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Quello della scuola é un volto segnato dalla depressione esogena: occhiaie profonde, segni d'espressione, contorni indefiniti, sguardo ansioso. Moratti è la causa.ma in ogni istituzione autonoma si cercano le terapie per far fronte alla morte dell'anima. Si usano medicine poco conosciute all'esterno per salvare il salvabile. Infatti si diffondono sempre più controcircolari interne, organizzazione di orari e materie opzionali che paiono una cosa e in realtà sono un'altra, schede di valutazione che mantengono il "vecchio" facendo un occhiolino al "nuovo" giusto per gradire. Meno male che noi Italiani siamo creativi e allergici alle imposizioni, soprattutto quando non le capiamo proprio. Meno male. Chissà, forse non ce la faremo a far in modo di allungare questo periodo di tentativi per resistere alla transizione verso la completa e integrale applicazione di una riforma assolutamente incomprensibile, ma per lo meno si potrà dire che ci abbiamo provato in tutti i modi e in ogni occasione di fuga dalla spiacevole realtà. Se si fa un giro di domande alle colleghe e ai colleghi, le risposte che ricorrono sono le stesse: "entro in classe di corsa, coi bambini sto bene, ma per il resto, uno schifo!" oppure "faremo il possibile per non scardinare le buone pratiche" o ancora "chi è la Moratti? Non ne voglio più sentir parlare!" e ancora "quando sento qualcuno che parla della riforma, mi viene la nausea" per arrivare al fatidico "non parteciperò più a un corso relativo a questa riforma!" Bel risultato per una riforma totale, per una "Scuola che cresce proprio come te", il titolo del primo raccapricciante libercolo pubblicitario che tanto è costato! Bel risultato davvero! La scuola non è soltanto una depressa per cui si cercano le cure più impensate, è diventata meravigliosamente bugiarda! Chi ha detto che le bugie fanno crescere aveva ragione: dentro le scuole si fa di tutto per un nuovo motto "non si fa, ma non si dice", magari si scrivono documentazioni in linea, relazioni in linea, ci si aggiorna sul "nuovo".ma sotto sotto si continua a tentare di far scuola nel modo in cui si crede, programmando all'antica, tenendo il curricolo nascosto in cartella, con le Indicazioni ministeriali sul tavolino, così per "bellezza", organizzando unità didattiche, individualizzando gli interventi, tenendo unita la classe come fosse un grande laboratorio, spiegando ai genitori che cos'è il portfolio e subito dopo a cosa non serve.spiegando cosa servirebbe veramente in campo valutativo, inventando modi di comunicazione alternativi con le famiglie per non sconvolgerle più di tanto. E intanto i computer invecchiano, non si sa che fine faranno gli specialisti di lingua straniera, le risorse economiche diminuiscono in modo consistente, ma non fa niente, la scuola italiana tenta scappatoie per sopravvivere alla depressione, per uscirne senza troppe rughe.poi si vedrà chi verrà dopo a imbellettarla.lei spera in un cambiamento epocale di regime.di cura, ma non sa quale sarà lo specialista di turno e quale terapia, diavoleria le farà ingurgitare.è allarmata perché qualche anno si può anche resistere a cure errate, ma decenni no! Si rischia il collasso, la perdita totale di sé, di valori, di orientamento didattico, di metodologie e strategie vincenti. Si rischia la perdita di memoria, di storia, di unitarietà, di solidarietà, di pari opportunità.Rischiano più di tutto le bambine e i bambini stranieri, quelle e quelli che presentano qualche disagio.La dispersione si annida nel tentativo di questa riforma di dividere, di diminuire le ore, di sconvolgere impianti organizzativi scelti autonomamente per far fronte a situazioni difficili. La scuola per rinascere a nuova vita avrebbe avuto bisogno di veder tutelato il lavoro di team, di classi meno numerose, di risorse in termini di denaro e insegnanti, di aggiornamenti gratuiti in contatto con associazioni professionali e università, di tempi per la ricerca in campo disciplinare e didattico, in quello dell'integrazione.La scuola, poveretta, avrebbe avuto bisogno di cure ben diverse da quelle che le vengono propinate dal ministro di turno. Ce la farà a resistere? Dipende sicuramente da docenti, sindacati, politica. Alle/ai docenti spetta il compito di non tradire se stessi e le generazioni di bambine e bambini che vengono loro affidati, di non demordere, di non lasciarsi andare alla tentazione di perdere la loro identità tutta italiana che le/li vede tra i più attenti alla diversità, all'uguaglianza, alla didattica, a resistere nonostante la carenza storica di risorse, ai contenuti della tradizione da condividere con bambine e bambini, alla letteratura per l'infanzia, alla lotta quotidiana per "tenere insieme" alunne alunni di diverse culture valorizzandone le peculiarità in situazioni di apprendimento collettive.Spetta di mantenere la dignità nel sostituire le vuote sigle riformistiche "osa pecup uda of.con un linguaggio che sia comprensivo e rispettoso della loro storia di professionisti dell'istruzione e dell'educazione. Ai sindacati e alla politica, spetta il compito di difendere ciò che ha dato buoni risultati, di proteggere la cultura dall'imbarbarimento, dal nulla di Indicazioni e offerte opzionali improbabili, spetta il compito di tutelarla economicamente.
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