Andando per masserie...

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La donna in masseria

   La donna, al pari dell’uomo, subiva il peso della vita dura all’interno della masseria. Lei era una figura importante, presente, che doveva saggiamente destreggiarsi tra figli, cucina, lavori domestici e lavori nei campi.

   Era lei che conservava, misurava, proteggeva i frutti del lavoro maschile, attenta ai periodi di magra.

   Era lei che, dopo la mietitura, entrava in scena nelle ore più calde, quando le spighe erano belle asciutte, sui campi dorati e ormai "rasati" a "spigolare", a contendere quasi agli uccellini, le spighe e i chicchi rimasti. Lei stava lì ore ed ore, molto coperta per difendersi dal sole, a farne quanto più possibile di grano, che, una volta diventato farina, si trasformava nelle sue mani in pane, frise, pasta.
   Non era stimata nella società, ma ogni padre di famiglia sapeva quanto lei era importante ed indispensabile. Lei era capace di mettere a tavola qualcosa ogni giorno,evitare il superfluo,inventare "spingituri" (contorni) diversi, reperiti nei campi, a seconda delle stagioni,per rendere più appetibili i soliti ceci, le solite fave, i soliti fagioli, ripetuti più volte la settimana, cotti nella "pignata" e con l’acqua piovana per evitare che si indurissero.
    Lavorava anche quando era incinta e fino a poche ore prima del parto,mettendo in serio pericolo la salute del bambino che stava per nascere. Era costretta ad abbandonare il letto pochi giorni dopo il parto per tornare ai lavori, così, per poter allattare il piccolo, spesso lo conduceva con sé nei campi.