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Nel 2005 la Moratti cerca di portare a regime, nel senso di normalizzare, i punti "qualificanti" della sua riforma della scuola. I buoni scuola applicati in Lombardia, che dovevano servire da apripista per sviluppare la "concorrenza" della scuola privata nei confronti di quella pubblica, falliscono nel loro scopo primario. Le private non si espandono. La pubblicazione dei risultati dell'indagine Pisa (Programme for International Student Assessment) relativi al 2003 ha riportato all'attenzione del dibattito il basso livello di competenze conseguite dagli studenti italiani quindicenni. Salvo a frequentare i Licei nel Nord Italia. La strumentalizzazione di questi dati sembra rilanciare i propositi del Ministro che dichiara pubblicamente di sentirsi confortata in ciò che ha sempre pensato e vuole applicare in termini di politica scolastica. In aprile si svolgono le rilevazioni del "Servizio nazionale di valutazione degli apprendimenti", organizzate e gestite dall'Invalsi. Appare su Econometrica una importante ricerca sulla qualità della scuola, alla quale hanno lavorato studiosi che si occupano di scuola da trent'anni. Le due questioni che l'articolo affronta sono queste: quanto contano gli insegnanti nel determinare la qualità dell'apprendimento? E cosa determina la qualità degli insegnanti? In molti paesi sviluppati, dagli Stati Uniti alla Germania, è in corso un dibattito profondo sul futuro della scuola. In Italia, invece, si parla molto di alcune vicende specifiche, come i buoni per la scuola privata decisi da alcune Regioni, ma manca un dibattito a tutto campo su come vogliamo che l'istruzione evolva... La scuola italiana non ama la riforma Moratti. I "nuclei fondanti" della riforma fanno acqua da tutte le parti. E sono i numeri a dirlo inesorabilmente: il 78% degli istituti rifiuta la figura del tutor, il 52% respinge il docente prevalente, il 72% tiene unita la classe nelle attività facoltative e il 64% degli istituti utilizza il Piano dell'offerta formativa (POF) per mantenere in vita la vecchia impostazione. E' quanto emerge da una indagine sull'applicazione della Legge 53/2003 promossa dal Tavolo nazionale "Fermiamo la Moratti" che riunisce associazioni, sindacati, forze politiche e movimenti contrari alla politica del governo nel settore. Nasce la prima scuola senza libri e quaderni, nei pressi di Tucson (Arizona).Si tratta dell' 'Empire High School, un istituto superiore in Arizona, che in autunno diventerà la prima scuola statale degli Stati Uniti a usare, durante le lezioni, solo computer portatili e connessioni wireless. Trecentocinquanta studenti e professori di un liceo del distretto di Vail non faranno infatti uso dei libri di testo ma utrilizzeranno solo testi elettronici online diffusi via wireless dai server della scuola, sia per fare compiti in classe, prendere appunti . Tutti i computer portatili consegnati ai ragazzi saranno dotati di scheda wireless per navigare in Internet e ricevere attraverso la rete interna tutto il materiale didattico necessario. E in Italia? Disorientamento, opposizione, stanchezza...... ricerca di senso come risultato di massima divaricazione tra la scuola reale e il governo, che non è capace di ascoltare. A riempire questo vuoto ecco, nell'ambito della Campagna ImparariSicuri 2005, il 24 novembre si svolge la III Giornata della Sicurezza nelle Scuole in collaborazione con il Dipartimento Protezione Civile, sotto l'alto patronato della Presidenza della Repubblica, del Ministero dell' Istruzione, dell'Università e della Ricerca e del Dipartimento della Protezione Civile. Bergamo fine del 2005 : un liceale mette nella bottiglietta dell'acqua dell'insegnate una pasticca di popper (sostanza eccitante in libera vendita); la professoressa sente cattivo odore mentre sta per berne un goccio e si ferma, denuncia l'episodio al preside, comincia un pressing sulla classe perché il colpevole venga fuori, e il ragazzo alla fine "confessa": 15 giorni di sospensione e i genitori lo ritirano dalla scuola cercandone un'altra. La Fanti, come tanti insegnanti, accusa un senso di spaesamento. La scuola non sembra più essere territorio degli insegnanti. A volte si ha l'impressione che se ne possa fare a meno.
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