Il 2002 è stato l'anno in cui ha preso contorno ed è decollata la cosiddetta riforma Moratti.
La Fanti, nella sua ottica "dal basso", si confronta con gli aspetti strutturali della stessa, e con la propaganda che l'accompagna. (L'anticipo, il tutor, l'informatica e l'inglese, le Indicazioni Nazionali, il tempo pieno ecc.) E si confronta anche, polemizzando, con l'ideologo di questa riforma, il prof. Bertagna.
La Fanti chiede una semplice cosa al governo: ascoltare chi lavora e fatica nella scuola tutti i giorni e ne ha esperienza diretta, e ne ha la storia con le sue luci, con le sue ombre, con le sue zone grigie, con i problemi reali che partono sempre dai soggetti e dai difficili e complicati processi di apprendimento-insegnamento.
La maestra elementare, come spesso orgogliosamente si firma, interpreta il fastidio che gli insegnanti provano davanti ad un governo della scuola che pensa solo alle architetture di sistema, al contenitore, alle formule, alle "parole". E dimentica che la scuola è prima di tutto il luogo dove si impara e si insegna, e nessuna riforma ha senso se non è diretta, prima di tutto, ad aiutare i bambini/ragazzi/giovani ad apprendere meglio. E se non è diretta principalmente a supportare, strumentare, valorizzare, riconoscere e gratificare il difficile ruolo degli insegnanti.
Tutte le riflessioni, che spesso risuonano (e sono) accorate, come è nello stile della Fanti, possono essere lette come domande pressanti ancora oggi senza risposta, nonostante il cambiamento del governo.
Queste domande muovono e trovano spegazione nell'amore profondo per questa professione, spesso bistrattata e denigrata, mai veramente compresa, difesa e considerata. |