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Cara Marisa, ti ringrazio per la tua sollecitazione a scrivere di didattica e metodo. Come sempre sei stimolante. Sulla lezione frontale ha detto molto A. F. Allora proverò a dire qualcosa sull' altra. Premetto, come sostengo sempre, che ognuna di noi, in base alle proprie esperienze di aggiornamento, studi personali, riflessioni sulla quotidianità vissuta e in atto, dovrebbe aggiustare il tiro e personalizzarlo. Vengo al dunque (difficile dunque! E' molto complicato rendere chiaramente una modalità di gestione a chi non vede, perché essa, a prima vista, può sembrare caotica anche a chi la vive). Dopo la lezione frontale di cui non dirò più nulla, organizzo le ore di in modo che le bambine e i bambini su un argomento a tema (qualunque: dalla grammatica, alla riflessione su un avvenimento, all'analisi di una poesia, di un testo qualsiasi, allo studio e via dicendo) possano accedere a dei semplici strumenti che metto loro a disposizione (libri, quaderni di regole grammaticali costruiti insieme negli anni, schede, immagini, testi d'autori.). Li divido a coppie o a piccoli gruppi con regole di conduzione e comportamento molto semplici e poco numerose stabilite all' inizio del percorso scolastico una volta per tutte. Alle regole, però, non si deve trasgredire mai (unica pena: una pausa di riflessione lavorando da soli agli stessi argomenti, ma finora non ce n'è stato mai bisogno e sono anni che lavoro così!). Regole per le bambine e i bambini: 1) si parla soltanto con le/i compagne/i di coppia o di gruppo, 2) non ci si rivolge per nessun motivo all'insegnante per chiedere aiuto, 3) non ci si rivolge alle/ai compagne/i di altre coppie o gruppi, 4) non si gioca e non si gironzola per l'aula, 5) la correzione del lavoro portato a termine deve essere condivisa e deve condurre a un unico risultato identico e frutto di un'assunzione di responsabilità da parte di tutti i membri del gruppo o della coppia, quindi nessuno può incolpare gli altri per un eventuale risultato scadente! Tale sistema sprona le bambine e i bambini a esplorare tutte le strade possibili per trovare soluzioni ottimali e per convincere l'altra/o della bontà delle proprie idee, quindi le/li induce ad argomentare su ciò che stanno facendo, a confrontarsi, a rendere espliciti all'altra/o i processi mentali che li portano a sostenere una posizione piuttosto che un'altra: è un tale lavorio mentale e relazionale che li avvicina al sapere in un modo concreto e facilmente rievocabile negli apprendimenti seguenti. Do loro un tempo molto elastico, in base all'attività: non mi lascio sconvolgere più di tanto se si sfora. Per diretta e comprovata esperienza su un ampio campione di bambine e bambini, quando sforano c'è un motivo, il quale, poi, viene sempre individuato da me e annotato per ritornare tempo dopo a ripercorrere certe attività che non hanno dato i risultati sperati. (Durante il lavoro, comunque, io osservo gli atteggiamenti, annoto, registro le difficoltà, i ragionamenti involuti e caotici, mi accorgo di quanto non è stato chiaramente compreso durante la lezione frontale.ho unicamente il ruolo dell'osservatore, che mi consentirà di aggiustare il tiro nelle lezioni successive, di puntualizzare, di tornare sui miei passi.di riprogrammare le attività, ma intanto ogni bambino scopre anche vie di soluzione autonome) Le coppie e i piccoli gruppi vengono formati da me e continuamente rinnovati nella composizione per dar modo a tutte/i di abituarsi a stili di approccio diverso all'affronto delle difficoltà e delle risoluzioni. Questo modo potrebbe sembrare un' imposizione, ma nella pratica è il più democratico che io conosca: non ci sono favoritismi, non si tratta di stare più volentieri con uno rispetto a un altro e nel lavoro non si può discutere tale regola. Ciò è molto importante anche ai fini di quella solidarietà e collaborazione che nessuno di noi può ritenere di dover ricercare soltanto nella cerchia degli amici! Le bambine e i bambini sono assolutamente consapevoli di ciò e nessuno di loro mi ha mai dato problemi nell'accettazione di un compagno. E' stata la regola delle regole a cui hanno saputo di non poter assolutamente trasgredire. Come si dice, patti chiari e amicizia lunga! D'altra parte il lavoro di indagine cooperativa è talmente stimolante che le bambine e i bambini vengono ampiamente ripagati di qualche rinuncia che hanno fatto sul piano delle personali predilezioni. Inoltre sanno che la turnazione è continua, quindi non temono l' irrigidimento dei rapporti. Dopo, definisco semplici e chiare consegne sull' attività che vanno ad affrontare e su ciò che devono produrre. Successivamente, lascio che le bambine e i bambini lavorino in assoluta libertà sia per la scelta delle modalità di distribuzione dei compiti nella coppia e nei gruppi, sia per la conduzione del lavoro. Alla fine si corregge il materiale prodotto, si riflette sulle difficoltà e si racconta il perché si sia scelta una strada piuttosto che un'altra. In una successiva lezione, le coppie o i gruppi auto organizzano una conferenza e possono relazionare alla classe sui percorsi fatti per raggiungere i risultati del proprio lavoro, possono aprire il dibattito, scambiarsi opinioni, porsi domande, ecc. Finora i risultati del lavoro a coppie e di piccolo gruppo hanno prodotto risultati veramente soddisfacenti sia sul piano dell'integrazione, sia su quello dell'autonomia, sia nel creare relazioni forti all'interno della classe. Inoltre direi che in parte è stato risolto anche il problema dei recuperi dopo le assenze per malattia o settimane bianche: le bambine e i bambini si attivano spontaneamente per aiutare i compagni rimasti "indietro" negli apprendimenti. Si tenga presente che l'insegnante, soprattutto nei moduli con un alto numero di alunne e alunni, solitamente, in caso di assenze prolungate degli stessi, magari scaglionate nel tempo, non sempre ha una disponibilità oraria che consente un tempestivo ed efficace intervento su ogni bambino. Così è la classe stessa che tiene autonomamente le fila delle situazioni, almeno nel primo momento del reinserimento. (E' comunque indispensabile che, per instaurare rapporti positivi di collaborazione, venga attivata tutta una serie di proposte didattiche già durante le lezioni frontali che vanno dalla libera circolazione di ipotesi quando si affrontano nuovi argomenti, al costante e continuativo uso delle attività teatrali e motorie, alla riflessione collettiva sulle esperienze e sui vissuti, all' invito a usare la metafora in ogni contesto comunicativo ( soprattutto nei più complessi), alla collaborazione fra docenti nel portare avanti programmazioni che partano sempre dai concreti bisogni cognitivi e relazionali delle bambine e dei bambini, alla lettura drammatizzata di libri in tema con le loro necessità culturali e conoscitive del momento in cui si vive l'esperienza scolastica.) Dopo la fase dei lavori di coppia e di gruppo sommariamente descritti, c'è quella degli individuali che danno ai bambini la misura di quanto appreso e consentono loro di accorgersi di eventuali difficoltà irrisolte, unicamente per ricominciare di nuovo a trovare e provare soluzioni in coppia e piccolo gruppo. Il tutto è condito da una valutazione assolutamente relazionale: mentre i fatti e le attività accadono si discute, si esprimono giudizi il più possibile costruttivi a cui le bambine e i bambini prestano molta attenzione in quanto sono momenti di scambio, di vera e propria conversazione. Non do giudizi schematici sui quaderni o sulle schede di valutazione (che ho alternative a quelle ministeriali per delibera del Collegio Docenti), nelle quali scrivo (d'accordo con le mie colleghe) valutazioni sottoforma di punti deboli e punti forti diretti a informare le famiglie: ciò mi è stato possibile grazie all'innovazione educativa, ma credo che non sarà più fattibile nel futuro, a causa della scomparsa (così mi dice la D. S) della possibilità di fare innovazione educativa. Finora, e sono anni e anni che porto avanti un tale sistema fin dalla prima elementare, è stato bellissimo constatare quanto le bambine e i bambini siano in grado di dare unicamente per la gioia di capire le cose e imparare! Non cambierei per nulla al mondo sistema, perché anche se questo si è rivelato doppiamente faticoso per la continua tensione a individuare ogni punto forte nella quotidianità di ogni alunno, anche quando sembravano non essercene, le mie colleghe e io abbiamo raggiunto un tale grado di "sensibilità" alle problematiche in divenire che ormai ci è impossibile non trovare dei punti di forza, anche i più nascosti: questo non è poca cosa in una scuola che tende sempre a puntare il dito su ciò che non va.Il motto della valutazione dovrebbe essere quello dell'offrire continuamente la fiducia e la stima a chiunque (questo dovrebbe valere anche nei confronti degli adulti!) per non indurre a reazioni di difesa e allontanamento. La valutazione è sicuramente il nodo da sbrogliare per camminare verso una scuola di qualità che sappia accogliere tutte e tutti, anche le/i meno competenti per recuperarle/i senza emarginazioni di alcun tipo. Rileggendomi non mi pare di aver saputo dire gran che, perché manca l'anima di ciò che vedo ogni santo giorno: quella del movimento, della fatica condivisa, mancano gli sguardi intenti, le fronti corrugate delle bambine e dei bambini impegnati a scoprire e a fare; non ci sono qui, nelle parole, le vere e proprie sudate che fanno per aiutare, spiegare, rievocare, leggere, informarsi, discutere e.alla fine decidere cosa fare e arrivare trionfanti o sconfitti, ma contenti di sé e della propria fatica, a mostrarmi i loro lavori. Comunque anche il mio contributo è solo un inizio di ciò che si potrebbe raccontare. Chiedendo scusa per non aver saputo rendere ed esprimere in maniera completa ciò che avrei voluto, saluto tutte e tutti.
venerdì 28 febbraio 2003
Claudia Fanti
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