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ENTUSIASMO
Sono interrogativi che "svolazzano" (vocabolo suggeritomi da una bambina) nella mente ogni volta che mi sento avvilita di fronte al mio insuccesso con quella o quel bambina/o. Interrogativi che non riescono a trovare una risposta sensata. Nonostante lo stipendio inadeguato ai carichi, nonostante la solitudine in cui si è lasciati a fronteggiare emergenze quotidiane di ogni tipo, nonostante i bastoni fra le ruote messi dall'amministrazione interna alla scuola (che non conosce e non stima il nostro lavoro fino al punto di pretendere da noi attenzione anche alle inezie burocratiche) e da quella esterna lontana mille miglia dal conoscerci.nonostante tutto, perché si sta accanto, dietro, davanti o, addirittura, sopra una cattedra che non ha più spazio dentro aule che scoppiano?! Forse ci sono poesia, futuro, desiderio di incidere sulla realtà per mezzo delle giovani menti che stanno lì ogni mattina ad attenderci, in questo lavoro che ora in molti si affannano a definire "disperante" e "disperato", un lavoro che conduce alla pazzia! Io so che, mentre intorno tutta la quotidianità ci parla di morte, di violenze, di guerra, di incomprensioni, di lacerazioni, di fame, di povertà, di crolli e di crollo di sistemi., la voglia di rivederLe/Li, per "riprovare", toglie quasi il respiro: "ieri ho sbagliato a dire a Mario., oggi proverò a consolarlo"."controllerò se nella notte Maria ha ripensato a quel suo comportamento"."devo ricordarmi di riprendere quel discorso con Luigi"."Non devo scordarmi di far parlare Antonio di quella cosa che gli stava a cuore e l'altro giorno non c'è stato il tempo per farlo.ci sarà rimasto male?"."bisogna aggiustare il tiro su quel certo lavoro: forse ho preteso troppo. Mio dio, come ci sono rimasta male l'altro giorno quando ho constatato le difficoltà che hanno incontrato!". La notte, trascorsa di fronte a montagne di quaderni che ci guardano con i loro errori di sempre (giuro di sempre!), è affollata di minuscole e ronzanti domande, di volti che abbiamo imparato a conoscere nell' arco di giorni, mesi, anni.volti che sono diventati importanti come quelli dei nostri cari. Volti e pensieri, volti e sentimenti, volti e gioia, volti e sofferenze tenute nascoste addirittura alle famiglie per timore di "far del male" (così ci dicono le bambine e i bambini che non vogliono addolorare e pesare su famiglie che si trovano sempre di più in situazioni difficili). Le bambine e i bambini, le ragazze e i ragazzi senza accorgersene, con la loro vita, con i loro atteggiamenti che a molti non piacciono e che molti considerano negativamente, sono una provocazione che va colta e vissuta fino in fondo, io oserei dire, fino al sacrificio di se stessi, nel senso di rinuncia al proprio vecchio ego pieno di sé, alla propria "Cultura", al proprio vissuto! Resistere incaponendosi assegnando le stesse incombenze di studio, le stesse pagine, se pure illustrate magnificamente, incaponendosi a far scuola soltanto col proprio carisma, oppure presentando video, musiche, opere teatrali, ecc.non funziona più. E' un atteggiamento perdente: si legge ovunque di fallimenti anche nelle migliori situazioni scolastiche, con prof. di comprovata esperienza! Allora? I governi provano a risistemare la scuola ognuno a proprio modo: una materia in più qui, due in più là, una lingua straniera aggiunta alla solita, il computer, le "educazioni", qualche insegnante in meno qui, si tolgono ore la mattina, se ne aggiungono il pomeriggio per i laboratori, si disfa il vecchio glorioso tempo pieno, si eliminano i dispendiosi moduli, si gonfia di materie la scuola media, si offre la possibilità di uscire presto dall' istruzione e di dirottarsi verso la formazione.il tutto ammantato delle solite vecchie parole che ci dicono di Rispetto, di Persona, di Etica, di Pari dignità. E intanto la scuola con il suo carico umano naviga per i mari tempestosi della società mutata a dispetto dei progetti dei governi, una società incontrollata, se pur creata dai governi! Naviga carica di luce, non di tenebre come molti si ostinano a far credere: luci di soluzioni nuove, sperimentate nel quotidiano rapporto con la diversità dei giovani che ci stimolano a reagire, a correggere il tiro di vecchie teorie o di nuove teorie già vecchie prime di nascere! Le bambine e i bambini ci chiedono regolarità, severità verso noi stesse/i, passione, giustizia, comprensione per il loro tempo rosicchiato continuamente dalla vita degli adulti che li circondano, volontà nel condividere le loro difficoltà, capacità di tenuta, abbandono della rassegnazione di fronte alle innegabili loro difficoltà di espressione dei vissuti, cambiamento di strategie, abbandono della lezione tradizionale a favore della gestione di apprendimenti cooperativi e.fiducia. Fiducia, una paroletta tanto amata da tutti, ma tanto bistrattata e "perduta". Io spero che i giovani non leggano i giornali che parlano di loro, che parlano delle loro menti con tanta faciloneria e leggerezza definendole spappolate o quasi, definendole amorfe, disincantate e prive di interessi. Le uniche menti prive di interesse che io conosco sono quelle degli adulti che scelgono per noi semplici mortali il futuro, senza ascoltare le reali esigenze di cambiamento che vorremmo: il dono del tempo per crescere, per studiare insieme, per mettere mano al destino in modo autonomo, per costruire una scuola fatta da chi la vive e per chi la vive. La Riforma delle Riforme è dentro la scuola viva che si è scontrata da secoli con le difficoltà e le ha già superate. Ora ce la vogliono togliere con nuovi aggiustamenti che ci costeranno anni di vittorie e di rinunce, anni di ricerca e di sperimentazioni che avremmo volute riconosciute. Cosa si può fare? Raddoppiare la volontà di lavorare per le bambine e i bambini senza perdere un momento, senza cedere anche se la voglia è tanta quando si sente parlare di commissioni di studio bipartisan (si dice così?), ritagliarsi tutto lo spazio possibile per salvare il salvabile nelle scuole dell'infanzia e elementari, studiare ancora di più, se è possibile, per fronteggiare ancora una volta da sole/i il disagio in crescita sui versanti della dislessia, della disgrafia, della discalculia, ecc.Non avvilirsi di fronte alle dichiarazioni che rivelano il sospetto che le certificazioni dell'handicap siano state troppo "facili".! Addio al sogno di una Riforma per le giovani generazioni che desse loro il tempo per autonomamente costruirsi il sapere e originare creazioni divergenti.Addio, perché la mia generazione non avrà più il tempo di vedere il sogno realizzato: ci vuole tempo anche per questo e non ne abbiamo più. Allora resta la speranza di riuscire a stringersi fra colleghe e colleghi in un patto di aiuto reciproco dentro le scuole per ritagliarsi spazi di collaborazione, di lavoro in team nonostante "il maestro unico" di futura generazione. La solitudine nello studio, nel lavoro, nella lotta per la vita e per il futuro non piace a nessun uomo e a nessuna donna moderna: quello della lotta alla solitudine è il problema imperante: ce lo dicono i gruppi, i movimenti, i giovani con il loro desiderio di apprendere condividendo, con la loro voglia di ricercare insieme strade diverse. e invece cosa si fa? Si legifera per farci tornare indietro a una scuola in cui ognuno fa per sé! Vorrei, per concludere in bellezza e in purezza, copiare il testo (credetemi, così come è stato scritto, senza aggiungere e togliere una virgola!) di una bambina straniera proveniente da una zona di guerra del nostro pianeta che non parlava una parola di italiano fino a tre anni fa e che ora, grazie al lavoro cooperativo con i suoi compagni e le sue compagne, è riuscita a scrivere, autonomamente e a sorpresa (non aveva mai parlato prima della sua esperienza drammatica), quello che io considero uno dei più bei temi che ho avuto l'onore di leggere. Altro che menti "spappolate": i giovani sono lì pronti a stupirci, anche quelle/i più sfortunate/i come questa creatura di soli 10 anni che ha aperto il suo cuore alle/ai sue/suoi compagne/i e a me con fiducia illimitata. Eccolo in tutto il suo splendore!
P.S.
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