Il 2003 è l'anno della sperimentazione della Riforma Moratti. L'anno del "lancio" con tanto di interventi e spot mediatici tesi ad accreditare l'idea di una rivoluzione copernicana nel sistema scolastico italiano e negli stessi suoi paradigmi educativi.
La scuola come comunità educante nella cooperazione e nella solidarietà è, per i nuovi profeti, troppo "di sinistra" e socialisteggiante, sovietica quasi.
Non la scuola degli ultimi deve essere, ma dei primi e dell'eccellenza.
Una scuola come servizio al bambino e alla famiglia, che diviene così la committente diretta che può chiedere ed ottenere un'educazione ed un'istruzione su misura dei propri bisogni percepiti, delle proprie tendenze culturali, religiose, ideologiche. Insomma la religione del customer satisfaction su cui si fonda il consumismo neocapitalistico.
Se la singola scuola non soddisfa si passa alla concorrenza, sano ed ottimo principio su cui si fonda lo sviluppo economico.
La Fanti sembra reclamare come Lucio Dalla nella canzone "Siamo Dei" : "Un momento, un momento, ho anch'io qualche argomento...."
Per fare una nuova scuola non bastano nuove parole.
La Fanti manifesta un profondo fastidio per il nuovismo strumentale e per ogni posizione che vuole ignorare la scuola reale e, soprattutto, la sua complessa storia fatta di "errori", ma anche di buone ed efficaci pratiche.
Le buone pratiche sono una risorsa, da lì bisogna partire per migliorare.
La strada che la Fanti indica è quella della ricerca, della sperimentazione didattica e metodologica, della fiducia negli insegnanti senza i quali nulla è possibile realizzare, prima che dilaghi il burnout. L'orizzonte è quello della lotta efficace contro la dispersione, l'emarginazione affettiva e cognitiva, presupposto questo della successiva discriminazione sociale.
Torniamo ad una scuola fondata sulla centralità delle competenze linguistico-comunicative e storiche e di quelle matematico-scientifiche; altro che informatica ed inglese!
Torniamo al nocciolo dell'apprendere ed insegnare.
E' nelle pratiche didattiche, non fuori di esse, che si promuove il cambiamento.
Ridare fiducia ai soggetti che apprendono, tutti nessuno escluso e non uno di meno. Organizzare ambienti e metodi di apprendimento autonomo e collaborativo-cooperativo. Affermare sempre il principio che l'apprendimento è una continua "autocorrezione", un continuo discorrere e conversare con se stessi e gli altri, una continua rielaborazione dei contenuti mentali in ambienti affettivamente rassicuranti ed inclusivi.
Altro che maestra unica, altro che "spezzatino di attimi"1) in cui sembra ormai costretto un tempo scuola che non vuole essere onnivoro ed onnicomprensivo e soprattutto non vuole essere, come spesso è, uno spreco di energie ed intelligenze.
1) L'espressione "spezzatino di attimi" è stata coniata dalla Fanti. Oggi molti commentatori la usano per criticare l'assurda suddivisione del tempo scuola in unità e sottounità sempre più frazionate che non tengono conto dei tempi di apprendimento degli allievi.