Primaria - Secondaria - Secondaria II° - Le parole della scuola - Riforme La maestra Claudia - Laboratori - Home
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1 - La gratificante sensazione dell'essere ascoltati Devo subito riconoscere che la presentazione introduttiva del convegno (scritta nel pieghevole diffuso nelle scuole), a chi come me è semplice maestra di classe, ha dato una speranza, forse illusoria, di poter in qualche modo avere ancora uno spazio per esprimersi ed essere ascoltato. Sono accattivanti i richiami a Bertin e ad altri... sono incoraggianti i riferimenti a una pedagogia dell' "inattuale", a una scuola che non guardi soltanto "a un mero stare al passo con i tempi", che possa venire costruita da tutti quelli che la abitano... 1.1 - "Laicità" della tenerezza: una scuola dell'integrazione "totale" Viene così subito da rivolgere il pensiero a ciò che sta succedendo nel mondo reale... guerre... terrorismo... incomunicabilità fra etnie e posizioni diverse di fede... competizione senza limiti di riferimento... il denaro, il successo, la bellezza, la forza, l'astuzia... come valori in ascesa nei gusti e nelle scelte di possibili percorsi di vita. D'altra parte però si rafforzano i movimenti di giovani, di persone laiche e di chiesa, che non si lasciano condizionare e tengono la barra dritta verso un desiderato e auspicabile futuro in cui tutti ci si possa riconoscere e amare... volontariato laico e religioso... gruppi che si saldano sulla base di un'esigenza grande di fratellanza... a me piace dire... di "tenerezza" per il genere umano e per l'ambiente in cui vive, senza escludere neppure un filo d'erba... "tenerezza" per la precaria condizione di vita quotidiana di tutti, stretti nella morsa del nostro destino umano che è sempre quello della morte, comunque noi siamo: infinitamente "piccoli" o "grandi" nel nostro ruolo sulla Terra. La scuola elementare è la scuola del recupero di questa "tenerezza" struggente verso l'essere umano, non perché essa sia, come qualcuno la definisce a volte erroneamente, la scuola in cui i docenti fanno le mamme, bensì per quel suo sguardo che si è fatto attento negli anni in modo consapevole e studiato, un modo che è dipeso non più, come un tempo, soltanto dalle doti umane di un singolo insegnante, un modo raffinatissimo di amore per l'integrazione che vorrei definire totale. La totalità e la globalità, la solidarietà e la collaborazione, la capacità d'ascolto e l' autocritica, la conflittualità sempre presente e la tensione verso il superamento della stessa forse sono stati, insieme con un approccio umilissimo alla didattica e alla metodologia delle discipline, la ragione di indubbio successo dell'ordine di scuola elementare. La funzione docente è stata e per molte/i vorrebbe ancora essere nelle scuole elementari quella di un professionista che sa creare e ricreare, sa trovare strade diverse ogni giorno. senza dilettantismo, partendo dalle solide basi degli studi personali e degli aggiornamenti continui sostenuti. 1.2 - Il pregiudizio È, purtroppo, idea molto diffusa sia nei documenti della Riforma, sia tra gli opinionisti, sia, addirittura (e qui vorrei rimarcare lo scarso grado di conoscenza reciproca), fra tanti docenti degli altri segmenti scolastici, che il docente di scuola elementare abbia una "vaga" conoscenza delle discipline di insegnamento a favore della conoscenza dei meccanismi della relazione. Niente di più sbagliato! Infatti, al contrario, è proprio partendo dagli aggiornamenti continui sulle singole discipline e sulle metodologie intrecciate con l'analisi puntuale dell'influsso della sfera affettiva, emozionale, sociale del discente che si dispone a imparare, che è avvenuta la rivoluzione copernicana delle competenze professionali del docente elementare, il cui modello sarebbe dovuto essere prima esplorato "dal vivo" (non per sentito dire), poi "esportato" in tutti gli altri gradi scolastici. Se non si vede ciò, si rischia di portare indietro la scuola al leggere, scrivere, far di conto... volendosi bene! Il team del tempo pieno e dei moduli ha favorito l'approfondimento disciplinare, la specializzazione... e, se nei primi tempi, l'insegnamento ha mostrato di perdere l'unitarietà dei saperi, l'ha poi riconquistata, rafforzata grazie ad aggiornamenti e riflessioni che hanno posto rimedio alla frammentarietà potenziando tuttavia le "didattiche" dell'italiano, della matematica, della storia, della motoria, ecc. (con una evidente attenzione anche alla trasversalità). Esse si sono fatte raffinate e di altissimo livello. Di ciò si sarebbe dovuto tenere conto evitando di affidare a un tutor tutte le funzioni espresse nel decreto che riguarda la scuola primaria. I problemi dell'accordo dentro il team sono esistiti, ma non giustificano la sua "quasi eliminazione". Anzi, se mai, avrebbero richiesto un'ulteriore riflessione pedagogica nella direzione di proposte formative adeguate per i giovani, futuri insegnanti, in materia di gestione dei conflitti, di organizzazione, di responsabilità condivisa alla pari, di condivisione dei percorsi. Non è detto che l'unitarietà dell'apprendimento debba per forza fare il paio con il docente "quasi tuttologo" di "nuova-vecchia" concezione. 2 - Anche la tutorialità è "totale " . Volontariato "di Stato" Parlare di tutor alle maestre e ai maestri può avere un senso soltanto se si riconosce a ognuna/o di loro il ruolo di tutonalità che hanno avuto per generazioni di bambine e bambini di ogni condizione sociale, di ogni estrazione, con problemi e disagi di ogni tipo. Le maestre e i maestri ogni giorno fanno i conti con la realtà di inserimenti (v. alunni stranieri e alunni in situazioni di disagio) in classi numerose, ma difficilmente si lamentano e si irrigidiscono in posizioni di "grande rifiuto". Anzi, si organizzano, si rivolgono, anche a spese proprie, a esperti e associazioni, studiano i problemi, li affrontano "modificandosi". Però lo fanno categoricamente insieme. Insieme e, soprattutto, alla pari. La scuola elementare ha dimostrato nella pratica che è possibile un volontariato di Stato! La "tenerezza" per il mondo è la realtà della scuola elementare... essa, la "tenerezza", non fa il paio con differenziazione, carriera, progettazione avulsa dal caso che si affronta nella quotidianità, burocrazia e produzione cartacea..."Tenerezza" è forza...forza di sostenere ciò che a volte sembra insostenibile perfino alle famiglie. 2.1 - Recuperare senso I Collegi dei docenti sono già stati messi a dura prova da alcune direzioni "involute" intraprese con l'applicazione dell'Autonomia, già l'attenzione per la didattica e la relazione, nel quotidiano, ha subito i contraccolpi di gestioni che a volte hanno teso verso la mania dei progetti e della propaganda di essi all'utenza, portando divisione e mugugni sotterranei... ora il rischio di divisione, di frammentazione si potrebbe fare più alto! In pericolo c'è tutta la rete di rapporti costruiti negli anni a fatica e a prezzo di una revisione totale del sé abituato a relazionarsi soltanto con se stesso. Fare riforme non tenendo conto delle pulsioni degli esseri umani in un'azienda-non azienda che è fatta di esseri umani è come voler far funzinare un'industria di scarpe occupandosi del colore dei calzini. Infatti, noi maestre e maestri, all'inizio della nostra storia, dopo aver fatto i maestri unici, abbiamo dovuto aggiornarci sulla relazione, sui meccanismi che scattano quando si vedono minacciate la propria individualità e le proprie esigenze, abbiamo ingoiato in silenzio invidie e gelosie professionali; abbiamo cominciato a pensare al collega e alla collega come a qualcosa di importante per noi e per la nostra stessa personale professionalità e alla bambina e al bambino come a persone verso cui disporsi in compagnia di altri sguardi, come a persone da "salvare", collaborando, dall'inaridimento della dimensione individuale (anche per le alunne e gli alunni si è studiato il sistema della cooperazione come stratagemma per vincere disagio, frustrazione e disistima di sé), nella convinzione che si esiste se esiste un legame sociale, si può continuare ad esistere soltanto "desiderando" l'altro, non soltanto accogliendolo... su un'ambizione tanto grande molte maestre e maestri hanno lavorato in tutti questi faticosissimi anni. Proprio per questo motivo a molte e a molti di noi importa veramente poco se in giro si dice che la nostra professione non ha ambizioni di carriera! 2.2 - Carriera e ambizione magistrale? Il docente... la funzione docente è una scalata difficoltosa di ricerca e attesa di qualcosa di indefinito e indefinibile: mentre si cerca, l'obiettivo si sposta in avanti e diviene irraggiungibile e si resta in una condizione di precaria evanescente sicurezza pervasa di incertezza. E tale incertezza è la forza di questa professione di servizio, è il segreto per non sentirsi mai "arrivato", è la molla che ci aiuta a lavorare collegialmente per trovare risposte superando i nostri protagonismi e si vuole andare avanti così senza che la legge costringa a una gerarchizzazione dei rapporti che metterebbe in pericolo la comunanza di intenti e interesse per il bene comune. Ogni docente elementare ha ormai nel DNA la consuetudine a stare con l'altro/a per quello che è, per le sfide che ogni giorno questo altro lancia, per la resistenza che pone alla sua persona, alla sua filosofia di vita e alla sua storia culturale e pur conservando nella memoria la propria storia professionale e culturale non la consacra come unica storia possibile. La carriera per chi è docente è un non senso, perché il senso della professione si trova proprio nel rendere meno difficoltosa per gli altri, le alunne e gli alunni, la possibilità di emergere per quello che sono, sognano e desiderano diventare. Il docente intimamente vorrebbe essere un trampolino di lancio per l'altro/a, anche se sa con lucidità quanto siano scarse le proprie possibilità di incidere, anche se è consapevole delle condizioni "oppositive" in cui si trova a lavorare; tuttavia lavorando condividendo con altri la sua preparazione e anche le sue debolezze, sa di avere più possibilità di riuscita. Il team favorisce la crescita professionale di un docente che può senz'altro avere risposte personali ai problemi, ma non le idealizza, non le fa diventare le uniche risposte possibili, si pone in ascolto dei mutamenti culturali e, pur non condividendoli, li vuole conoscere e tenta di affrontarli scegliendo strategie sempre diverse per tentare di aiutare chi non ha una condizione ottimale per accedere ad apprendimenti e conoscenze. Essere docente è forse da pochi e di pochi, ma è continuo stimolo alla revisione di sé, stimolo ad effettuare il tagliando di controllo ai freni dell'io e del Super io: le/gli insegnanti elementari hanno imparato a effettuarlo ogni giorno in collaborazione con colleghe e colleghi con la pari dignità professionale garantita dalla legge 148. La nostra condizione di maestre e maestri è quella di chi ha avuto e ha ancora un briciolo di ambizione nel tessere relazioni sociali che consentano a tutti di apprendere e imparare per un futuro che uni fichi e non separi. Infatti, credo non si possa parlare di pace e solidarietà se anche all'interno dell'istituzione, che dovrebbe educare agli alti alt i a cui tutti a parole ci vogliamo ispirare, si vanno a creare, ancor più di quanto non sia già accaduto nel passato, i presupposti per la divisione professionale e per una visione "limitata" dallo sguardo di un tutor verso le bambine e i bambinini. Nessun legislatore da qui in avanti dovrebbe dimenticare la mole di lavoro fatta dalla scuola elementare nella direzione dell'abbattimento dell'individua lità, nessuno dovrebbe spingere la funzione docente verso percorsi di carriera, verso la differenziazione dei ruoli. Anzi, ciò che forse mancava al compimento della Riforma della scuola elementare era una maggiore attenzione al favorire la ricerca didattica e metodologica collegiale sulle aree disciplinari intrecciate con le nuove sfide degli inserimenti di bambine e bambini stranieri e di quelli "anticipatari" (anche la questione dell'anticipo andrebbe rivista e discussa con il corpo docente), ancora occorreva lanciare un piano di risorse per affiancare i docenti nel loro complicatissimo mondo di relazioni. I soldi spesi per altro da ciò, portano lontano dall'obiettivo dell'attenzione alla persona e alla formazione dei cittadini futuri del mondo che tutti vorremmo. 3 - Un modello "esportabile" La funzione del docente di scuola elementare si è sviluppata e ha trovato riconoscimenti al di fuori dei confini nazionali proprio nel suo presentarsi come un modello teso al superamento dell'individualità autoreferenziale; si è fatta "proposta concretizzata" per chi ha occhi per vedere e orecchi per ascoltare, al fine della costruzione di una scuola possibile anche oltre il quinto anno delle elementari: una scuola del sapere coniugato con la relazione tra adulti e adulti, ragazzi e ragazzi, ragazzi e adulti. Di questa "proposta" in atto non si sarebbe dovuto non tener conto, a meno che non si volesse "allontanare" la schiera di docenti che vi è stata coinvolta. Di questa "proposta", che è stato progetto pedagogico via via sempre più condiviso, si sarebbe dovuto tenere conto per cercare soluzioni possibili ai problemi degli altri gradi di scuola, problemi di demotivazione e disinteresse spesso denunciati (anche sulle pagine dei quotidiani!) dai docenti più sensibili. Inoltre, per renderla pienamente realizzabile anche "altrove", negli altri segmenti scolastici, non si sarebbe dovuto dimenticare che non sono ininfluenti il numero degli alunni e la quantità di conoscenze e abilità che si vogliono "costruire". Il numero è una variabile determinante. Infatti sappiamo bene quanto sia delicato l'incontro fra esseri umani nell'atto di insegnare e apprendere, un incontro sempre a rischio dispersione, dimenticanza del vissuto esistenziale di ogni fascia di età degli studenti con cui la/il docente, rigorosamente in collaborazione con i suoi colleghi, deve fare i conti. Semplificando, nella scuola elementare, il bambino presenta grande curiosità verso il mondo, ma spesso anche blocchi cognitivi, atteggiamenti comportamentali complessi, pulsioni istintuali ancora incontrollate; il preadolescente, alle medie, rivela nelle aule, in ogni momento, la tensione fra il bambino che era e il suo voler essere autonomo, il suo voler scoprire il mondo, mostrando insofferenza e, al tempo stesso, attrazione nei confronti dell'adulto; l' adolescente, alle superiori, "sembra" spesso avere perso quella curiosità verso i saperi disciplinari preferendo occuparsi della sua vita vissuta ("sembra"!). Allora, decisamente, dovere delle leggi e dei decreti riguardanti la scuola dovrebbe essere quello imprescindibile di rendere veramente possibile la "vita" di una funzione docente "vera", proponendo tempi dilatati per le attività, spazi adeguati e attrezzati per ospitale, numero di studenti ridimensionato con cui rapportarsi, proponendo una revisione degli obblighi della funzione docente "dietro le quinte" dell'attività d' aula, in direzione della ricerca collegiale e corresponsabile sia sulle discipline d'insegnamento, sia sulla didattica e le metodologie per renderle veramente materia di un apprendimento possibile, sia sulle modalità di conduzione collegiale del consiglio di insegnanti operanti su una stessa classe. Conoscenze e abilità potrebbero così fiorire senza che il docente si sentisse continuamente "ricacciato" a occuparsi "solo" della lezione, o "distratto" da impegni sul versante "grandi" progetti di istituto mirati, a volte, a sollecitare motivazioni effimere. 4 - Una mano più salda contro la dispersione iniziale Indubbiamente oggi più di ieri sarebbe necessario recuperare il valore della formazione in servizio e del lavoro d' aula. Inoltre, bisognerebbe far acquisire ai docenti strumenti legislativi che consentano loro di prendere decisioni operative relativamente alle situazioni di abbandono familiare di cui sovente sono testimoni senza poter intervenire in alcun modo a meno che non ci sia l'avallo della stessa famiglia. La funzione docente è una funzione "dimezzata" proprio per i casi a rischio dispersione che necessiterebbero di un pronto e tempestivo intervento! Capita che interi consigli di classe vengano messi in ginocchio da famiglie in fuga dalle responsabilità verso il figlio minore e che non possano far nulla per intervenire in suo favore. Le leggi sono giustamente garantiste della libertà educativa delle famiglie, tuttavia sarebbe giusto ricordare anche i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza e prendere in considerazione l'ipotesi di un maggior peso dell'adulto-docente nella possibilità di intervenire a favore di una tutela di tali diritti. *Pubblicato su "Fondazioni culturali delle riforme scolastiche. A ottanta anni dalla riforma Gentile" a cura di G. Boselli e N. Serio - Armando Editore - Roma 2005
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