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Devo subito riconoscere che la presentazione introduttiva del convegno (scritta nel pieghevole diffuso nelle scuole), a chi come me è semplice maestra di classe, ha dato una speranza, forse illusoria, di poter in qualche modo avere ancora uno spazio per esprimersi ed essere ascoltati.Sono accattivanti i richiami a Bertin e ad altri.sono incoraggianti i riferimenti a una pedagogia dell' "inattuale", a una scuola che non guardi soltanto "a un mero stare al passo con i tempi", che possa venir costruita da tutti quelli che la abitano. Vien subito da pensare a ciò che sta succedendo nel mondo reale.guerre.terrorismo.incomunicabilità fra etnie e posizioni diverse di fede.competizione senza limiti di riferimento.il denaro, il successo, la bellezza, la forza, l'astuzia. come valori in ascesa nei gusti e nelle scelte di possibili percorsi di vita. Da un'altra parte però si rafforzano i movimenti di giovani, di persone laiche e di chiesa, che non si lasciano condizionare e tengono la barra dritta verso un desiderato e auspicabile futuro in cui tutti ci si possa riconoscere e amare.volontariato laico e religioso.gruppi che si saldano sulla base di un'esigenza grande di fratellanza.a me piace dire.di "tenerezza" per il genere umano e per l'ambiente in cui vive, senza escludere neppure un filo d'erba."tenerezza" per la precaria condizione di vita quotidiana di tutti, stretti nella morsa del nostro destino umano che è sempre quello della morte, comunque noi siamo: infinitamente "piccoli" o "grandi" nel nostro ruolo sulla Terra. La scuola elementare è la scuola del recupero di questa "tenerezza" struggente per l'essere umano, non perché essa sia, come qualcuno la definisce a volte erroneamente, la scuola in cui i docenti fanno le mamme, bensì per quel suo sguardo che si è fatto attento negli anni in modo consapevole e studiato, un modo che è dipeso non più, come un tempo, soltanto dalle doti umane di un singolo insegnante, un modo raffinatissimo di amore per l'integrazione che vorrei definire totale. La totalità e la globalità, la solidarietà e la collaborazione, la capacità d'ascolto e l'autocritica, la conflittualità sempre presente e la tensione verso il superamento della stessa forse sono stati, insieme con un approccio umilissimo alla didattica e alla metodologia delle discipline, la ragione di indubbio successo dell'ordine di scuola elementare. La funzione docente è stata e per molte/i vorrebbe ancora essere nelle scuole elementari quella di un professionista che sa creare e ricreare, sa trovare strade diverse ogni giorno, senza dilettantismo, partendo dalle solide basi degli studi personali e degli aggiornamenti continui sostenuti. Parlare di tutor alle maestre e ai maestri può avere un senso soltanto se si riconosce a ognuna/o di loro il ruolo di tutorialità che hanno avuto per generazioni di bambine e bambini di ogni condizione sociale, di ogni estrazione, con problemi e disagi di ogni tipo.Le maestre e i maestri ogni giorno fanno i conti con la realtà di inserimenti (v. alunni stranieri e alunni in situazioni di disagio) in classi numerose, ma difficilmente si lamentano e si irrigidiscono in posizioni di "grande rifiuto". Anzi, si organizzano, si rivolgono, anche a spese proprie, a esperti e associazioni, studiano i problemi, li affrontano "modificandosi".Però lo fanno categoricamente insieme. Insieme e, soprattutto, alla pari. La scuola elementare ha dimostrato nella pratica che è possibile un volontariato di stato! La tenerezza per il mondo è la realtà della scuola elementare.essa, la tenerezza, non fa il paio con differenziazione, carriera, progettazione avulsa dal caso che si affronta nella quotidianità, burocrazia e produzione cartacea.Tenerezza è forza.forza di sostenere ciò che a volte sembra insostenibile perfino alle famiglie. I Collegi dei docenti sono già stati messi a dura prova da alcune direzioni "involute" intraprese con l'applicazione dell'Autonomia, già l'attenzione per la didattica e la relazione nel quotidiano hanno subito i contraccolpi di gestioni che a volte hanno teso verso la mania dei progetti e della propaganda di essi all'utenza, portando divisione e mugugni sotterranei.ora il rischio di divisione, di frammentazione si potrebbe fare più alto! In pericolo c'è tutta la rete di rapporti costruiti negli anni a fatica e a prezzo di una revisione totale del sé abituato a relazionarsi soltanto con se stesso. Fare riforme non tenendo conto delle caratteristiche degli esseri umani in un'azienda- non azienda che è fatta di esseri umani è come voler far funzionare un'industria di scarpe occupandosi del colore dei calzini. Infatti, noi maestre e maestri, all'inizio della nostra storia, dopo aver fatto i maestri unici, abbiamo dovuto aggiornarci sulla relazione, sui meccanismi che scattano quando si vede minacciata la propria individualità, abbiamo ingoiato in silenzio invidie e gelosie professionali, abbiamo cominciato a pensare al collega e alla collega come a qualcosa di importante per noi e per la nostra stessa personale professionalità e alla bambina e al bambino come a persone verso cui disporsi in compagnia di altri sguardi, come a persone da "salvare" insieme dall'inaridimento della dimensione individuale, nella convinzione che si esiste se esiste un legame sociale e su un'ambizione tanto grande abbiamo lavorato in tutti questi faticosissimi anni. Ora credo che a molte e a molti di noi importi veramente poco se in giro si dice che la nostra professione non ha ambizioni di carriera! Invece la nostra condizione di maestre e maestri è quella di chi ha avuto e ha ancora un briciolo di ambizione nel tessere relazioni sociali che consentano a tutti di apprendere e imparare per un futuro che unifichi e non separi. Non si può parlare di pace e solidarietà se anche all'interno dell'istituzione che dovrebbe educare ad alti valori citati ovunque, si vanno a creare, ancor più di quanto non sia già accaduto nel passato, i presupposti per la divisione professionale e per una visione "limitata" della bambina e del bambino. Non si dovrebbe dimenticare la mole di lavoro fatta nella direzione dell' abbattimento delle individualità, non si dovrebbe spingere la funzione docente verso percorsi di carriera, verso la differenziazione dei ruoli. Anzi, ciò che forse mancava al compimento della Riforma della scuola elementare era una maggiore attenzione al fare ricerca didattica e metodologica insieme sulle aree disciplinari intrecciate con le nuove sfide degli inserimenti di bambine e bambini stranieri, ancora occorreva lanciare un piano di risorse per affiancare i docenti nel loro complicatissimo mondo di relazioni. I soldi spesi per altro da ciò ci portano lontano dall'obiettivo dell'attenzione alla persona. Indubbiamente oggi più di ieri sarebbe necessario recuperare il valore della formazione in servizio e del lavoro d'aula. Inoltre, bisognerebbe tenere presente che il docente non ha armi per prendere decisioni relativamente alle situazioni di abbandono familiare di cui sovente si è testimoni e non può intervenire in alcun modo senza l'avallo della famiglia. La funzione docente è inesistente proprio per i casi a rischio dispersione che necessitano di un pronto intervento! Capita che interi consigli di classe vengano messi in ginocchio da famiglie in fuga dalle responsabilità verso il figlio minore e che non possano far nulla per intervenire in suo favore. Le leggi sono giustamente garantiste della libertà educativa delle famiglie, tuttavia sarebbe giusto ricordare anche i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza e prendere in considerazione l'ipotesi di un maggior peso dell'adulto docente negli interventi a favore di una tutela di tali diritti.
Claudia Fanti 28-29 Novembre 2003
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