La questione dela sindrome del "nostro" burnout andrebbe esaminata da noi docenti con molto distacco e senza cadere nella trappola di crederci troppo ...non che non siano utili le indagini, le statistiche...viviamo nell'epoca dei sondaggi di cui ormai si tiene conto anche per andare a fare la spesa!
Tuttavia, io credo che il voler a tutti costi "studiare" e "tenere sotto controllo" le umane reazioni al cambiamento, cercando immediatamente risposte di tipo psicologico e magari anche farmacologico, sia un'esagerazione e un pericolo.
Pericolo perché si rischia di disperdere energie nella direzione dell'introspezione, quando sarebbe molto più liberatorio e costruttivo far esplodere i conflitti e affrontarli anche opponendosi ad alcune "novità" che, francamente, hanno soltanto messo in ombra il lavoro di classe, facendo sentire le/i docenti "brave/i"in classe come professionalità marginali, di poco conto.
Ho sentito dire, in un pubblico dibattito, da un personaggio piuttosto noto di cui non voglio e non ritengo utile fare il nome, che gli insegnanti che si occupano "solo" del loro insegnamento dovrebbero essere pagati part-time!
Così si assiste a una continua "umiliazione", di capacità, competenze didattiche e relazionali di tante/i insegnanti che avevano scelto il loro lavoro per stare con le/i ragazze/i, in favore di attività che, a volte o spesso, poco hanno a che fare con la ricerca didattica.
Non voglio essere fraintesa: considero importantissimo e di valore lo spendersi anche per la scuola in generale, ma credo che sarebbe veramente opportuno richiamare l'attenzione dei media, dei politici, dei sindacati, ecc...sul fatto che il lavoro con i ragazzi e con le ragazze è il perno della nostra professione, la quale, quando è svolta a pieno ritmo, con il giusto coinvolgimento in termini di ascolto, dedizione, attenzione ai livelli di apprendimento di ognuna/o, di preparazione costante delle attività, di aggiornamento didattico e culturale, dovrebbe consentire ben poco tempo per altro!
In questi ultimi anni si è sempre più assistito a un crescendo di affaticamento fisico e "interiore" di molte/i delle/degli insegnanti migliori che sono stati letteralmente "sfruttati" dall' "Autonomia", senza quasi rendersene conto. A volte,un'ora qua e un'ora là, queste/i stesse/i insegnanti hanno dovuto "lasciare"(per dedicarsi a compiti importanti, ma non all' insegnamento) le aule, affidandole alle/ai colleghe/i che si occupavano "solo"(!) delle proprie classi, e forse l'hanno fatto avvertendo un'ansia da abbandono delle alunne e degli alunni, mentre le colleghe e i colleghi si sentivano ridotti a badanti, "mugugnavano" e non si trovavano certo nella condizione ottimale per dedicarsi a stabilire buoni rapporti e relazioni valide per stimolare proficuamente gli apprendimenti!Questi ultimi insegnanti,poi, a loro volta, stanchi fisicamente e interiormente, si sono sentiti sminuiti, usati, sbattuti qua e là senza alcuna riconoscenza da parte dell'istituzione...
Tutto ciò è avvenuto e avviene senza ribellioni aperte, nel silenzio, nella paura di essere considerate/i fuori tempo, fuori moda, fuori dai giochi del CAMBIAMENTO!
In nome di un cambiamento ben strano, visto che, nella maggioranza delle realtà scolastiche, dovrebbe avvenire senza denaro, senza ambienti adatti, senza sostegno alcuno, senza strumenti, ecc...!
Sarebbe molto più opportuno cominciare a dire dei No grandi e grossi tutte/i insieme quando ci accorgiamo che siamo indotte/i a
togliere tempo a ciò in cui crediamo, a ciò per cui ci siamo formati e aggiornati, oppure quando qualcuno ci chiede di fare attività che riteniamo soltanto di facciata.
Io credo che non siano i carichi più gravosi, il doverci confrontare con gli altri, gli aggiornamenti, ecc...che portano le/gli insegnanti a uno stato continuo di sofferenza, ma l'imbecillità di una situazione abbastanza generalizzata che le/li vede il più delle volte dedicarsi a cose in cui realmente non credono fino in fondo per fare"bella figura" di fronte a richieste di continui "stravolgimenti" che nulla hanno a che fare con l'affrontare i bisogni, le esigenze di approfondimenti, lo stare insieme per trovare risposte alle grandi domande delle ragazze e dei ragazzi, lo scoprire insieme la bellezza del sapere, il superare difficoltà scolastiche e non...
La scuola è fatta di persone e le persone sono molto delicate, non c' è bisogno di essere psicologi per capire che se non valorizzo, non stimo, sottovaluto, costringo, tengo in soggezione continua, chiudo gli orecchi a qualsiasi domanda non prevista dal gioco del cambiamento...finirò con l' appiattire qualsiasi creatività, con l'allontanare più che con il trovare la solidarietà.
Mi sono sempre chiesta come si possano volere e ottenere dai docenti delle risposte nella direzione di una più attenta predisposizione all' ascolto, a un insegnamento meditato e riflessivo, quando li si butta esattamente nella direzione del fare di tutto tranne che insegnare, impegnandoli intellettualmente nella direzione della gestione (tra l'altro in una situazione frustrante di continue ristrettezze economiche!).
Claudia Fanti
12 gennaio 2003