Lavoro duro per le donne della masseria!
Le raccoglievano da terra ad una ad una, appoggiandosi con un ginocchio
sul paniere (cesto di giunco con manico arcuato) e tenendo la schiena
piegata per molte ore al giorno.
Si diceva (e si dice) che portava sfortuna. Certo, quella di restare
senz’olio dopo tutta la fatica per produrlo.
Collaboravano con loro gli uomini per svuotare i panieri pieni nei
sacchi che loro stessi trasportavano sui carri e per far cadere
dagli alberi le olive mature con dei lunghi bastoni o con le mani.
Le olive, ripulite dalle foglie, venivano lavorate nei frantoi per
essere trasformate in olio. Quanta fatica per un filo d’olio sulle
frise, sulle verdure, nella “gialletta”!
La preziosità dell’olio è dimostrata dalla disperazione causata
dalla rottura di un qualunque recipiente che lo conteneva.
Le olive più belle venivano “addolcite” dalle donne per diventare
buone “accompagnatrici” a tavola o “intruse” gustose nelle “pucce”
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