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Dov'è finita la "Catena di magisteri?
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LE ASTE DELLA DISCORDIA Francamente è stancante leggere le affermazioni di chi la scuola elementare non la "frequenta" se non per qualche conoscenza privata o per qualche esperienza diretta ma personale e poi di essa disquisisce addirittura su un libro (che alla fine gli renderà poco, ma pur qualcosa!). Il problema vero è che chiunque può dire tutto e il contrario di tutto senza tema di essere smentito. Anche le vituperate maestre frequentano amici e hanno figli all'università.e quante ne potrebbero raccontare.di cotte e di crude.per non parlare degli Esami di Stato post laurea.si potrebbe scrivere un'enciclopedia.ma da brave, piccole e invisibili scienziate del quotidiano tacciono e lavorano perché sanno che spiare dal buco della serratura non è il modo più dignitoso di salvare la vita a se stesse e ai piccoli. Il Professor Giorgio Israel (Professore Ordinario presso il Dipartimento di Matematica dell'Università di Roma "La Sapienza") in "Salvateci dalla scuola dei mediocri" tratto dal suo ultimo libro " Chi sono i nemici della scienza?" ed. Lindau sostiene: Ebbene si metta l'animo in pace perché le maestre girano fra i banchi, quando questi ci sono, tengono ancora le inesperte e piccole mani (personalmente anche fino a 50 mani tra destri e mancini!) nell'atto della scrittura; sono addirittura pignole, perché ben sanno, altrimenti, quale possa divenire il problema più avanti con gli anni! Stia tranquillo. Qualcuna addirittura si è fatta chilometri per studiare tecniche raffinate di calligrafia e approccio al segno.Ha ragione a parlare di penna tenuta come una zappa, ma non ha ragione sullo spontaneismo che impererebbe nelle aule, così come fa una grande confusione fra apprendimento e insegnamento postulando che il primo abbia divorato il secondo! Ma così non è nella maniera più assoluta. Anzi, la scuola elementare sa per scienza e coscienza il valore dell'accoppiata insegnamento/apprendimento.anche se la scuola dei piccoli non è più quella di una volta per ovvi e scontati motivi legati ai tempi di attenzione delle persone nell'era contemporanea, agli stimoli circostanti infiniti, alle situazioni familiari e pregresse di bambine e bambini, ai disturbi nella relazione fra figli unici o figli fragili. Che ci dobbiamo fare se le cose sono cambiate? Il nostro autore fa venire i brividi quando scrive con malcelato disprezzo che la scuola è diventata scuola dell'apprendimento con le maestre che lasciano tutto al caso. .perché, dico io, si è perso l'equilibrio necessario quando si scrive di scuola? Si crede veramente che le maestre non sappiano che esiste la questione di bilanciare i momenti dell'autonomia di apprendimento di bambini e di bambine nel ricercare possibili strade per la soluzione dei problemi e quelli nei quali occorre l'insegnamento con la I maiuscola? Vengono i brividi nel constatare quanto siano semplicistiche le affermazioni di alcuni Prof universitari sulla didattica e le strategie metodologiche delle maestre. Pure noi maestre, a volte, leggiamo la realtà di altri ordini di scuola, vedi anche università, in cui si fa lezione frontale "imbavagliando" per ore le bocche di alunne e alunni, pretendendo che essi siano quelli di un tempo che fu, senza rendersi conto della lingua che è mutata radicalmente, del fatto che per insegnare oggi non ci si può basare soltanto sulle proprie modalità di approccio alle discipline e allo studio, del fatto che le teste dei giovani di ogni generazione non sono mai le stesse, così come non sono mai identiche le modalità di avvicinare i sentimenti e il sentire. L'atto dell'insegnare non è mai lo stesso, così come quello dell'apprendere. Siamo d'accordo che studiare è la fatica del mettersi in gioco, ma le modalità del gioco vanno analizzate, smontate, vanno ricostruite le regole e le fasi. Sicuramente la scuola tutta è in difficoltà, eppure essa si trova anche in una bella situazione di sperimentazione costante dei modi per raggiungere gli obiettivi di una nuova cittadinanza consapevole e dotta, è in sperimentazione costante per affrontare le sfide dell'integrazione di stranieri, handicappati, sbandati, fragili. La scuola italiana ha giustamente accolto al suo interno tutti e ora non può tornare indietro richiamando ordine, disciplina, fatica e voti bassi.indietro non si torna mai, avanti si va cercando aggiustamenti, riflettendo sulle teste e sui comportamenti degli altri. Se mai la difficoltà della scuola, che è poi quella degli insegnanti, sembra essere una tendenza a non volere mostrare le azioni pedagogiche, metodologiche, didattiche, ecc.che portano a risultati, c'è una specie di pudore diffuso che impedisce di far vedere ciò che si sta realizzando, ciò che funziona. è un chiudersi in difesa per il timore di essere visibili al mondo di chi facilmente pontifica e critica, la scuola ha tanta paura delle critiche.la paura blocca la circolazione di idee, e ciò favorisce il florilegio di teorie, giudizi strambi di esperti a vario titolo su riviste, quotidiani, libri, tv, radio.Così spesso essa resta annichilita a chiedersi il perché di tanto accanimento contro, invece di un sensato ventaglio di proposte da sperimentare ancora e sempre! E, per favore, non facciamo il solito errore dell'arrogante palleggiamento di responsabilità sui diversi declini dei vari ambiti della società.semplicemente ognuna e ognuno si assuma le proprie, e lavori con senso del dovere per un miglioramento possibile!
10 marzo 2008 Claudia Fanti
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Una piccola grande responsabilità rivoluzionaria Che fare? Informare e comunicare Il gioco dei bambini vs i giochi dei grandi Il maestro unico! Ma che bella figurina! Il mandolino del prof. Pietro Celli
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