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"Certo, caro Del Moro, che bisogna difendere il tempo pieno, ma per difenderlo efficacemente bisognerà pur dire cosa lo contraddistingue dalle 40 ore della Riforma Moratti, quali sono le differenze in termini "qualitativi". Altrimenti la battaglia è persa in partenza e vinceranno i messaggi veicolati dagli spot televisivi (tempo pieno di 40 ore di scuola, internet, inglese). Riaffermare il valore delle compresenze allora vuol dire battersi innanzi tutto per mantenerle, conditio sine qua non per poter fare scuola in un certo modo. Mai poi vuol dire anche "fare scuola in un certo modo", attuando sul serio progetti didattici e attività di classi aperte e di laboratorio, programmate insieme dal team docente. Qualificarle quindi o riqualificarle, nei casi in cui ne venga fatto un cattivo uso (doppia presenza dei docenti in classe, senza attività programmate e per gruppi-alunni), per rendere effettivamente credibile questa battaglia. 2 tempi distesi nel gioco 3 tempi distesi nell'affrontare le singole attività 4 tempo per costruire rapporti familiari e solidali nel gruppo 5 tempi per la rielaborazione personale degli apprendimenti 6 tempo per la conversazione guidata e la conversazione libera 8 tempo per mettere in atto una progettazione di attività trasversali 9 tempo per lo studio e per scegliere tipologie differenziate di approccio al sapere (v. intelligenze multiple, stili di apprendimento diversi) 10 tempo per l'integrazione di alunni portatori di qualche disabilità 11 tempo per la realizzazione di progetti multidisciplinari con l'obiettivo di far emergere le potenzialità di ognuno e raggiungere l'obiettivo di portare alla luce non soltanto conoscenze, bensì abilità molecolari al fine di costruire competenze molari trasferibili in contesti differenziati. 12 tempo per le relazioni dialogiche insegnanti-imparanti anche in momenti di ricreazione 13 tempo alle bambini e ai bambini per costruire i concetti in modo autonomo in maniera cooperativa (v. lavori di coppie di aiuto reciproco, di coppie tutoriali, di piccolo gruppo, ecc.) 14 tempo per i 2 insegnanti del doppio organico di interagire nelle ore di contemporaneità. 15 tempo e modo per i 2 insegnanti di non perdere mai il polso della classe nel suo insieme. 16 tempo e modo per i 2 insegnanti di posare sguardi diversi su ogni bambina/o costantemente senza soluzione di continuità 17 coinvolgimento professionale, ma soprattutto affettivo dei 2 insegnanti alla pari nelle dinamiche interne della classe 19 coinvolgimento dei 2 insegnanti nel tenere rapporti con le famiglie 20 coinvolgimento dei 2 insegnanti nella scelta di aggiornamenti mirati alla soluzione di problematiche emerse dalla classe, dalle bambine e dai bambini 21 rispetto per le problematiche familiari delle alunne e degli alunni: molte famiglie chiedono agli insegnanti del tempo pieno di affiancarle nel campo della costruzione dei valori in riferimento alle dinamiche sociali del gruppo e a quelle dei rapporti interpersonali. Molte famiglie lamentano una totale mancanza di tempo quotidiano per dialogare costantemente con i figli. Gli insegnanti del tempo pieno hanno assunto su di sé grandi responsabilità secondo scienza e coscienza. 22 se da un lato il tempo pieno attuale non è più simile a quello originario nella scelta delle attività concrete da svolgere, dall'altro è una fucina di idee e strategie per affrontare il disagio e l'eccellenza attivando modalità di insegnamento/apprendimento che si rifanno alla migliore pedagogia: apprendimento cooperativo, pedagogia conversazionale, valutazione formativa, pedagogia istituzionale, ecc. 23 un altro punto di forza del tempo pieno è il suo farsi famiglia e il suo essere, come la famiglia, una sponda affettiva di importanza capitale nella costruzione dell'autostima dei singoli, raggiunta con il sostegno dei pari che si fanno fratelli e sorelle con cui litigare, discutere e al tempo stesso rappacificarsi trovando in essi la comprensione e la protezione. Non è poca cosa anche in situazione di apprendimento, purché si conservi la possibilità di non spezzettare il tempo in proposte didattiche avulse dal contesto in cui le bambine e i bambini "vivono" le loro relazioni e i loro apprendimenti.
Claudia Fanti 19/04/2004 |
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