Curricolo


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Curricolo

Curricolo può essere:

  1. l'intero corso degli studi ovvero un suo segmento particolare (scuola primaria, secondaria o universitaria, media inferiore/superiore, liceo classico/scientifico/ ecc.), costituito dalle discipline (in una con i tempi a quelle destinati) che, per ogni anno di corso, vengono insegnate;

  2. una branca del "sapere", un territorio della conoscenza, guardato attraverso le sue strutture epistemologiche (oggetto o interesse di studio, contenuti e argomenti significativi, nuclei concettuali, linguaggi e procedure di studio, ricerca, ecc.);

  3. il cosiddetto "programma" scolastico della medesima disciplina (espresso dal testo ministeriale, ma anche, nel concreto, dai sussidiari, dai manuali, dai libri di testo);

  4. l'insieme organizzato e articolato delle proposte formative e degli interventi didattici di un istituto, di un gruppo di classi, di una determinata classe (con l'indicazione dei tempi, dei metodi, dei contenuti d'insegnamento e, secondo alcuni, anche degli obiettivi di conoscenza, di abilità, di saper essere da far conseguire).

* CURRICOLO
il curricolo è il "corso degli studi" che tutte le scuole autonome devono predisporre sulla base di "standard di competenza" che verranno fissati gradualmente dal Ministero della Pubblica Istruzione. Quindi, a guidare le scelte delle scuole per quanto riguarda la predisposizione dei curricoli, non saranno più le "materie" (come avviene ora), ma saranno le capacità e le abilità che gli studenti dovranno dimostrare di aver acquisito al termine degli studi "per mezzo" delle materie. In altri termini, agli studenti si chiederà di dimostrare di sapere, fare, essere con le conoscenze acquisite durante il corso degli studi, non tanto di sapere la matematica, la storia, il greco, ecc. Tant'è che in alcune scuole si stanno già sperimentando "nuovi saperi" come: le comunicazioni di massa; una lingua straniera (si potrà cominciare dalla scuola materna con la prima lingua e dalla media con una seconda...) ; i linguaggi (musicale, artistico, audivisivo, telematico ecc.); gli studi sociali (storia, geografia, ecologia, sociologia ecc.). Le scuole autonome hanno il dovere di adattare i programmi nazionali, introducendo queste o altre nuove forme di conoscenza nei loro curricoli per completare la formazione che intendono impartire agli allievi: tali "nuovi saperi" potranno essere opzionali (cioè scelti soltanto da alcuni studenti) o integrativi (cioè obbligatori per tutti) e potranno, in parte, sostituire alcune parti delle materie tradizionali di quella scuola. Si capisce come, in questo contesto, sia estremamente importante per le scuole dotarsi di un sistema di orientamento degli alunni (magari in rete con famiglie, ASL ed Enti Locali) e di personale competente in queste nuove forme di conoscenza...

* Curricoli differenziati: sono i curricoli che una istituzione scolastica può attivare variando le opzionalità all'interno delle discipline e attività alternative ed integrative nell'ambito dello stesso piano di studi. I curricoli differenziati devono essere indicati nel POF.

IL CURRICOLO



Mariella Spinosi

Prima dell'autonomia

Sembrerebbe che la diffusione del termine curriculum, nel mondo dell'educazione, sia avvenuta in Inghilterra intorno al Settecento quando incominciarono i primi tentativi di regolarizzare il corso degli studi (cfr. Oxford Dictionary). Successivamente questo termine ha assunto connotazioni differenti secondo il tipo di ricerca, di analisi e di cultura dei diversi paesi in cui è stato utilizzato.

L'idea del curricolo come consapevolezza delle variabili che entrano in gioco nella costruzione delle conoscenze, ovvero di un curricolo non centrato esclusivamente sugli aspetti disciplinari (oggetto/cultura) o sugli intenti istituzionali (programma nazionale), ma anche sul soggetto e sull'offerta formativa della scuola (programmazione/P.E.I./P.O.F.), quindi come un sistema integrato, si incomincia a delineare già a partire dal 1959, cioè dall'anno della Conferenza di Woods Hole negli Stati Uniti su cui lo stesso Bruner (uno dei maggiori promotori) riferì in un testo tradotto in italiano con il titolo "Dopo Dewey"1. Qui, si incominciava ad avvertire la necessità di trasferire nei curricoli scolastici lo spirito di ricerca continua che caratterizza le scienze utilizzando il contributo della ricerca psicologica più avanzata nel settore dell'apprendimento-insegnamento2.

Il curricolo, come elaborazione di obiettivi, contenuti, metodi, materiali e verifica o come sistema di decisioni affidato alle responsabilità degli insegnanti e della scuola, trova la sua collocazione storica nei paesi anglosassoni proprio a causa della mancanza, fino al 19883, di un piano programmatico di tipo pedagogico e scientifico da applicare su tutto il territorio nazionale.



Possibili definizioni

Prima della approvazione del Regolamento dell'autonomia organizzativa e didattica (25-2-1999), il concetto di curricolo poteva tradursi, in generale, come un itinerario di formazione individuale attraverso l'esperienza di vita, di studio e di attività; oppure come la totalità delle opportunità culturali delle esperienze verificabili in termini comportamentali e possibilmente spendibile a livello personale, sociale e nel mondo del lavoro; o anche come un indistinto di problematiche istituzionali, organizzative, pedagogiche e didattiche della scuola.

Se cerchiamo di capire meglio come il termine sia stato utilizzato in passato, dagli anni Sessanta in poi, registriamo altre interpretazioni, anche se nessuna di esse può essere considerata esauriente rispetto ai nuovi compiti che la scuola italiana è chiamata a realizzare: 

C'è una visione istituzionale essenziale, identificabile con l'idea del CORSO DI STUDI: la sua durata, la sua articolazione in periodi ed unità, il regime degli esami, le certificazioni, tutti gli aspetti strutturali della scuola. 
Un'accezione riduttiva, ma abbastanza frequentata nelle scuole superiori, considerava molto semplicemente il curricolo come l'insieme delle DISCIPLINE e dei rispettivi CONTENUTI che connota un corso di studi. 
Nel segmento primario, invece, prevaleva l'idea di un insieme di operazioni attraverso le quali la scuola, o meglio un gruppo di insegnanti, PROGETTA le proprie attività riservate ad un numero limitato di allievi (classe o gruppo) al fine di conseguire obiettivi prefissati e verificabili. 
In un vecchio testo di Stenhouse del 1977 si leggeva che un curricolo è un tentativo di comunicare i principi e le CARATTERISTICHE essenziali d'una proposta educativa in forma tale da restare aperto a qualsivoglia revisione critica e suscettibile di un'efficiente conversione in pratica4. 




Con il regolamento dell'autonomia



È il Regolamento dell'autonomia che sposta le sintesi delle ricerche sul curricolo da logiche possibiliste e dialettiche ad interpretazioni più tecniche ed operative, da scelte concettuali costruite sulle diverse scuole di pensiero a definizioni fondate sulla normativa.

In un allegato di una bozza provvisoria, quella del 4 agosto 1998, era riportata e definita la terminologia essenziale impiegata nel Regolamento, tra cui anche il termine curricolo e curricoli differenziati. Anche se nel documento recentemente approvato non compare tale allegato5, può comunque essere utile prenderlo in considerazione, non certo come indicazione normativa, ma come lettura di un intento. Il curricolo era stato, qui, definito come piano di studi proprio di ogni scuola, in continuità con quella visione che negli anni passati, pur presente, era però considerata estremamente riduttiva, anche perché, in regime di programmi e ordinamenti nazionali, poche e marginali potevano essere le diversità tra i piani di studio delle singole scuole. La spiegazione terminologica del glossario continua con ulteriori specificazioni: Nel rispetto del monte ore stabilito a livello nazionale, ogni istituzione scolastica compone il quadro unitario in cui sono indicate le discipline e le attività fondamentali definite a livello nazionale, quelle fondamentali alternative tra di loro, quelle integrative, nonché gli spazi di flessibilità. I curricoli differenziati sono indicati come quelli che una istituzione scolastica può attivare, variando le opzionalità all'interno delle discipline e attività alternative ed integrative, nell'ambito dello stesso piano di studi.. La precisazione, inoltre, che tali curricoli devono essere indicati nel piano dell'offerta formativa, conferisce ad essi un'identità pubblica e, in quanto tale, sottoposta al controllo sociale, essendo il P.O.F. un atto reso pubblico e consegnato agli alunni e alle famiglie.

Si evince chiaramente l'evoluzione concettuale che il termine ha subito contestualmente con l'evoluzione del modello formativo italiano. 



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1 J.S. Bruner, Dopo Dewey. Il processo di apprendimento nelle due culture, Armando, Roma, 1976.

2 Per l'approfondimento di questi concetti ed in maniera particolare dei problemi relativi al curricolo si consiglia la lettura del testo di C. Pontecorvo - L. Fusé, Il curricolo: prospettive teoriche e problemi operativi, Loescher, Torino, 1981.

3 È l'anno in cui in Inghilterra è stata promulgata la legge di riforma dell'istruzione per mezzo della quale sono stati elaborati, per la prima volta, programmi per tutto il territorio nazionale.

4 L. Stenhouse, Dalla scuola del programma alla scuola del curricolo, Armando, Roma, 1977, pp. 18/19. 

5 La proposta di un Glossario interpretativo dell'autonomia suscitò un coro di proteste. Molti ritennero che avrebbe ridotto questioni complesse, appartenenti alla cultura pedagogico-didattica, in formule troppo semplificate di natura giuridico-amministrativa.


*Da "Raccomandazioni per l'attuazione delle Indicazioni Nazionali per i "Piani di Studio Personalizzati" nella scuola primaria. Bozza del 24 luglio 2002"

Curricoli. La parola curriculum (sott. studiorum) è latina. Gli Inglesi se ne sono appropriati da tempo per indicare il Piano degli Studi proposto, nelle diverse scuole, per la maturazione degli allievi. La tradizione anglosassone dell'autonomia delle scuole e la mancanza, in questa cultura, almeno fino al 1988, della nozione di curriculum nazionale, ha fatto sì che, nel nostro Paese, la parola curriculum abbia cominciato a circolare, anzitutto, come un termine inglese (da qui la traduzione italianizzata in curricolo, al posto di mantenere l'originaria grafia latina); in secondo luogo, assumesse un significato antagonista alla parola Programma; e solo, infine, indicasse le scelte educative e didattiche concretamente adottate dai docenti nelle diverse realtà scolastiche per corrispondere in maniera più pertinente alle differenze territoriali, sociali e culturali di provenienza degli allievi.

Riflessioni sul curricolo

Bibliografia sul curricolo

Un curricolo per la competenza linguistica

 

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