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110 INDICATORI PER
L'INSEGNANTE COMPETENTE

di Claudia FANTI*

Insegno alla scuola elementare e il mio "compito" di oggi è leggervi alcuni indicatori riguardanti la nostra funzione, e poi fare qualche commento. Questi indicatori sono stati scritti da una commissione del provveditorato di Verona, ispettori, e appaiono in "Notizie della scuola" del 15 gennaio 2000. E' interessante perché quello che viene richiesto ai docenti è un impegno, secondo me, assolutamente assurdo.
Ci si dice che dobbiamo essere cinque persone unite in un'unica persona: insegnante colto (avere competenze disciplinari), insegnante riflessivo (competenze pedagogiche), insegnante pratico (competenze metodologiche-didattiche), insegnante tecnico (e qui si potrebbe aprire una riflessione, perché il testo dice: "Le competenze devono essere organizzativo-relazionali), insegnante creativo.
Ho pensato di leggere due di questi indicatori. In tutto sono 110: per 5 profili di insegnanti, 110 indicatori.
L'insegnate tecnico: "Si manifesta come sapersi dare tempi e ritmi di lavoro". E vi declino gli indicatori: "Piani di lavoro scanditi in fasi operative, individuazioni delle priorità, soluzioni operative pertinenti alle fasi, uso ottimale del tempo disponibile, programmazione preventiva di soluzioni alternative, individuazione di soluzioni operative per situazioni impreviste. Saper proporre e attuare attività extra-curriculari, proposte di attività, richieste articolate e strutturate, motivazioni delle proposte, riferimento corretto agli organi preposti a fornire necessaria autorizzazione, autonomia nella realizzazione, attuazione corretta di recupero attività integrative (visite guidate e viaggi di studio), saper utilizzare risorse della scuola (mappature delle risorse disponibili), programmazione di impiego di risorse, assunzione di responsabilità in ordine alle risorse impiegate, pertinenza delle risorse con le attività svolte, utilizzazione concreta ed ottimale delle risorse disponibili, saper ascoltare gli altri (questo è il profilo tecnico), presenza consapevole, ascolto attento, appunti sulla discussione, replica motivata e osservazioni pertinenti, rispetto per le opinioni altrui" (meno male). Inoltre: "Saper esporre i propri obiettivi ed eventualmente modificarli, analisi della situazione con esposizione chiara e precisa, disponibilità` a mettere in discussione le proprie idee, modifica delle proprie posizioni (mano male), mantenimento di una propria autonomia di giudizio". Poi: "Saper finalizzare il proprio lavoro ad obiettivi comuni, esigenza di obiettivi condivisi dal gruppo, confronto con gli altri componenti del gruppo, reperimenti di elementi comuni nella programmazione individuale, piano di lavoro che tiene conto della programmazione".
Poi c'è il profilo creativo, che riguarda "le competenze di ricerca e innovazione" (un'associazione interessante...): "Saper progettare e programmare itinerari didattici in funzione di determinati obiettivi, programma organizzato per obiettivi con indicazione di esiti didattici, piano di lavoro che deve tener conto dei livelli di partenza della classe e dei singoli, indica percorsi specifici, individua modi di intervento e indica strumenti di lavoro; saper utilizzare modalità diverse per svolgere la lezione, uso degli audiovisivi, lezioni con uscite didattiche, uso dei laboratori esistenti, utilizzo degli strumenti offerti dal territorio, esigenza di approfondimento suscitato e sviluppato negli alunni, previsione e sviluppo del lavoro di gruppo. Saper programmare interventi individualizzati per alunni svantaggiati e portatori di handicap (nominati una volta in tutto il documento) programmazione specifica con indicazione di tempi, strumenti, metodi, confronto costruttivo con la famiglia dell'alunno disabile, precisa individuazione degli enti esterni che devono fornire esperti, collaborazione col docente di sostegno, saper esprimere con chiarezza idee, proposte ed esigenze, espressione chiara, pertinente, individuazione degli elementi fondamentali del problema proposto, comprensione sicura del messaggio da parte dell'interlocutore, comportamento dell'interlocutore determinato dal messaggio espresso, saper ascoltare gli altri (attenzione, domande significative, replica motivata, osservazioni pertinenti, rispetto delle opinioni altrui, modifica delle proprie posizioni), saper attuare relazioni individuando con correttezza gli interlocutori, richieste motivate e pertinenti in relazione all'interlocutore, rispetto delle sfere reciproche di competenza, utilizzazione ottimale delle professionalità altrui nel rispetto delle competenze reciproche".
Tenete conto che di profili ne ho letti due, e sono cinque "L'insegnante colto" è quello che mi lascia più perplessa, perché dal testo si evince chiaramente che la cultura a cui questi deve fare riferimento è una cultura, una, non le molteplici culture che entrano a far parte della scuola. Questo è quello che mi spaventa di più, perché - insegnando alla scuola elementare (parto dalla mia esperienza)- verifico costantemente che ogni volta che cerco di entrare nella classe con un'idea artefatta, programmata, progettata, questa idea (quando capita, ma è raro, perché non condivido questo modo di entrare in classe) viene letteralmente smontata, demolita nel giro di dieci minuti. Con i bambini è proprio impossibile entrare con una maschera: devi essere completamente te stesso. E qui voglio fare riferimento a persone che ho conosciuto, che partecipano al movimento dell'Autorifoma gentile: mi hanno letteralmente perché affascinato, (la prima volta che le ho ascoltate nei loro incontri, mi sono messa in posizione di ascolto) ho notato che, per quanto sia profonda la loro cultura, c'è però questa leggerezza del loro pensiero. Un pensiero che io - che insegno alle scuole elementari- penso sia molto leggero, molto bello, che voli alto senza pretendere di dare spiegazioni immediate e retoriche, un pensiero che "ascolta". E, pensando alle persone che compongono questo movimento, quelle che io ho conosciuto, mi venivano in mente associazioni strane. Penso sempre a Puck, ne il "Sogno di una notte di mezza estate" Puck dice: "Chi sono questi zotici che vanno blaterando?" (una frase per Berlinguer and company). E poi: "Godiamoci questo carnevale, Signore! Che matti sono questi mortali!", e poi: "Per fuggir lingue di serpente, faremo assai di più prossimamente".
Questa è un po' la sintesi dell'Autoriforma gentile E questo anche rispetto ai colleghi: persone che simpaticamente, con umorismo, affrontano i problemi della scuola.
Poi mi vengono in mente la mie colleghe, quelle che tutti i giorni entrano in classe. Me ne viene in mente una in modo particolare, Itala, che è leggera, filiforme e ha sette classi: 127 alunni da seguire. Quando entra così leggera com'è - e leggera è anche nel suo modo di insegnare- ha un modo che "ascolta", un modo per cui si pone di fronte a ogni bambini - ognuno di questi 127- senza trovare immediatamente delle risposte, senza avere la pretesa di misurare subito. E così penso a Patrizia, che è "grande", e in questa grandezza è riuscita addirittura a far abbattere un muro per usare un'aula in maniera intelligente. Noi a scuola abbiamo barriere architettoniche, ci troviamo di fronte a classi numerosissime e - in una lotta continua di anni- lei è riuscita ottenere dal Comune la possibilità di far abbattere addirittura un muro, per cui, quando si entra nella sua aula, si respira finalmente un'aria decente (fra l'altro, l'aria in cui ci troviamo a lavorare è proprio irrespirabile concretamente).
Poi penso anche a molte cose dette ieri, per esempio a che cosa sia l'insegnamento delle materie scientifiche. Alle scuole elementari (probabilmente perché non abbiamo la meta dell'esame di maturità vicino, che obbliga a una misurazione incredibile, a una classificazione, a punteggi che devono essere dimostrati, calibrati) possiamo permetterci di avvicinare anche la matematica in una maniera che lascia il tempo,tempo di ascoltare il bambino. Per esempio, avvicinando poesia e matematica e pensando alle catene associative, un bambino che conosce per la prima volta un quadrato (perché la maestra glielo mostra) dice "quadrato" e da "quadrato" comincia a dire "animale a quattro zampe"; oppure dice "mi ricordo di un quadro che ho visto", o gli viene in mente qualsiasi cosa con quattro punte. Questo è un bambino che comunque comincia a riflettere sulla realtà, senza bisogno di dare definizioni precise. E' un bambino che si mette in contatto con te come quando si fa poesia. Come quando si dice una parola, per esempio "paura", e "paura" gli fa sgorgare "lupo, foresta, bosco, follia, omicidii, assassinii, ecc.". La stessa cosa si fa con la matematica: è un modo di affrontare le cose molto concreto, molto vicino al bambino. Questo modo non si può misurare: valutare sì, misurare no.
Ieri qualcuno ha detto che non dava voti. Poi c'è stato un direttore che ha detto che alla scuola elementare è tanto che non si danno voti. Però alla scuola elementare purtroppo ci sono molti docenti che ritengono valido il criterio della valutazione oggettiva, per cui, secondo me, pretendono, di "sezionare" un bambino e dare un giudizio (che si esprime con "discreto, buono, ottimo, discreto, sufficiente, non sufficiente"). Io ritengo invece che - per fare scuola in una maniera serena, in un modo in cui il docente e l'alunno possano scambiarsi idee tranquillamente- la misura non va, non va assolutamente! Il giudizio c'è: ma c'è il giudizio dell'insegnante sul bambino e del bambino sull'insegnante, e mentre l'atto educativo si compie. Tra l'altro - riferendomi a tutti quegli schemi- ho l'impressione che, pur essendo di una complessità enorme (110 indicatori!.), banalizzino tutto ciò che avviene nel lavoro reale in classe con le persone. Non solo: a me piace pensare che l'insegnamento e l'apprendimento siano ancora un "mistero" Perché non è possibile spiegare tutto, definire tutto, ingabbiare studenti e insegnanti in categorie così definite, in quanto fra l'altro si rischia, a lunga scadenza, di immettere nella scuola giovani, persone che si armano di diari, programmazioni precostituite, idee scopiazzate da questo o quel pedagogista, questo o quell'ispettore, questa o quella rivista. Si rischia di far perdere ai futuri insegnanti il senso della scoperta, del mettersi in condizione di ascolto, dell'entrare a scuola con la propria storia, con la propria capacità di vedere negli altri le differenze, le diversità, ingabbiandoli invece in queste continue richieste di misurazioni, valutazioni, ecc.


*Questo articolo è la registrazione dell'intervento effettuato nell'occasione del 4° incontro nazionale di "Autoriforma gentile" tenuto a Bologna il 26/27 Febbario 2000. (Titolo dell'incontro "La bravura di ogni giorno")

 


 


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