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I CAPPOTTINI DELL’INGIUSTIZIASto vivendo, come ogni anno, l'esperienza di avere accanto due tirocinanti al termine del liceo pedagogico. Sono vivaci, preparate, attente, curiose, creative, perfino pazienti...Le osservo e mi dico che il nostro sistema spreca un' incredibile mole di capacità, di entusiasmo...fortunatamente sono talmente giovani che niente le fermerà, neppure la trasmissione "Presa diretta", bellissima e terribile insieme. Le ragazze scuotono la testa, ma procedono con la forza della speranza, mentre chi dovrebbe tutelarla (la speranza!) se ne infischia altamente...Non una reazione pubblica di chi ci governa! Niente! Devono aver scelto la strada dell'indifferenza, dell'aspettiamo che tanto passa anche questa come tutto passa nel mondo reale e in quello della comunicazione... Intanto noi e le nostre tirocinanti viaggiamo sui binari dell'attenzione, dell'apprensione quando le nostre strategie didattiche sembrano non funzionare...Noi viaggiamo sempre e costantemente al ritmo dell'autocorrezione, mentre chi detiene il potere percorre la strada dell'arroganza, dei tagli alla scuola statale, del totale disinteresse verso i figli comuni di gente comune... Noi e loro profondamente diversi, grazie al cielo...incomprensibili e inaccettabili per noi loro, incomprensibili e reietti per loro noi...Comunque sia, la nostra scuola statale sgarrupata offre, unica, la possibilità del pensiero divergente, della ricerca dentro la realtà, della riflessione su di essa…mai addestramento, mai sola istruzione, bensì conversazione nel senso più alto, sviluppo della capacità critica, stimolo alla conoscenza delle differenze, disabilità, stranieri, figli e figlie di tutti e di nessuno. Noi siamo l'Italia vera e strapazzata; noi siamo l'Italia che resterà al suo posto per tutti e per tutte. Quei bambini e quelle bambine con i loro cappottini dentro le aule fredde sembrano sfortunati e indifesi, eppure cresceranno in modo tale che nulla li fermerà come successe un giorno non troppo lontano ai nostri nonni e alle nostre nonne ormai defunti: decisero di alzare la testa dopo tanto penare, molti di loro autodidatti, arrabbiati, confusi, eppure consci che la loro umanità, i loro corpi avevano diritto a un senso, e quel senso glielo diedero essi stessi con la resistenza, con l’orgoglio, con la potenza del loro pensiero che si fece politica alta e applicata a una nuova società… Accadrà che i ricordi dell’ingiustizia subita si faranno sempre più forti e presenti, allora qualcuno vedrà cosa significa vessare, reprimere le potenzialità, svilirle, respingerle…qualcuno si pentirà amaramente prima o poi di aver trattato la scuola e le persone come territori improduttivi- senza valore… 17 febbraio 2010
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Cooperazione
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