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PROBLEMI DI "CONVIVENZA"
Problemi di "convivenza" nelle scuole ce ne saranno sempre ed è giusto che sia così, perché il conflitto è stimolante e stimolatore di creatività, ma spiace accorgersi che non si possano trovare strade "nuove" per manifestare le motivazioni della protesta, queste sì (le motivazioni) mi sembrano unitarie per molte/i, lasciando da parte antichi storici rancori o appartenenze a diversi schieramenti politici. Ciò per giungere a breve termine a risultati minimali in grado di essere compresi dalle persone che si servono della scuola, senza conoscerla perché appartenenti ad altri mondi della vita sociale.
La vicenda dell'iniziativa dello sciopero solidale è una dimostrazione di quanto sia difficile riuscire a comunicare le ragioni di una tale scelta. Già è stato provato in altri settori e utilizzato, con valide argomentazioni, da una grande sigla sindacale confederale, ma non è stato divulgato e diffuso. Perché? Forse perché è una tipologia di sciopero (l' ho scoperto da poco: mi si scusi l'ignoranza) amata anche dalla parte cattolica della società? Forse perché in Giappone (anche ciò ho scoperto da poco) i risultati non sono stati apprezzabili?
Io penso piuttosto, ma forse sono soltanto mie illazioni, che la parte maschile che c'è in ognuna/o di noi ha sempre il sopravvento (senza aver portato, questa sì, apprezzabili risultati se non quello di aver accentuato le separazioni piuttosto che le condivisioni!); il far mostra di muscoli, aggredendo, separando, mentendo, etichettando, distruggendo e denigrando l' "avversario", è una modalità che viene ripescata appena qualcuna/o prova a ricondurre a riflessione comune, unità, condivisione, il mare di malessere che si avverte, nella scuola, di fronte alle terribili "novità" (tagli e altro) che provengono dal mondo della politica. Tipico della società "maschile" è anche il voler trovare sempre il "blasfemo" politico nei rapporti umani! Se sono di "sinistra sinistra", ma ho relazioni strettissime con esseri umani "cattolici cattolici" che condividono un mio percorso di vita e li stimo e li "amo" per quello che danno e sono, rischio di essere etichettata/o come reazionaria/o, destrosa/o, fascista, medioborghese o peggio!
Temo chi afferma di conoscere l'altra/o, le storie e la vita che l' hanno portata/o in una direzione o in un'altra! Ma ogni giorno ciò accade: qualcuno pensa dell'altra/o qualcosa che è molto lontano dall'essere!
Finché non ci renderemo conto che non paga allontanarci le une dagli altri, mettere steccati alle idee che nascono, alle proposte che circolano, che le posizioni di non ascolto uccidono i rapporti, li rendono sterili, li irrigidiscono, non ci sarà speranza né per il mondo cattolico, né per quello di sinistra, né per le persone in generale, in tutto il mondo, di tendere verso la pace (quella "piccola" e quella "grande")!
Non voglio far professione della mia fede politica, perché ritengo che la mia vita debba essere la professione di essa e nient'altro. Voglio con tutte le mie forze essere una me stessa in collaborazione-discussione- apertura verso l'altra/o che mi si avvicina in punta di piedi con il timore di ferirmi e di essere ferita/o: l' ho imparato insegnando, perché insegnare è più questo che altro! Allora, sapendo ciò, vivo e parlo finché mi sarà data la possibilità di farlo. E voglio farlo, tenendo presenti gli errori e le bellezze della storia umana, non senza ricordare, ma ricordando per non essere di nuovo nel vicolo cieco delle differenze senza intesa!
La vicenda dello sciopero solidale è soltanto l'ultima contingente, ma ognuna/o di noi ne avrà in mente milioni di simili per le quali ha ricevuto offese e colpi bassi: quella dei fazzoletti bianchi ne è un esempio vicino nel tempo!
Quando leggo notizie e articoli, cerco di non andare subito con gli occhi alla zona del nome dell'autore, cerco di farmene un' idea il più possibile ragionata e spassionata, poi vado a leggere chi l' ha scritto e l' "abbraccio" idealmente per tutte le cose che ci uniscono e trovo "amicizie lontane e vicine" e ringrazio di non essere sola e mi "consolo" pensando alla grandezza degli esseri umani, non di Dio, anche se vorrei che un Dio esistesse ad aiutarci per "riportare fratellanza", subito, senza la "fatica" umana. Tante volte vorrei trovare una Guida, ma questo non mi è dato. Quello che mi è dato è soltanto questo piccolo mondo di conoscenze, di persone compagne di viaggio che non si sono scelte, ma tutte con il diritto di essere "importanti", qualsiasi sia il loro grado di cultura, di istruzione, di sensibilità.senza offesa per nessuna/o!
Come possiamo dimenticare che la scuola è fatta da colleghe e colleghi di diversa fede, provenienza, capacità e soprattutto.forza (vogliamo d'imperio costringere tutte/i alla stessa forza nell'affrontare la quotidianità?!)?
Non è detto che le armi di lotta adottate in passato siano oggi valide come ieri: perché scandalizzarsene? Perché non trovare qualcosa di "diverso" che faccia capire all'esterno la voglia di portare a compimento riforme avviate, processi di insegnamento-apprendimento innovativi? Perché volere a tutti i costi che l'utenza capisca un solito vecchio linguaggio di contrapposizioni sterili? Perché "volere che gli altri vogliano ciò che vogliamo noi", parlando l'ormai incomprensibile linguaggio delle vecchie "categorie" politiche?
Umilmente, non so se una modalità d'azione sia più valida dell'altra sul piano della "verità" storica, ma credo che si debbano cercare modi per far emergere ciò che cova sotto la cenere di intere categorie di persone comuni che sono lontane mille miglia da un vecchio modo di far politica e sindacato. Lo sento, lo vedo, lo percepisco nei piccoli discorsi quotidiani che, come sempre, non vengono ascoltati dai grandi "esperti" di storia sindacale e politica.
Comunque sia, non credo che convenga, sul piano sociale, né ai singoli, né alla politica, né ai sindacati, "allontanare" i "diversi": "non uno di meno"!
Claudia Fanti (maestra elementare) Fo, 15 dicembre 2002
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