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Ho riflettuto a lungo, posso dire per anni, in situazione.Ritengo che uno degli errori più grossolani sia stato quello di non vedere le diversità dei vari ordini di scuola: di cosa ha bisogno la scuola dell'infanzia? Di cosa quella elementare? Di cosa la media inferiore? E la media superiore? E l'università? Indubbiamente deve essere sembrato ai legislatori più semplice ed economico il far di tutta l'erba un fascio: l'Autonomia? Be' la diamo a tutti nello stesso modo? Le funzioni obiettivo? A tutte le scuole servono nello stesso modo!. I soldi no, quelli servono di più a certo tipo di secondarie! Le elementari possono far senza, tanto poi possono chiedere il denaro sottobanco ai genitori. Un moto di stizza mi viene improvviso, ma poi passa subito, perché tanto non c'è nulla da fare: si procede per bisogni indotti e non per quelli esplicitati da chi la scuola la fa lavorando giorno per giorno, centellinando ogni forza, ogni attimo, ogni insegnamento. Ormai dovrebbe essere chiaro che per riformare la scuola, per cambiarla, se mirassero seriamente al successo delle proposte, esperti, politici, saggi, sindacati dovrebbero mettersi in posizione di reale ascolto. Invece ogni giorno assistiamo, in molte situazioni, a piccoli aborti di Autonomia per i più svariati motivi, anche se non dovremmo permetterci più di perdere un attimo: di tempo in scempiaggini se ne è perso già tanto e, forse, è stata/o persa/o anche qualche "risorsa umana" sia fra le alunne e gli alunni, sia fra le/i docenti e magari anche fra dirigenti e operatori scolastici! Torniamo alle differenze fra gli ordini: la scuola elementare aveva bisogno di consolidare il lavoro di squadra alla pari, e sottolineo alla pari, ma a qualcuno (a chi?) dava fastidio che il miracolo della cooperazione fosse sul punto di sbocciare, così si è preferito far leva su quanto di più antipatico c'è nell'animo umano: il desiderio di brillare, anche se di poco, ma un po' di più di qualcun altro! Si è preferito far leva sul desiderio più vecchio che aleggia sempre nell'istituzione (e non aspetta altro che di essere stuzzicato!): lasciar prendere le decisioni a referenti e figure intermedie fra la dirigenza e la base. Come si è potuta chiedere questa involuzione a una scuola (quella elementare) che si era già svecchiata e aveva fatto tanto per scegliere strade condivise, discusse, per programmare e incontrarsi sul terreno di un continuo confronto (tutte/i nessuno escluso), in modo che la mano destra sapesse sempre, attimo per attimo, ciò che faceva la mano sinistra? Così, tutto quel tessuto di relazioni che si era pazientemente "tramato", nella convinzione che ogni "filo" valesse un patrimonio, in molte scuole, ha finito con lo smagliarsi: bisogna essere consapevoli e onestamente dirsi che il più delle volte avere qualcuno che pensa per noi è comodo, è rilassante, è, purtroppo, ancora una volta, come nel passato, deresponsabilizzante. Proprio questa consapevolezza avrebbe dovuto e dovrebbe spingere nella direzione di fare in modo, a colpi di leggi e relativi, giusti compensi economici, che tutte/i debbano assumersi la responsabiltà della ricerca, della gestione e non che qualcuna/o lavori per le/gli altre/i che tranquille/i si abbandonano al flusso di ciò che viene deciso nei gruppi ristretti (non bisogna adagiarsi su ciò che può sembrare comodo anche ai dirigenti per la gestione, perché alla fine si avrà di nuovo la scuola degli individui, non quella della crescita di tutte/i). Il modo che si è scelto è quello che non induce al cambiamento di tutte/i, bensì a diventare le fotocopie malriuscite di pochi che decidono sia i metodi, sia l'individuazione di obiettivi quotidiani, sia i contenuti delle attività. La scuola elementare rischia di alzare le spalle dicendo: "hanno voluto creare differenze che si stavano superando a fatica e con tanta dedizione? Amen! Faremo meno fatica! Dobbiamo vendere fumo all'utenza sull'importanza di cose in cui non crediamo? Amen, ci adegueremo! Ma ci si è resi conto che la scuola dell'infanzia ed elementare avevano smesso da secoli di procedere per verifiche, scrutini, giudizi schematici? Ci si è resi conto che la bellezza di queste due scuole era quel procedere cooperando, programmando, confrontandosi con le richieste del territorio, valutandole insieme, per poi decidere. Le scuole dei piccoli erano già quelle dell'incontro con il mondo esterno e i suoi problemi, ma lo erano.con quelle maestre, con quelle persone che, attimo dopo attimo, mediavano i messaggi della realtà, dopo averne parlato con le colleghe del team per quelle bambine e non per altre (le classi non sono tutte uguali). Poi, spesso, sono entrati gli esperti di quello e di quell'altro, a volte a fare cose, che per motivi di spazio e tempo, risultavano avulse dal contesto di qualche classe che aveva già preso sue direzioni autonome, oppure a fare attività che avrebbero potuto gestire tranquillamente le maestre stesse cooperando fra di loro. Si è assistito a sperpero di denaro in direzioni di esperti che non.Con le maestre che stavano lì a guardare, con la rabbia nelle mani, mani che avrebbero potuto fare di più e meglio, e la mente chiusa per non "soffrire". Si è persa di vista spesso la specificità di questo lavoro che è quella di non insegnare un'attività, ma di condurla, guidarla, viverla mentre si attua.con il lasciare responsabilità ad altri che non avevano idea di chi siano bambine e bambini.specialisti di sport che venivano in palestra e non avevano idea della conduzione di una classe e le maestre lì a guardare per non offendere chi li aveva proposti e chi stava lavorando con la presunzione di essere più esperto (è soltanto un esempio fra un milione!). Quello che invece si sarebbe dovuto e potuto fare era il puntare tutto sulla formazione delle nuove leve, spendere tutto lì, perché non è possibile che ci siano giovani maestri supplenti, i quali dicono che "ho ricevuto" "è un verbo di forma passiva perché il soggetto subisce l'azione di ricevere!" Poi, però, dimostrano grande disponibilità alla relazione e all' ascolto. Ma non è neppure possibile che ci siano giovani professori che dicono "io ti ho spiegato cento volte questa cosa, se non capisci sono fatti tuoi", mostrando un'assoluta ignoranza del come rapportarsi e del come affrontare le attività in modo da non escludere dalla comprensione le ragazze e i ragazzi! La formazione in servizio è un'altra assoluta necessità (formazione calata molto con l'Autonomia sempre affamata di soldi!). Fino a qualche anno fa ci aggiornavamo, decidendo all'inizio dell'anno su cosa "spenderci" e spendere di tasca nostra! e non guardavamo certo alle ore! Ora siamo lì a chiederci:"ma per quest'aggiornamento ci sono i soldi? Riusciamo a pagare l'esperto?" e finiamo con il non aggiornarci, sfinite dalle continue discussioni per il denaro. C'era veramente, per la scuola elementare, la necessità di uno stravolgimento gestionale e di sistema? Non sarebbe stato meglio, lasciarla condurre in un modo più "familiare", più vicino ai problemi delle bambine e dei bambini? E a cosa serve che siamo lì a rincorrere l'utenza proponendo cose che sappiamo assolutamente inutili in alcuni momenti dell'età evolutiva per competere con altre scuole autonome?! Forse per gli altri ordini di scuola, una gestione che si imponga, che faccia "uscire" dalle classi gente che non lo ha mai fatto, che metta in crisi la certezza che la modalità di approccio alle materie può essere cambiata.può essere utile. Anche se continuo a credere che sarebbe meglio spendere e puntare sul trasformare le scuole in centri di ricerca in cui tutte/i siano costretti a confrontarsi e a mostrare la propria produzione e i propri percorsi metodologici agli altri in un clima di scambio di idee, proposte, soluzioni. (forse ci sarebbero reali cambiamenti!).
Claudia Fanti 27 luglio 2003 |
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