Nel
XX secolo, dopo i conflitti mondiali, le condizioni dei contadini
peggiorarono.
Con la parola d’ordine "la terra a chi lavora" si emanò
la "riforma agraria"
che espropriò e frazionò i latifondi. La vita delle masserie subì
notevoli ridimensionamenti e molte furono abbandonate o utilizzate
modificando abitudini e bisogni.
Il latifondismo, consolidatosi al Sud nelle forme feudali della
grande proprietà indivisa, scarsamente produttiva possedute prima
dai signori feudali ed ecclesiastici ed accaparrate poi dalla borghesia
meridionale, ha favorito la nascita della masseria, così diffusa
nel nostro territorio.
Luoghi di sfruttamento quindi, di povertà, di emarginazione, in
tutto il Sud, oggetto ancora oggi di dibattito politico-economico,
povertà che poi sfocerà nella emigrazione come forma di definitiva
perdita di speranza, per molti, che lo Stato si accorgesse della
gente del Sud, eppure...
Si respira all’interno della masseria uno spirito di adattamento
che è ancora tensione, attesa , speranza di cambiamento che spinge
alla condivisione, all’aiuto vicendevole.
Nata quindi da eventi storici negativi, la masseria
diventa luogo di valori positivi,
a testimonianza del carattere dell’uomo del Sud, che non lasciandosi
prostrare dagli oppressori, nasconde sotto l’apparente rassegnazione
e sottomissione, la potenza del povero contro la prepotenza del
ricco sfruttatore.
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