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I BAMBINI E LA POESIA Poesie ed orientamenti didatticidi Claudia Fanti Le poesie sono nate in modo assolutamente autonomo dai bambini e dalle bambine di VA e VB (scuola elementare) coinvolte nel percorso di cui ho parlato nel precedente contributo "Teatro a scuola". Esse sono state scritte a piccoli gruppi di riflessione e rielaborazione di dati scaturiti sia dalla realtà storica in cui oggi tutti viviamo (servendosi degli appunti individuali che gli alunni hanno imparato a prendere in ogni momento della loro esperienza scolastica, delle "strategie" apprese nel corso degli anni in un confronto costante con le poesie d'autore, con l'ausilio di dizionari dei sinonimi e contrari, ecc.) sia dall'attività di lettura dell'insegnante del bellissimo libro "Stelle di cannella" della scrittrice Helga Schneider. Non esistono ricette per portare le bambine e i bambini all'espressione svincolata dalle leggi della prosa. Tuttavia proverò a raccontare come ho proceduto con loro. Intanto fin dalla prima elementare ho privilegiato il momento orale "perdendo tempo" a "nominare" qualsiasi cosa che incontrassimo all'interno e all'esterno dell'edificio scolastico. Ognuno poi si esercitava nel gioco degli accostamenti più bizzarri con le parole che venivano in mente, così la metafora è stata la nostra compagna inseparabile in ogni attività e per affrontare qualsiasi difficoltà linguistica si incontrasse, soprattutto per esprimere vissuti, stati d'animo, atmosfere indefinibili. L'espressione motoria e quella mimica sono fondamentali all'interno di attività "teatrali" dai contenuti molto vicini al mondo attuale e dell'infanzia. Ogni anno, per cinque anni, è stato attivato un lungo percorso che ha visto impegnate le forze di tutti al fine di portare acqua al mulino dell'espressione in ogni attività, il tutto "condito" da una costante ricerca musicale, mai troppo facile nella scelta dei brani. Mentre con il corpo e con la mente si lavorava in palestra, si sono letti libri molto significativi ( ma nessuno di essi lo è fino in fondo se manca la mediazione di un adulto che entri totalmente nei personaggi, nella drammatizzazione delle parti e che utilizzi la voce e la mimica in modo consapevole e mirato all'interpretazione dei personaggi e dei vissuti). Anche le poesie d'autore sono state un costante strumento (oltre che oggetto di ricerca e osservazione) per scoprire i segreti dell'espressione linguistica. Le poesie (poche, ma significative) sono state occasione di continua riflessione e ognuno ha potuto esprimere le proprie osservazioni (sui versi) prima che io intervenissi con spiegazioni, che sono sempre state socializzate e registrate nero su bianco per poi venire rielaborate e trasformarsi in commenti nati dalle bambine e dai bambini. Se si va piano e si lasciano "fiorire" le idee è un lavoro di grande potenza: permette di scoprire l'infanzia e di accorgersi che è veramente la luce dell'umanità non corrotta da "sovrastrutture". Io, comunque, non credo nello spontaneismo, bensì nella "freschezza" che nasce da un profondo lavoro d'ascolto reciproco e dal rispetto della cultura e degli artisti che comunicano attraverso le parole usate magistralmente, quindi anche le bambine e i bambini hanno scoperto con me e fra di loro nei lavori di coppia e di piccolo gruppo quanto sia faticoso esprimere veramente ciò che si pensa per mezzo di sinestesie, ossimori, metafore, similitudini, ricerca di "suoni" che permettano alle parole di "cantare" la voce interiore di ognuno.e ogni volta che hanno incontrato, nel loro viaggio (di anni) dentro il testo poetico, "stranezze" che ovviamente non sapevano definire in modo preciso, le hanno fatte proprie, assaporate, gustate, usate in giochi linguistici, che, ripeto, non hanno gonfiato quaderni e quaderni, bensì hanno popolato l'universo sonoro della classe che si scambiava frasi, sensazioni, modi di dire.In prima e seconda, ogni "bella frase" di ogni bambina o bambino veniva scelta dai compagni e immortalata sui cartelloni per essere letta e sempre applaudita con trasporto da tutti. Anche le uscite a teatro (poche ma studiate) sono state una fonte inesauribile di spunti per la riflessione, mai occasionale, sempre vissuta con tutto noi stessi. Mai si è bloccata un'attività di "studio" in modo approssimativo e superficiale, perché diversamente da come spesso si pensa più un'esperienza viene rievocata più diviene significativa e amata dai bambini! La noia non si sa cosa sia se l'adulto si "interessa" e lascia che il tempo scorra "tranquillo e innamorato"di qualsiasi riflessione esca dalle loro bocche: il problema però è che realmente bisogna essere coinvolti nel gusto della scoperta e dell'indagine dentro le esperienze culturali non sottovalutando assolutamente mai nessun contributo, anche il più strampalato! Ho scoperto che c'è sempre una verità nelle parole di ogni bambina o bambino, ma a volte è talmente lontana dalla nostra verità da sembrarci impossibile e astrusa. Ho imparato molto a contatto con l'infanzia che si avvicina all' analisi dei testi e ho rivisto molte mie interpretazioni, anche letterarie! Le poesie delle bambine e dei bambini, quindi, nascono da un duro lavoro sulla forma, dallo spostamento di parole dentro i versi, dalla loro sostituzione, da una ricerca di stratagemmi linguistici.Le bambine e i bambini "agiscono" con un'alacrità impressionante e alla fine sanno essere molto critici verso la propria produzione e verso quella degli altri, ma poi scelgono, dopo aver fatto molte "prove" (così chiamiamo le stesure che si modificano via via nel lavoro di produzione) quella che ritengono più "leggera", più "cantata", meno "normale", ecc.Io non metto mai il becco nella fase della produzione e della scelta, perché non oso pretendere di più dopo un lavoro che è stato altamente proficuo sia sul piano dell'espressione, sia su quello dei contenuti, sia su quello linguistico, di arricchimento lessicale, culturale e umano nella relazione dentro la coppia o nei piccoli gruppi (su tale modalità di lavorare, mi riservo di continuare il discorso in un prossimo contributo). La primavera vola Vola verde primavera accendi il buio della notte riscalda il nero mondo cancella il rosso sangue risveglia soffici risate apri le porte della vita. Innocenza Innocenza calpestata e corrotta. Potenza calpesta imperterrita Gioia, Allegria, Rispetto. Un ottimismo disperato ricopre d'un velo l'umanità. Bussola di vita Mentre da noi c'è l'alba speciale in altri paesi il sole scompare noi ci dobbiamo ribellare alla guerra mortale. La bussola della vita punti la sua freccia di pace immortale contro l'ostilità mondiale lasciando sentinelle di bene universale. Il proiettile Sono già dentro il moschetto, pronto a partire. La violenza dell'uomo mi costringe a eliminare innocenti. Passa del tempo. Sono stato sparato. Ora attendo in questo gelido cadavere caduto per la libertà l'arcobaleno della pace. L'abisso del male Leggeri petali accarezzati dalla fresca brezza si dirigono nel profondo abisso del male. Sul fondo della gola malefica giacciono petali appassiti senza vita senza speranza. Un fioco raggio di sole illumina arroganza, insolenza, ipocrisia meschinità. Orrore senza confini Calcio il pallone che ricordo stupendo! Ma adesso tutto odora di sangue e di esso tutto è ricoperto mi sento una pietra sciolta dalla paura le grida affollano la mente il panico ha preso il sopravvento la gente sembra impazzita l'orrore regna il male ha acquistato il potere e la speranza è sulla lama di un coltello! Diritti calpestati Lapilli incandescenti ardono nella gelida vita di fanciulli indifesi diritti calpestati da individui meschini David una piccola anima offesa da vigliacchi. Eclissi di morte Fritz, fuoco gelato anima che prova desiderio di distruggere infuocando sentimenti ebrei come luna copre sole. Infanzia Nazismo Violenza Bambola distesa al suolo sporca di terra nazista morte vita costretta a spegnersi davanti alla violenza Bene Male libero prigioniero prigioniero di Hitler. Ricordo di un piccolo ebreo Ricordo un gatto lo ricordo quando correva. La mia testa venne offuscata dal pensiero dell'abisso. Per uscirne ho patito pene dell'inferno. Questo non deve succedere mai più.
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