai reali bisogni dellutenza; come
fattori di frustrazione aggiuntivi intervengono lo scarso apprezzamento
sia da parte dei superiori che da parte degli utenti, nonché la
convinzione di una inadeguata formazione per il tipo di lavoro svolto.
Il soggetto frustrato può assumere atteggiamenti aggressivi (verso
se stesso o verso gli altri) e spesso mette in atto comportamenti di fuga
(quali allontanamenti ingiustificati dal reparto, pause prolungate, frequenti
assenze per malattia.
Il graduale disimpegno emozionale conseguente alla frustrazione, con passaggio
dalla empatia alla apatia, costituisce la quarta fase, durante la quale
spesso si assiste a una vera e propria morte professionale. Prof. Antonello
Bellomo
specialista in psichiatria e psichiatria forense
Università di Foggia
Dal
sito www.medicigaleno.org
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Altre
risorse
Burnout (prof. Gennaro Iasevoli Università di Napoli)
'Burnout', se l'insegnante scoppia è il disagio psichico il male dei prof
Burnout e patologia psichiatrica negli insegnanti
Burn out: cause, sintomi, prevenzione Burn-out:
un lavoro che brucia Sindrome
di burn-out: cause e strategie di prevenzione
La
prevenzione del burn-out
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