(su anticipo scolastico)
2 febbraio 2003
Care/i colleghe/i e genitori interessate/i alla salute anche
interiore delle bambine e dei bambini, vi vorrei comunicare alcune
considerazioni sull'argomento "anticipo" previsto dalla Riforma e
dalla sperimentazione Moratti.
Io sono sempre stata contraria perché:
-si rischia di impedire alle/ai bambine/i l' attività di "gioco"
diretto alle conquiste di strategie linguistiche, spaziotemporali,
motorie e relazionali (la scuola elementare può farle e le fa,
ma
senza spazi adeguati e strumenti adatti all'età di cui si sta
parlando)fondamentali e irrinunciabili per una buona riuscita dei
futuri apprendimenti scolastici e sociali.
(Il problema va visto anche all'uscita dalle elementari verso la
scuola media: pure in questa scuola le bambine e i bambini
avrebbero
un anno in meno e si troverebbero in un "contenitore" dai tempi,
dai
programmi e dall'organizzazione già criticati in questa lista).
-Quando "in alto" si chiede di far uscire a 18 anni le persone
dalla
scuola, si deve però tener presente che quell'anno in meno ha un
peso
su tutto il percorso, perché non si possono "co-stringere" le
alunne
e gli alunni ad apprendere secondo i ritmi imposti dalla società
adulta, magari con sistemi di "botta e risposta", "input-output",
con
programmi accelerati e curricoli densi!
-La scuola rischierebbe di essere indotta a chiedere alla/al
bambina/o , ancor più di oggi, prestazioni dannose per la
realizzazione di veri apprendimenti consolidati, forzando la natura
e
i tempi di applicazione e concentrazione. Rischierebbe di essere
posta nella situazione di tener in poco conto la difficile e
delicata
costruzione della formazione delle abilità sociali e di
integrazione:
ci sarebbe probabilmente un ritorno anacronistico al puntare tutto
sul piano cognitivo e non su quello della cura delle emozioni.
-Genitori e insegnanti, forse, spingerebbero l'acceleratore sulla
lettoscrittura e sulla motricità fine a scapito dell'oralità che,
invece, andrebbe riscoperta come fonte inesauribile di spunti, su
cui
poi lavorare, ma soltanto in un secondo tempo nel momento della
fruizione del libro e della produzione scritta.
_Avrebbero il tempo le famiglie di "sostenere" eventuali momenti di
difficoltà delle/dei figlie/i poste/i di fronte a richieste di
prestazioni regolari e agli orari rigidi della scuola elementare e
media durante l'anno scolastico? Bisogna riflettere su ciò,
perchè
non è ininfluente alla buona riuscita di un percorso di
collaborazione con la scuola!
Un altro argomento che non mi trova d'accordo è quello della
libertà
di scelta delle famiglie: chi tra esse sarebbe così coraggiosa
da
differenziarsi dalle altre in una pacata riflessione di
opportunità
e "sensatezza"?! Qualcuna sicuramente, ma non credo che, nel
futuro,
tali famiglie avranno la forza di resistere sotto la spinta della
società che chiama e incalza al cambiamento senza esporre ed
esplicitare onestamente i rischi e le conseguenze di stravolgimenti
voluti dalla maniacale velocità dei ritmi adulti di vita e di
produzione!
Ricordiamoci poi che l'apprendimento è condizionato dalla
motivazione, dall'ambiente, dalla capacità di autostimarsi,
dalle
dinamiche relazionali(nelle classi)fra pari (non solo con gli
adulti): le/i docenti, di fronte a bambine e bambini di età
diversa
(anche alle medie, non va mai dimenticato)inserite/i nella stessa
classe, sarebbero in grado di gestire, senza angosce e "spinte",
persone, programmi, ambiente, strumenti, ecc...? Saprebbero
adottare
srategie per portare tutto in una situazione di armonico sviluppo
anche individualizzato (non dimentichiamo l'alto numero di alunni
per
classe!)?
Poi, ma non ultimo, sarebbero in grado le/i docenti di scuola
dell'infanzia e delle elementari di assorbire, psicologicamente e
professionalmente, l'ennesimo colpo inferto al loro "sapere"?
Saprebbero mantenere ancora la forte motivazione che ora le/li
spinge
a lavorare anche per vedere in qualche modo andare a compimento la
loro opera che ha stimolato processi? Non so, perchè tale opera
rischierebbe di non cogliere mai i frutti, proprio a 5 e a 11 anni:
due età di capacità rielaborative, di interiorizzazione e
sedimentazione degli apprendimenti di base.
L'argomento dell'anticipo mi sta molto a cuore, mi sembra di grande
importanza e non mi importa che in altri Paesi ci sia già la
possibilità di iscrivere prima dei 6 anni le bambine e i bambini:
ciò
non è garanzia di qualità e di rispetto dell'infanzia come del
resto
molte altre cose che avvengono all'estero!!
Claudia Fanti