TEMPO SCUOLA


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TEMPO SCUOLA 

Italo Bassotto


Il tempo scuola può essere analizzato in almeno quattro modi, due dei quali fanno riferimento alle "durate" e due ai "ritmi": nel primo caso dobbiamo distinguere tra "tempo della scuola" e "tempo del curricolo"; nel secondo tra "tempo dell'insegnare" e "tempo dell'apprendere". 

Tempo della scuola: 

E' rappresentato dalla durata giornaliera (settimanale, mensile o per qualsivoglia altra unità temporale) in cui la scuola mette a disposizione i suoi servizi per gli utenti. Può essere calcolato in ore di apertura giornaliera, in giorni per anno (come prevede al momento la normativa sul calendario scolastico), in settimane ecc.

Normalmente esso è maggiore del tempo del curricolo in quanto comprende anche i servizi integrativi progettati dalla Unità Scolastica con risorse proprie o mediante opportuni accordi con le agenzie educative del territorio. Si tratta di quelle ipotesi di "scuola aperta" che sono state caldeggiate dal Ministero della P.I. anche con opportune convenzioni con il mondo sportivo, le agenzie per i beni ambientali, culturali e museali, gli Enti Locali e le Regioni, il mondo della produzione e del lavoro. Con l'avvento dell'autonomia le opportunità di ampliamento del tempo scuola, possono essere accese anche dalle singole scuole o da "reti" di esse. Va precisato che in questa area è possibile ricorrere a finanziamenti ulteriori (oltre a quelli previsti dalla Direttiva 252/98) sia sulla base di leggi nazionali (ad esempio la L. 285/97 sulla tutela dell'infanzia), sia di leggi regionali, sia, infine, di direttive della Unione Europea (ad esempio il Fondo Sociale Europeo).


Tempo del curricolo:

Rappresenta la parte vincolante del tempo "dovuto" da ciascuna Unità Scolastica. E' diverso a seconda degli ordini e gradi scolastici e riguarda la quantità di ore stabilite dalla norma entro cui si svolgono le attività didattiche vere e proprie (lezioni, esercitazioni, ricerche, verifiche ecc.). A queste durate "dovute" si possono poi aggiungere i "tempi per i servizi" (prescuola, interscuola e postscuola) che, sommati al tempo del curricolo, vanno a determinare il "tempo della scuola" di cui sopra. Lo Schema di Regolamento sull'autonomia introduce la distinzione tra attività fondamentali, alternative, integrative, facoltative. Va inoltre precisato che è invalsa, ormai in ogni ordine e grado di scuola (come suggerito dalla Legge 59/97), la regola di computare le ore per ciascuna disciplina di studio su base annuale o di ciclo, moltiplicando il numero di ore settimanali assegnato dalla norma per 33 settimane (se la base di calcolo è annuale). La quantità di ore così ottenuta può essere ridistribuita secondo criteri di "bilanciamento" riconducibili ai diversi "ritmi" dell' insegnamento - apprendimento (v. anche la CM 29-7-1998, n. 335 relativa all'organizzazione modulare nella scuola elementare). 

Ora, con gli organici funzionali, con il sistema degli incentivi (orario aggiuntivo ed orario funzionale del personale) e con la possibilità di stabilire accordi, convenzioni e contratti con agenzie esterne è possibile riprogettare le durate sia del tempo della scuola che di quello del curricolo. I problemi riguardano le opportunità (coerenza con i bisogni delle persone e del territorio) e le risorse (umane e materiali) di cui ogni scuola è in grado di disporre. 


Tempo dell'insegnare: 

La mancanza di una "cultura didattica" dei tempi scolastici determina la immediata identificazione degli stessi con l'insegnamento, trascurando il possibile raccordo con i processi ed i ritmi di apprendimento degli alunni. Il tempo dell'insegnamento non ha a che fare solo con le durate, ma anche con i processi di apprendimento (attenzione, motivazione, memoria) degli alunni. La progettazione, in questo campo, necessita di procedimenti a suo tempo definiti dallo Schema generale della Carta dei Servizi (DPCM 7-6-1995), che fa riferimento -in particolare- al CONTRATTO FORMATIVO, ovvero alle modalità con cui responsabilizzare reciprocamente insegnanti, genitori ed alunni intorno ai "compiti di apprendimento" che la comunità si attende dagli studenti. Tuttavia per fare questo è necessario che la Unità Scolastica disponga di un CURRICOLO DI SCUOLA, ovvero di un corso degli studi definito e condiviso sia all'interno (dai docenti) che all'esterno (genitori e agenzie del territorio). A sua volta il curricolo di scuola richiede "accordi metodologici" all'interno dei Gruppi Docenti (e/o Consigli di Classe), ovvero una PROGETTAZIONE DIDATTICA coerente e coesa ed una DOCUMENTAZIONE dei processi di insegnamento tale da assicurare trasparenza e comprensibilità da parte degli utenti del servizio scolastico. 


Tempo dell'apprendere: 

Se ci chiediamo quali siano le attività di apprendimento che è concesso agli studenti di sviluppare a scuola, scopriremo che esse sono in verità assai modeste, così come i tempi ad esse dedicate. Molto spesso si riducono agli esercizi, alle ripetizioni (riassunti o quant'altro) ed alle più svariate forme di verifica (dalle interrogazioni alle prove scritte), rimandando poi ai "compiti a casa" le funzioni ed i tempi dell'apprendimento personale (nelle forme del consolidamento, dell'approfondimento o della personalizzazione delle conoscenze scolastiche). Molte scuole, più o meno consapevoli della debolezza di tale impostazione, hanno "aggiunto" alle normali attività interventi volti a dare un "metodo di studio" agli allievi. Siamo proprio sicuri che questa sia la strada giusta? Non varrebbe forse la pena di organizzare l'insegnamento in modo tale che sia meno trasmissivo e più regolativo, spostando l'attenzione della professionalità docente verso azioni di "tutoring" e "regia" dei processi cognitivi di ciascun singolo alunno ?


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