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Quanto tempo impiegano due esseri umani nell' ascoltare, ricevere, comprendere, rielaborare e rispondere a brevi messaggi di "servizio"? A quelli della quotidianità, del tipo: "Verresti a giocare a casa mia oggi?", "Non so se ho tempo, dovrò chiedere alla mamma, comunque dove abiti?", "Abito in piazza..., al numero.....", " Va bene, ma a che ora potrei venire?".e via dicendo. Si dia per scontato che i due piccoli interlocutori siano assolutamente in grado di riconoscere le parole che compongono i rispettivi messaggi, di capirne i modi dei verbi che rivelano una qualche incertezza nella possibilità di aderire alla richiesta dell'ospitante, ecc., forse ci impiegherebbero 10 minuti, 15 minuti.a seconda dell'età dei due bambini. Molto di più, se uno dei due fosse straniero, con una conoscenza della lingua italiana appena avviata, oppure con qualche difficoltà di comprensione. Di quanti messaggi (e a quale "tipologia" di alunne/i devono arrivare?) è formata la giornata scolastica? Di quale grado di difficoltà? Indubbiamente innumerevoli, di un grado maggiore di complessità che non quelli su scritti, e in una situazione di convivenza di numerosi esseri umani che devono procedere anche per prove ed errori nel campo dello stabilire relazioni possibilmente confortanti. Quindi, mi chiedo spesso come si possa continuare a "gonfiare" la scuola elementare di "materie" fin dalla prima, quando tutti, i genitori stessi, continuano a richiedere che le alunne e gli alunni divengano "competenti", acquisiscano delle abilità, sappiano scrivere, parlare e leggere in modo espressivo, corretto, efficace alla comunicazione? Vogliamo fare una mano di conti sull'orario attuale (sebbene ognuna di noi, fin che potrà, cercherà di gestirlo con il massimo di flessibilità cercando alleanze con le altre insegnanti) in previsione di un futuro ulteriore "peggioramento"? Si prenda come base l'orario del tempo pieno in una prima elementare: 40 ore per le bambine e i bambini; 22 (di cui 2 di contemporaneità, durante le quali le insegnanti possono venire usate per le supplenze) ore sulla classe (più 2 ore di programmazione senza alunni), per ogni insegnante. Prima però si rifletta anche sul fatto che su alcune materie si può "giostrare" molto poco nella programmazione e in una collocazione in libertà delle attività, a causa dell'utilizzo obbligatorio (o quasi) dei locali in certe fasce orarie, perché condiviso con altre classi. Si cominci con il sottrarre le ore obbligatorie dalle 22: - 4 (oppure - 6, a settimane alterne) di mensa, -2 di ed. motoria (con ore e giorni bloccati per via dell'uso del locale da parte di tutte le classi del plesso scolastico), -1(o -2?) di musica (con orari di utilizzo del laboratorio meno bloccati che non per la palestra, ma pur sempre da contrattare), -1 di storia (o-2?), -1 di studi sociali, le restanti ore per la lingua italiana o per la matematica e le scienze (-2?); 22 ore -4 (oppure -6, a settimane alterne), -1 (o-2?) di ed. all' immagine (anche in questo caso con problemi per l'uso dei locali laboratorio), -1 di geografia(o -2?), -2 di religione, le restanti ore per la lingua italiana o per la matematica e le scienze (-2?). Si pensi anche che il numero delle alunne e degli alunni sia considerevole: 22, 23, 24, 25, 26.! Si ricordi poi che il tempo pieno classico non prevede compiti a casa, se non qualche esercitazione (si spera lieve) nel fine settimana, oppure qualche lettura o un po' di studio personale (sempre in quantità moderatissima), perciò non si può ovviamente, e giustamente, contare su un lavoro di consolidamento a casa. Ora, si provi a immaginare, se a questo orario già compresso, fin dalla prima elementare si dovessero togliere ore per l'informatica e la lingua inglese e, nel peggiore dei casi, per altro ancora (v. tempi previsti dalle incombenti novità della riforma!). Eppure, si va già diffondendo (senza attendere la riforma) la consuetudine di "provare a integrare" fin dalla prima elementare il curricolo già denso di per sé. Ma non si dice ormai ovunque che una scuola, attenta alle richieste delle bambine e dei bambini, dovrebbe essere lenta, in grado di far vivere esperienze di ascolto e conversazione, di riflessione sul sé, di non creare differenze fra chi parte in vantaggio e gli altri, pur valorizzando le diversità? Non si sostiene forse, da più parti, l'importanza di far sì che i giovani si possano appropriare della lingua madre per poter diventare più "forti" socialmente.? Che il corpo e le mani devono essere gli "strumenti" più utilizzati all'inizio? Ebbene, la qualità dell'insegnamento è senz'altro importante, ma chi insegna alle elementari sa quanto sia importante anche non eccedere in quantità e non fare "spezzatini di tempo"! Infatti, una quantità (per di più frammentaria) di stimoli eccessiva disorienta, annienta la voglia di rielaborare con calma quanto si va apprendendo: da molto tempo anche i Nuovi Programmi dell'85 sono stati, in pratica, sfrondati (nel vivo dell'attività didattica) per rispondere alle esigenze di apprendimento di tutte le bambine e i bambini. Ora si assiste, invece, a un prodigarsi per offrire all'utenza, bombardata da messaggi del tipo "vostro figlio è un "genio", datevi da fare per chiedere sempre di più!", materie a go-go. E non si dica poi che si può far "tutto" purché si conoscano strategie e metodologie atte alla risoluzione di problemi emergenti, perché sarebbe una bugia bella e buona, visto che la scuola elementare è vissuta a pane e strategie dalla mattina alla sera. Anzi, è proprio per questo, che sa quanto sia importante il tempo da dedicare a ogni "segmento", a ogni "risvolto" degli apprendimenti di base. Esempio: siccome non si insegna direttamente la lettera "A" a una classe, ma si parte molto da lontano per arrivare alla "scoperta" e alla padronanza di detto grafema, con attività che si dispiegano dal piano fonemico, a quello della narrazione, a quello dell' "arte", a quello motorio-spaziale, ecc .in un ambiente di apprendimento in cui vige la "regola" che si devono scoprire le novità autonomamente e in collaborazione, nel rispetto di tutte le diversità individuali, se si volesse e dovesse giustamente moltiplicare il tempo della faccenda, in realtà non molto semplice, della lettera "A" per tutti i contenuti di una "disciplina" e per tutte le "discipline" che si incontreranno nel corso dei cinque anni di elementari, non sarebbe lecito in qualche modo dubitare delle ragioni di chi sostiene che la scuola debba essere tanto "gonfia" di materie? Perché in prima elementare non concentrarsi sulla lingua madre (come scoperta delle sue potenzialità liberatorie), sulla matematica (come scoperta del "numero" nella realtà), su ed. motoria, su ed. all'immagine e musicale (come strumenti di conoscenza di sé, dell'altro e dello spazio che ci circonda, ma anche come "veicoli" per interiorizzare i risultati delle scoperte da consolidare in matematica e in italiano), su storia e geografia (come collocazione dei fatti personali e sociali nello spazio e nel tempo e per costruire le basi necessarie alla costruzione del linguaggio sia linguistico che matematico?). Perché rischiare di "perdere" tempo in mille altri rivoli non strettamente necessari alla costruzione di basi solide anche per i futuri apprendimenti? So che questo potrebbe sembrare un discorso arretrato, e costa il farlo (sarebbe più facile adeguarsi ai "tempi"e più gratificante in termini di consenso!), ma alcune/i di noi non vorrebbero per nulla al mondo rinunciare ancora una volta a un altro pezzetto di "fiaba", di "poesia", di narrazione, di lettura, di ascolto, di riflessione collettiva.in favore di uno "spezzatino" ulteriore di attimi preziosi per conoscersi. almeno in prima elementare. 11 gennaio 2003 Claudia Fanti Allego uno stimolante articolo (del Corriere) sulla dimensione del tempo:
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