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Nell'interregno tra un governo che muore e uno ancora non nato, si può sognare qualcosa che non c'è?
Si può chiedere tutto, si può credere che l'impossibile si realizzi, si può perfino pensare di aver vissuto un brutto sogno, si può raccontarsela fino a dimenticare...
E quando qualcosa di antico si vuol far largo a livello di coscienza, la si scaccia come si fa con una zanzara.
E il gioco è bell'e fatto: si aprono gli spazi più larghi e impensabili...si materializza tutta una lista di idee candidate (in clima di candidature, mi paiono proprio le prime) a ribaltare sistemi, formule, leggi, regole, finanche la burocrazia.
E così si "ricomincia" a vedere un piccolo cittadino o una cittadina in erba che entra come Alice nel Paese delle Meraviglie aprendo la porta di una scuola che l'accoglie insegnandole quanto siano preziosi il suo diritto di sbagliare, la libertà individuale, la curiosità, la voglia di esplorare, l'esigenza di giocare, il rispetto per sé e per gli altri, la storia personale e collettiva, il desiderio del bello, la possibilità di interpretare il mondo per mezzo della grazia dell'arte e della matematica, con quella del corpo nello spazio, con l'inclinazione a confrontarsi e a entrare in relazione con i compagni e gli amici per collaborare e a volte confliggere...
Ecco che la mente segue virtualmente, in un mondo ancora impensato dalla politica e dai ministri, Alice, al maschile o al femminile non importa, nel suo cammino di crescita aperta alla conoscenza e vede il suo entrare in relazione, fin dal primo momento, in un ambiente in cui non c'è misura, non c'è ansia, non c'è necessità né di bastone né di carota, semplicemente relazione in apprendimento dentro spazi ricchi di stimoli concreti e astratti, con insegnanti guide e mediatori al tempo stesso, sapienti e ignoranti al tempo stesso, ammiragli e compagni di viaggio al tempo stesso, pronti ad ammettere sbagli e a rivedere posizioni. Un mondo equilibrato, dimentico del tempo vicino o lontano fatto di loculi ricolmi di registri, tabelle, griglie, voti, relazioni burocratiche di consiglio, pacchi di verifiche e contoverifiche...
Alice saluta, si rivolge a tutti, e tutti si rivolgono a lei/lui annunciando che si useranno le mani per costruire, per raffinare i gesti, si scopriranno versi, operazioni logiche, marchingegni scientifici, calcoli straordinari, argomentazioni intorno a questo o a quello, che si coltiveranno fiori, alleveranno cuccioli, ci si allenerà in palestra, si farà teatro con il corpo e la voce...Alice salta, si siede, danza, suona, scrive, conta, usa colori...e il tutto gomito a gomito con compagne e compagni in un clima in cui si crea, si copia senza imbarazzo per non copiare più un'altra volta, ci si sostiene quando pare di non farcela, e si ricambia la sapiente cortesia per far sì che la comunità e i singoli diano il massimo e crescano nel paese delle meraviglie. Alice insegnerà ai benpensanti che il paese delle meraviglie esiste eccome! E chiuderà gli orecchi e i pugni per difendere la sua scuola buona e laboriosa contro i cinici e i disillusi, contro quelli che non cambiano mai, che vedono il mondo diviso in buoni e cattivi, in bravi e meno bravi, in normodotati, iperdotati e ipodotati, perché Alice sa che fuori la realtà in gran parte uccideva le ragazze, escludeva dal lavoro i disabili, allontanava i senzatetto, faceva la carità per salvarsi l'anima, chiudeva la porta ai malati e ai miserabili. Alice sa quanta paura ha il mondo del futuro fatto da cittadini come lei e dai suoi compagni. Ma sa pure che lei sarà il futuro ecosolidale, socialmente utile, economicamente onlus, sa che lei andrà a infilare il bastone della sua cultura negli ingranaggi di tante rotelle ben oleate, in quegli ingranaggi che triturano l'uguaglianza, la speranza, i sogni, i desideri, la cultura, le ambizioni, le potenzialità di chi appartiene alla serie zeta.
Caro ministro, che ancora non sei tale, ricordati di Alice e sappi pensare in grande, un grande che non è fatto di grandi cose costose, ma di libertà di azione, di sperimentazione, di autonomia reale delle singole scuole affinché esse crescano e, liberando la propria inventiva e originalità, producano mirabilia. Caro ministro, lascia che la scuola vada oltre il regime dell'azienda, pensala al di sopra, pensala un po' folle, per nulla irregimentata, dalle fiducia, abbi coraggio. Sii diverso da ogni altro ministro della storia, pensala in grande, non fare che essa divenga un carnaio di centinaia e centinaia di persone gerarchizzate, dispiega la tua fiducia, sii grande e fai volare lo spirito di iniziativa di tanti e tante che vogliono misurarsi con idee di organizzazioni e gestioni inimmaginate, serviti dei docenti che ancora vivono ai margini della scuola con l'angoscia del precariato, non umiliare la loro professionalità giovane e compressa, gioca anche tu a fare Alice.