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Professionalità
La professionalità dei docenti10 tesi (provvisorie) sulla professionalità docente La professionalità degli insegnanti: lo scenario culturale Professione docente: evoluzione e rivincita di un mestiere tradito Il profilo professionale docente nella scuola dell'autonomia (un confronto con gli altri paesi europei) 110 indicatori per l'insegnante competente Approfondimenti nella sezione del sito dedicata alla Formazione dei docenti Autonomia della professione docente nella didatticadi Lucia Frigerio Se il processo di apprendimento-insegnamento è funzione precipua della scuola nel suo complesso, chi lo presiede nel suo attuarsi e divenire è essenzialmente il docente in classe. Che la professionalità docente si possa esplicare e vivere in modi articolati e vari, definiti in base a diverse competenze e funzioni, sia nell'ambito del complessivo sistema scuola sia all'interno di ogni singola unità scolastica, è opinione ormai largamente condivisa ed anche, seppur in parte, sperimentata. Il dossier di questo numero della rivista, dedicato agli atti del convegno del maggio scorso, testimonia lo stato del dibattito e dell'elaborazione a proposito della pluralità di ruoli e di figure che nella scuola dell'autonomia potranno essere riconosciute e promosse. Ma il contributo di PRAGMA alla definizione della professionalità del docente è significativo e prezioso proprio perché, accanto alla riflessione sul sistema e sulla sua organizzazione, porta avanti un confronto e un approfondimento della "professione docente in classe" da più parti data per scontata, se non anche sottovalutata nella sua oggettiva complessità. Sosteneva Freud, che pure in classe non c'era mai stato se non come alunno, che una delle tre professioni "impossibili" in quanto mai perfettamente riuscite, è quella dell'educatore (genitore o insegnante che sia), le altre due sono, per la cronaca, quella di governare e di psicoanalizzare. Perché è così difficile, oltre che interessante, il mestiere dell'insegnante? Quali competenze richiede? Come si formano queste competenze? Queste sono le questioni nodali del dibattito sulla professione docente in classe che PRAGMA da sempre propone e riguardo alle quali intende segnalare alcuni punti di riflessione e di dibattito fra gli insegnanti. Il docente in classe gioca la sua professione in tre ambiti diversi: quello della conoscenza della disciplina di insegnamento, quello della competenza tecnica di generare apprendimento tramite strategie e strumenti adeguati, e quello della capacità relazionale di conoscere e di gestire i rapporti personali. Ed è soprattutto in quest'ultimo ambito, quello relazionale, che si decide il risultato definitivo quando i soggetti in apprendimento sono individui in età evolutiva. È vero che la capacità relazionale è un fattore di qualità universale, come ben sanno anche manager e dirigenti, ma in classe la relazione non è tra pari e richiede all'adulto una capacità di tenuta, solida e insieme tollerante, che non si acquisisce in modo meccanicistico e neppure una volta per tutte. E quando la classe è composta da alunni che stanno vivendo una delle fasi più delicate della loro crescita, perché stanno abbandonando il mondo infantile per la ricerca del proprio assetto nel mondo adulto, le cose si fanno più complesse. E ancora più lo diventano quando gli alunni arrivano a scuola con un bagaglio di insicurezze, di difficoltà e di disagi che ne compromettono l'apprendimento. Al docente quindi deve essere garantita una formazione di qualità in tutti gli ambiti della sua professione. Deve poter approfondire e rielaborare i contenuti della disciplina che insegna, in un tempo e con un lavoro che vanno promossi e riconosciuti. Deve arrivare a padroneggiare tecniche di insegnamento diverse e mirate alle varie situazioni, e per questo necessita di una formazione specialistica. Deve coltivare una competenza relazionale attenta e matura perché questa gli consentirà di applicare in modo proficuo tutte le altre sue capacità. Nella scuola che vogliamo la professionalità del docente in classe va curata, valorizzata e riconosciuta perché essa determina in modo sostanziale l'efficacia del processo di apprendimento - insegnamento. (dal sito: http://www.rivistapragma.it/pragma/dieci/1.htm )
La professionalità docente fra innovazione e corresponsabilità educativaAgnese Cattaneo Una recente indagine rivolta a insegnanti e dirigenti scolastici della Lombardia sui temi del disagio a scuola e della formazione atta a sviluppare le competenze per affrontarlo con successo 1 offre lo spunto per una serie di riflessioni sui temi, quanto mai attuali e delicati, della diffusione dell'innovazione didattica e dello sviluppo professionale degli insegnanti. Ecco, in estrema sintesi, alcuni dei principali snodi critici affrontati nel volume pubblicato al termine della ricerca . Il mondo della scuola è oggi costretto a confrontarsi quotidianamente con sfide sempre nuove: la crescente complessità e instabilità del contesto in cui insegnati e dirigenti si trovano ad operare tende ad acuire l'incertezza degli esiti auspicati e l'onerosità dell'impegno richiesto per perseguirli, e implica un costante perfezionamento degli strumenti professionali di cui tali figure dispongono. Nel caso degli insegnanti, accanto alla solida padronanza dei contenuti disciplinari si rendono necessarie una non minore abilità nel gestire e modulare in maniera differenziata le forme e i modi con cui il sapere può essere comunicato e trasmesso, nonché la capacità di cogliere le specificità dei contesti e delle situazioni e di adattare conseguentemente il proprio operato. Per far questo, il docente deve riferirsi ai modelli professionali consolidati, al bagaglio culturale posseduto e all'esperienza pregressa non come ad un catalogo dal quale attingere la soluzione di volta in volta confacente bensì come ad un patrimonio condivisibile con il quale confrontarsi dinanzi all'originalità di ogni nuova situazione. In altri termini, ciò significa interpretare la funzione docente secondo categorie analoghe a quelle del problem-solving e della ricerca; in tale direzione dovrebbero muovere, strategicamente e concretamente, le politiche di formazione degli insegnanti e quelle organizzative del sistema scolastico, sinergicamente con quelle dei sistemi sociale e produttivo. Le considerazioni maturate a commento dei vari riscontri osservati nel corso dell'indagine aiutano a corroborare e a specificare progressivamente l'assunto fondamentale - suffragato dalla riflessione scientifica e richiamato dall'esame critico dell'esperienza – della corresponsabilità di tutti gli interlocutori implicati in un percorso formativo. Spesso gli insegnanti attribuiscono caratteristiche di eccezionalità e di unicità alle situazioni incontrate nello svolgimento del proprio lavoro, e sperimentano un vissuto di relativo isolamento nell'affrontarle: ciò costituisce un inevitabile fattore critico poiché tende a inibire la messa in gioco delle competenze professionali specifiche, alimenta la spirale negativa del senso di insoddisfazione e inadeguatezza, ostacola la maturazione di uno spazio di sviluppo per un sapere pratico da consolidare e condividere . E' 1 L'indagine sul tema “Il disagio in classe: percezione del problema e formazione degli insegnanti” è stata svolta tra il Novembre 2004 e il Maggio 2005 da un'équipe di ricerca dell'Università Cattolica di Milano, sotto la direzione scientifica della prof.ssa R. Viganò. Dunque è importante che l'insegnante si consideri non un attore isolato, bensì parte attiva di un “sistema scuola” in grado di supportare le scelte compiute dalle diverse componenti e di indirizzarne l'operato secondo un'ottica di miglioramento e di innovazione . Un istituto scolastico può infatti diventare luogo ove il cambiamento si costruisce, collettivamente eprogressivamente, a condizione che quanti in esso operano dispongano di margini di manovra sufficienti per elaborare progetti e azioni risolutive. Tali margini di manovra, inizialmente individuali (l'autonomia di ogni insegnante), più recentemente istituzionali (l'autonomia dell'istituto), hanno da essere messi in comune affinché se ne accresca l'efficacia. Da qui l'importanza della trasferibilità delle esperienze messe in atto ai diversi livelli della realtà scolastica. La responsabilità individuale si fa con ciò collettiva e pone ciascuno dinanzi all'obbligo professionale di rendere conto del proprio agire ai colleghi, così come l'istituto deve rendere conto al sistema dell'impiego della sua autonomia relativa. Tale sviluppo induce il sistema ad elaborare nuove procedure per assicurare che l'autonomia accordata all'istituto non generi indebolimento nella qualità della formazione e per identificare con chiarezza i bisogni dell'istituto medesimo, allo scopo di assumere misure di discriminazione positive per assicurare una ripartizione equa dei mezzi, proporzionata alle situazioni e ai progetti. Analogamente può dirsi riguardo all'istanza fondamentale dello sviluppo continuo delle professionalità della scuola, nella circolarità fra teoria e pratica, azione e formazione. Si delinea un'idea di formazione come dimensione qualificante la professionalità medesima nel suo quotidiano esercizio e sviluppo, piuttosto che come supporto, iniziale o continuo, che la affianca ma non la innerva intrinsecamente. Vi è pertanto necessità e urgenza di nuove concezioni e nuove modalità di formazione continua, la quale può scaturire da un insieme di forme d'interazione e di cooperazione fra ricercatori, formatori e insegnanti impegnati in progetti comuni di messa a punto e di diffusione di innovazioni didattiche, rinvigorendo così con slanci e direzioni strategiche magari già percorse ma bisognose di riconsiderazione come, fra altre, la ricerca-azione, la pratica riflessiva e i progetti di istituto. La sperimentazione avviata attraverso il Progetto Gold Train costituisce a nostro avviso un esempio altamente significativo dei risultati che possono essere raggiunti attraverso simili interazioni tra insegnanti di scuole diverse e – non secondariamente - tra insegnanti ed esperti del mondo dell'educazione e della formazione. La prospettiva di riferimento è data dall'avvio e dal consolidamento di una learning organization a cui partecipino tutti i soggetti implicati ai vari livelli, la quale persegua la sinergia delle competenze professionali presenti per assicurare qualità all'azione e tenda a riconoscere eventuali altri snodi problematici ai quali orientare ulteriori progetti di cambiamento. Riferimenti Bibliografici V IGANÒ R., Scuola e disagio: oltre l'emergenza. Indagine nella scuola lombarda , Milano, Vita & Pensiero, 2005
Per approfondire G ATHER T HURLER M., Le projet d'établissement: quelques éléments pour construire un cadre conceptuel, in Pelletier G. (ed.), Autonomie et décentralisation en éducation: entre projet et évaluation, Montréal, Ed. de l'AFIDES, 2001 A LTER N., L'innovation: un processus collectif ambigu, in Alter N. (ed.), Les logiques de l'innovation – Approche pluridisciplinaire, Paris, La Découverte , 2002
(dal sito : http://www.bdp.it/lucabas/lookmyweb_2_file///Articolo_Cattaneo2.pdf )
La professione docente: funzione educativa, culturale, etica, sociale e aspetti giuridici.A. Porcarelli (coordinatore), S. Cicatelli, A. Madeo, A. Morandin
Premessa
La professione docente presenta un'identità articolata e complessa, in cui si intrecciano diverse variabili. Il cuore dell'attività dell'insegnante sta nella dimensione educativa del suo compito, fondata sulla tensione ideale a “prendersi cura” della persona nella sua globalità, facendosi carico sia dei suoi “bisogni” (talora mutevoli e contingenti), sia delle più profonde esigenze connesse alla dignità della persona come tale: quello che Maritain chiama “personalismo educativo integrale” può considerarsi il nostro orizzonte ideale di riferimento, che coinvolge l'azione didattica, la relazione educativa, il rapporto con i colleghi, i genitori, l'organizzazione del sistema scolastico e la cultura in genere. La modalità specifica con cui l'insegnante realizza tale compito passa attraverso la sua interpretazione dell'azione didattica: l'insegnante educa insegnando, perché è in grado di cogliere il valore formativo dei diversi saperi e delle discipline, di metterne in luce il valore antropologico e di favorire il contatto tra i mondi vitali degli allievi e gli universi culturali di coloro che hanno elaborato forme di conoscenza significative. Tra i bisogni delle persone che crescono vi è infatti quello di essere aiutati nell'opera grandiosa e delicata della maturazione di un insieme di strutture mentali e di pensiero, nel contesto di una determinata cultura, che le giovani generazioni incontrano grazie al lavoro di quelle che le hanno precedute. Un luogo (la scuola) in cui ciò avviene in modo istituzionale ed esplicito, con l'impegno di persone (gli insegnanti) che a questo dedicano la loro vita e gli sforzi della loro intelligenza, riveste un valore strategico essenziale per la realizzazione delle finalità educative. Perché ciò possa trovare un' adeguata attivazione non bastano gli appelli alla buona volontà dei singoli, ma occorre una coscienza generalizzata della differenziazione fondamentale a livello istituzionale della funzione docente, cui sono state attribuite mansioni sempre più ampie e complesse con modalità di tipo “sommatorio”, mentre sarebbe necessario un approccio di tipo organico e strutturale, tale da modificare la qualità e la valenza della professione docente. Universalmente riconosciuta - da sempre - è la precipua funzione culturale, mediante la quale le nuove generazioni vengono in contatto con il patrimonio di conoscenze e di valori elaborati dalle generazioni che le hanno precedute e vengono poste in grado di inserirsi in tale processo quali soggetti attivi. A tale funzione si collega l'insieme delle aspettative sociali nei confronti della professione docente che oggi risultano - paradossalmente - molto alte, a fronte di una bassa considerazione della professionalità degli insegnanti (come categoria complessivamente presa).
I termini del problema
Sul piano dell'identità professionale della categoria è in corso un processo di evoluzione che dipende dall'evoluzione complessiva del sistema di istruzione e formazione, iniziato già da alcuni anni ed ancora in fase di assestamento. Ciò ha comportato la crescente richiesta di nuove competenze per gli insegnanti: alle tradizionali competenze di tipo culturale e didattico (che restano comunque al centro della professionalità) si sono aggiunte competenze che da sempre hanno fatto parte del patrimonio professionale degli insegnanti e che la contingenza storica in cui ci si trova ad operare ha reso più evidenti: competenze educative , sottolineate anche da specifici progetti del Miur (le cosiddette "educazioni"), competenze organizzative , particolarmente evidenziate dalla cultura dell'autonomia, competenze progettuali , derivanti dalla capacità propria di ogni insegnante di operare in modo organizzato e consolidate da decenni di sperimentazioni sul campo, competenze valutative , sul versante educativo, docimologico e di sistema, competenze relazionali , sempre più necessarie a fronte delle nuove esigenze sia delle giovani generazioni sia della comunità scolastica e del contesto in cui opera, competenze comunicative , sul piano verbale, non verbale, iconico e multimediale. Il passaggio stesso - reso necessario nella scuola dell'autonomia - dalla logica del programma/programmazione alla costruzione di curricoli/piani di studio (ora anche personalizzati), modifica in modo significativo le modalità con cui ogni docente può progettare e organizzare il proprio lavoro. Sul piano della collocazione sociale si è detto che le attese nei confronti della scuola in genere e degli insegnanti in particolare sono elevatissime: sia sul piano culturale, che su quello educativo, quasi che la scuola potesse farsi carico di tutte le contraddizioni che la nostra società non riesce a risolvere. Dall'altro lato il basso livello retributivo, la scarsa - o nulla - possibilità di vedere uno sviluppo professionale riconosciuto, contribuiscono a configurare il quadro di una professionalità non adeguatamente valorizzata rispetto alle elevate aspettative sociali.
Problematizzazione
Non sembra semplice trovare una strada sicura nell'ingorgo delle tematiche che abbiamo accennato, ma possiamo suggerire alcune direttrici di marcia che partono da obiettivi prioritari: Far emergere principi e convinzioni personali, che stanno alla base della professione di ciascuno (ethos), e metterli in relazione con la “mission” della scuola, anche per elevare il tono del dibattito, portandolo al di sopra delle mere questioni giuridico-contrattuali. Individuare strategie per ricostruire o rivitalizzare profonde motivazioni alla cura del sé professionale, superando preventivamente il disagio connesso in parte ad un certo rifiuto dei cambiamenti ed a difficoltà relazionali, in parte al logoramento psicologico dovuto alla quantità/complessità di oneri avvertiti come estranei alla propria esperienza professionale, spesso disorganici, talvolta improduttivi e non gratificanti. Offrire ai docenti l'opportunità di spazi di riflessione, di "ossigenazione", quale parte integrante della professionalità per recuperarne la disponibilità a gestire i cambiamenti in atto. Prendere coscienza della propria identità di comunità professionale che opera come soggetto culturale e promuove il coinvolgimento dell'intero corpo professionale, anche con il sostegno delle Associazioni professionali. Si auspica una maggiore attenzione in tal senso da parte del M.I.U.R., mentre è importante che le Associazioni stesse si muovano per consolidare i rapporti con le Direzioni Scolastiche Regionali, come l'UCIIM ha già fatto in diverse regioni. (?) Sollecitare - nei diversi interlocutori istituzionali - una logica di comportamento coerente, centrata sulla definizione dell'identità del docente, valorizzando il suo ruolo sociale, anche per favorire l'emergere e l'esprimersi di una coscienza etica della categoria.
Proposte per la discussione
Che cosa possono fare i singoli docenti e che cosa l'UCIIM come Associazione per delineare un nuovo stile di convivenza scolastica, intesa come “comunità educante”? Quali possono essere le strategie per valorizzare al meglio la dimensione “professionale” dell'insegnante? Ha senso pensare ad “organismi di autogoverno” della categoria, per analogia con il ruolo esercitato dal CSM per la Magistratura ? Può essere importante elaborare un Codice Deontologico per gli insegnanti ? La definizione di un Codice Deontologico come si può confrontare con il quadro istituzionale che regola la professione docente? Il CD può essere considerato un'opportunità o un rischio? Può andare a sostituire o integrarsi con altri documenti (quali e come?)? Quali sono le strategie più opportune per la formazione degli insegnanti ? Come trasformare o utilizzare la formazione quale occasione di motivazione o rimotivazione professionale? A chi compete occuparsi della formazione nelle diverse “stagioni” della docenza? Quale ruolo può avere l'Università e quali le Associazioni professionali? In che termini è possibile e giusto parlare di un'articolazione della professione docente : c ome evoluzione di funzioni o di ruolo? Quali possono essere - di conseguenza - i più idonei meccanismi di sviluppo professionale? Quale ruolo possono avere le Associazioni Professionali in genere e l'UCIIM in particolare?
Riferimenti bibliografici
Professionalità docente: atti del Convegno di Caserta, La Scuola e l'Uomo, n.5/6 2003 Moscato M.T , I nuovi bisogni di formazione nella costruzione dei curricoli degli insegnanti , La Scuola e l'Uomo n. 8/9, 2002, pp. 235-250. Moscato M.T., Un sistema formativo e di sviluppo per la professionalità docente , La Scuola e l'Uomo n. 2/3 - 2002, pp. 47-52. Annali dell'Istruzione n. 2-3 /2002 Per un codice deontologico degli insegnanti (I documenti e le proposte del gruppo di lavoro) Porcarelli A ., Progettare modelli di formazione per gli insegnanti , pubblicato nel sito INDIRE - sezione per la formazione dei docenti titolari di Funzione Obiettivo, area a cura dell'UCIIM,a.s.2001-2002 URL: http://www4.bdp.it/funzioniobiettivo/associazioni2002/uciim/porcarelli/porcarelli.htm Cicatelli S., L'identità degli insegnanti italiani , La Scuola e l'Uomo n. 3 - 2001, pp. 83-85. Corradini L. - Macchia G. - Milletti A. - Cicatelli S., Professione docente e autonomia delle scuole , La Scuola , Brescia 2001. Corradini L. - Porcarelli A., - Sacchi G. - Sciolla M.T., Quale formazione continua per i docenti? , La Scuola e l'Uomo n. 7 - 2000, pp. 200-206.
(dal sito: http://www.uciim.sicilia.it/DOWNLOAD/Porcarelli%20-%20La%20professione%20docente%20.doc )
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