Egli, all’alba, si allontanava dalla masseria, alla guida del suo
gregge, verso pascoli che ai bambini parevano così remoti da spingerli
a pensare a immaginari paesaggi a fantastiche realtà, quali alberi
di caramelle e aiuole di gelati, fantasie che lo stesso pastore creava
ed alimentava con i suoi racconti e le sue storie.
Lontano
da ogni contatto umanoun’intera
giornata, sperduto nella natura, nella solitudine, passava il tempo
a sbucciare le fave contenute nella sua bisaccia a tracolla, o a
raccogliere “cicureddi”
ascoltando la sua voce solo quando di tanto in tanto incitava il
cane a tenere unite le pecore, andando coi pensieri ai lavori che
lo attendevano la sera e soprattutto alla “mmutata”,
il sognato riposo quindicinale e, a volte, mensile.
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