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Per un made in Italy dell'istruzione L'arte di educare in classe: piccoli gesti, grandi valori
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SQUALLOREPensieri sparsi (dopo la puntata di Ballarò del 11 gennaio 2011) Nello schermo: c'è una donna che scuote il capo, fa risolini, parla agli orecchi del compagno politico alleato, lo fa dopo aver enunciato una serie di frasi che nulla hanno a che fare con la logica. Dall'altra parte c'è un anziano signore, dignitoso e severo, serio e compunto con una storia alle spalle complessa e diversa da quella della giovane signora senza storia che irride e fa mossettine irriguardose. Ecco l'Italia spaccata in due che si fronteggia: un Ministro della Repubblica, la Gelmini, dalla parte dei vincitori e il Costituzionalista, Rodotà, con la Costituzione dentro l'anima, in bella mostra tra le mani dalla parte dei perdenti. Dai sondaggi emerge che la maggioranza degli Italiani non si indigna più, non sa più nulla del rigore, del rispetto, dei diritti altrui e di argomentazioni stringenti, preferisce il pressappochismo, il buon sensismo, il macismo degli atteggiamenti, le palle del più forte, il fare disinvolto di chi fa del profitto l'unica legge. Nella realtà: Marchionne, ricco da far schifo, "capace" da far schifo a risolvere situazioni estreme; dall'altra parte i lavoratori poveri ma mai abbastanza, provati ma mai abbastanza, sottomessi ma mai abbastanza, schiavi ma mai abbastanza. Intorno a loro: un' Italia che accetta dall'alto al basso di piegare la testa alle leggi spietate del mercato, un' Italia denunciata per il suo squallore politico dal volto rigato di lacrime del vecchio operaio Fiat. Il vecchio operaio comprende a fondo il dramma dei compagni in servizio, non li giudica, non dice nulla, piange sconsolato perché sa che non c'è scampo, di nuovo e sempre, per chi si trova all'ultimo gradino della scala del mercato. Ai cancelli della Fiat: brava gente, gente buona, gente forte e onesta che ha il coraggio di non vomitare dinanzi alle ingiustizie sociali, che si trattiene dall'odiare e dall'offendere: i media riprendono il dolore, l' impotenza, i litigi davanti alla fabbrica, la paura di non avere più il lavoro e quei quattro soldi per sfamare la famiglia. Che salto indietro per tutti noi. 12 gennaio 2011
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